giovedì 31 dicembre 2015

Caro anno nuovo...

Dovrò stare stringato a chiedere cose al nuovo anno, altrimenti quello non mi esaudisce: vorrei che il vandalo del campo grande che coltivo inciampi mentre mi sta versando l'acido di una batteria esausta sulla corteccia di un albero, e finisca contro la corteccia rugosa con la faccia, mentre la pesante batteria da autoarticolato gli scivolerà di mano... finendo con lo spigolo sul suo alluce infreddolito dal gelo montano, ma poiché sono tendenzialmente buono accetterò il destino avverso, quello che non mi sostiene mai, e il tremendo dolore che patirà durerà solo il tempo che impiegherà l'acido a corrodergli il piede (circa quattro giorni nei quali al campo non andrò per non avere sensi di colpa). Al quinto giorno mi recherò in Chiesa a confessarmi, dicendo al prete di avere avuto alcuni pensieri impuri, e credo in un paio di Ave Maria di ritornare a sperare nei piani alti, quelli aristocratici dove il buffet è scontato, del Paradiso. :D

Caro anno vecchio...

Stavolta hai rotto i coglioni assai, dunque ti meriti che tutti i guai che mi hai mandato ti corrano appresso, a te, ma non al tuo ultimo figlio, per morderti le palle come fanno le iene affamate al loro maschio Alfa, precocemente invecchiato e quindi inutile. Non festeggerò la tua fuga disordinata e scomposta, né l'arrivo del tuo nuovo figlio, ma di questo mio augurio farò una copia che incollerò sul suo culo per salutare il nuovo anno dopo che avrà dimostrato di essere stato il tuo degno erede. 

venerdì 25 dicembre 2015

Definizioni: Umanità...

Dalla mia wikipedia personale: Umanità: termine dalle innumerevoli valenze negative al punto che nessun umano ha mai creduto fosse opportuno dichiarare di esserlo sul proprio curriculum vitae...

Simile alle frane

L'uomo ha un'idea della bontà che è simile alle frane: accadono raramente, ma si fanno sentire... 

mercoledì 23 dicembre 2015

Dove abita Babbo Natale

Quella che sembrava una casuccia era piccola, quasi sperduta nella distesa dei pini che attorniavano Korvatunturi, chiazza bianca di case semisepolte nel bianco della Lapponia, ma sotto di lei si snodava, in cunicoli segreti, il più bel laboratorio di giocattoli del pianeta. Praticamente quasi tutti i folletti e i nani di quella sterminata foresta ci lavoravano senza sosta, giorno e notte, seguendo turni che solo gli elfi sapevano organizzare, loro che non dormivano mai e che frizzavano, con le fate, in giochi che ai nani parevano infantili, dai loro giudizi seri, come solo i nani sanno essere. In quel magnifico luogo il litigare non era bandito, ma si limitava ai dispetti che tutti facevano a tutti, tanto il "Principale" non c'era quasi mai a controllare, perché doveva riposare nel letto più nascosto di quel castello, messo al contrario, con le torri ficcate nel terreno caldo. Questo, però, non impediva che il suo russare allertasse e facesse quasi silenzioso ordine, nel formicolio di esserini che percorreva indaffarato quei corridoi, tempestati di pietre luccicanti che seguivano, col loro brillare, saltellanti folletti carichi di campanelline, pupazzi di peluches, bamboline e persino armi giocattolo. Ecco, le armi giocattolo erano una delle principali ragioni che motivavano gli scherzi tra i costruttori dei due reparti più impegnati dell'officina del gioco: le fatine che facevano le bambole e i gremlin che montavano le armi. Le fate mal sopportavano che, ai gremlin, fosse stato dato anche l'incarico di occuparsi della costruzione dei robot computerizzati, perché erano sempre state loro a costruire i sofisticati circuiti che facevano muovere le loro bambole più moderne. I gremlin, invece, gioivano soddisfatti, e quando le fatine andavano a giocare con gli elfi di luce, s'intrufolavano nei loro laboratori e infilavano misteriosi e malvagi circuiti elettronici nelle loro bambole che, così, diventavano cattivelle e vendicative. Le fate non è che stessero proprio lì solo a giocare, quella era solo la scusa per entrare di soppiatto nei laboratori dei gremlin, quando loro andavano a ubriacarsi, per mettere i circuiti elettronici delle loro ultime creazioni tecnologiche di bamboline elettroniche, nelle armi dei gremlin le quali, invece di sparare palline colorate che macchiavano di vernice... piangevano, chiamando la mamma e facendo la pipì addosso a chi, sorpreso, le impugnava.
Quell'anno il Natale tentò di cambiare il mondo, cambiando il modo di giocare dei bambini: le guerre somigliavano sempre più al gioco della mamma che va a fare la spesa col mitra, mentre bambole esplosive, invece che piangere... facevano piangere. 

— È la fine del mondo!— disse Babbo Natale, che ancora non sospettava di esserne il principale responsabile, alla moglie brontolona che gli stava spazzando la slitta mezza bruciacchiata dai colpi che alcuni bambini gli avevano sparato contro e lei, con un'occhiata disincantata che la sapeva lunga, lo squadrò nella sua tuta da lavoro, rossa e ridicola, e gli rispose di andarsi a cambiare e lavare che così faceva davvero schifo.

lunedì 21 dicembre 2015

L'esiguità della propria intelligenza

Chi crede al caso pensa che tutto abbia avuto origine casualmente, e in seguito abbia poi trovato casualmente un ordine nel quale eventi casuali si sono trasformati in cause, che hanno generato effetti i quali sono diventati cause di altri effetti. In mezzo a tutto questo, però, secondo costoro il caso ha continuato a rappresentare la ragione sufficiente d'essere di tutti gli avvenimenti dell'universo.
Dunque, sempre secondo costoro, una conseguenza del caso avrebbe superato la sua stessa causa e si sarebbe imposta a essa, dominando il caso che, però, insiste a disordinare il tutto il quale, a volte, si riordina da sé attraverso delle leggi.
Eppure è facile accorgersi come ogni causa sia necessariamente superiore agli effetti che genera, effetti che non sono in grado di modificare in alcun modo la propria causa, la quale è ragione d'essere dei propri effetti in una catena ininterrotta di cause e di effetti.
Nell'intero universo il caso esclude ogni possibile legge, così come anche una sola legge escluderebbe il caso.
Così è lecito dire che non sia un caso che chi individui nel caso le ragioni della propria intelligenza... si guadagni l'esiguità della propria intelligenza.

Non essere intelligenti

Chi crede sia il caso a essere la legge che governa il tutto non sa che il caso è la negazione di qualsiasi legge, e la sua ridottissima intelligenza non si accorge che, se si è posta il problema di quali leggi possano ordinare o disordinare la realtà, lo ha fatto in conseguenza della necessità di chiedersi quale sia la causa... in un universo di cause e di loro effetti. Il caso è l'assenza di princìpi, e dunque di cause e dei loro effetti, e il non arrivare a capirlo equivale a non essere intelligenti.

venerdì 18 dicembre 2015

L'intelligenza è...

L'intelligenza è il dono più grande che l'uomo abbia ricevuto, e la vita lo scenario nel quale essa colleziona figuracce.

venerdì 11 dicembre 2015

Incomunicabile

Scrivo da otto o nove anni, raccontini, butto giù pensieri, considerazioni su aspetti della realtà da chiarire, e frammenti della conoscenza metafisica alla quale ho immeritato accesso, ma lo faccio senza l'illusione che serva a qualcuno, perché so che comunicare le verità che si conoscono è, il più delle volte, inutile. Lo so dal tempo che ho iniziato a scrivere, dando seguito a un'inclinazione personale che mi ha accompagnato fin da bambino, e alla quale smisi di prestare attenzione appena abbandonata la scuola. Molti pensano io sia colto, ma non è così, perché la conoscenza della lingua è analoga alla musicalità interiore che fa cantare bene oppure male. È un dono innato, una sorta di vocazione che, prima o dopo, si presenta quasi fosse, ma non lo è, una necessità.
Si possono comunicare pensieri e valori, ma solo per dire che li si ha, non per trasmetterli ad altri i quali hanno tutto il diritto di essere autonomi nelle loro scelte di conoscenza e di vita.
È il Mistero che si riflette al centro di ogni essere che lo esige, perché esso è un Mistero senza limiti e inconoscibile; senza limiti significa libertà infinita che non può contraddirsi e che per questo ci lascia liberi, impedendoci di convincere altri che il nostro diritto alla libertà di conoscere sia superiore al loro.
Per questo è possibile trasmettere solo le falsità che saranno scoperte, ma non le verità certe la cui essenza è stata, è e resterà incomunicabile.

giovedì 10 dicembre 2015

Legge di natura

La natura stabilisce leggi adatte alla sopravvivenza dell'insieme, leggi che non sono discutibili sul piano morale e sentimentale che la natura non ha. Eppure l'uomo, con la sua possibilità di migliorare le cose, è parte della stessa natura, dunque essendone parte io scelgo di agire per eliminare, se posso, il pericolo di un male imminente.
La natura dispiega se stessa in un ventaglio di possibilità che stanno tra il meno naturale e il più naturale, e vicino al più c'è il petrolio quando sta negli alveoli che lo contengono sottoterra, ma vicino al meno sta lo stesso petrolio quando dalla stessa natura, o dall'uomo, è riversato in un prato.

Quando si è parte della natura, come l'essere umano è, si rende necessario il dover scegliere se stare vicino al suo meno o al suo più.

mercoledì 9 dicembre 2015

Capisco di stare meglio dal fatto che...

Capisco di stare meglio dal fatto che comincio a credere che le cose, per me, possano ancora peggiorare :D

Se ne vanno prima i migliori?

Spesso ci si chiede come mai le persone che si sanno essere malvagie non si ammalino facile, e pare che a loro vada tutto nel migliore dei modi, mentre sono molte le persone che rifiutano la cattiveria e che hanno guai uno dopo l'altro.
Dalla mia esperienza personale ho visto che a soffrire di più sono le persone che, pur essendo di animo buono, si piegano alle circostanze negative messe in atto dai malvagi, e lo fanno per viltà o, semplicemente, per stare tranquille.
A queste persone manca il coraggio necessario a mettere in atto la loro inclinazione al bene, dunque non sono protette dalle forze del bene e, naturalmente, non godono del sostegno delle forze del male.
È in questo modo che l'ordine delle cose imposto dai princìpi, che orientano tutto verso il bisogno di perfezione, lascia in balia degli eventi chi dovrà imparare a essere coraggioso.
Le persone maligne, invece, hanno il sostegno del male, e attraverso di esso aggirano le difficoltà per la loro fedeltà alle cattive intenzioni con cui il male cerca di oscurare l'amore e di negare la Verità di principio che ordina l’universo.
Il male, però, ha un unico pregio ed è quello di non poter portare a termine le proprie crudeli intenzioni, perché a differenza del bene che cerca la perfezione il male la rifiuta, non credendo in essa. Per questo le sacre scritture di tutti i popoli affermano che i demoni non abbiano accesso alla sfera dell'Intelligenza universale, che rappresenta la spiritualità della Trascendenza.
Il male è principe dell'immanenza, della forza bruta del peso che ama la sopraffazione del più debole e del diverso, del fuoco che brucia rifiutando la luce interiore che illumina la Via verso il sacrificio di sé.
Il male sacrifica gli altri, ed è per questo che esso abbandona coloro che gli sono stati fedeli servitori, e li lascia senza poterli più sostenere quando essi si trovano davanti all'ultimo bivio, quello che da una parte implica le possibilità di redenzione, e dall'altra quelle di dannazione.
È raro che chi ha servito il male a quel punto si penta, perché ancora non immagina di essere stato lasciato solo davanti all'Amore universale.
Non c'è un paradiso eterno e un inferno eterno, ma c'è lo stridore di denti e l’urlo interiore dato dal rammarico di aver rifiutato la natura del dono d'amore che chiamiamo esistenza, e di aver scelto l'ombra che la luce genera quando incontra l'ostacolo messo dal male.
Ho tralasciato di dire dei santi e delle persone che con coraggio hanno scelto l'impervio e difficile sentiero del bene, quello che comprende il sacrificio d'amore analogo a quello fatto dal Mistero assoluto, che per lasciarci liberi di scegliere ha dovuto aprire l'esistenza alle forze del male.
Per questo la lacrima è diventata il simbolo del dispiacere divino, che preferisce saperci liberi e infelici di questa nostra libertà incompresa, piuttosto che prigionieri di un'illusione imposta.
Non c'è una felicità che sia solo nostra senza che sia di tutti, e il mondo che la cerca la troverà solo dopo aver rinunciato alla propria per cercare di realizzare la felicità altrui.
Nessuno, per queste ragioni, è più dannato delle persone che si arricchiscono sulle infelicità degli altri, e per le stesse ragioni nessuno è più felice di chi ha scelto il sacrificio e la povertà per donare il proprio amore ai bisognosi di aiuto.

Lasciano anzitempo questa esistenza le persone migliori?
Nessuno può dirlo, ma di certo quelle peggiori... anche se vivranno a lungo staranno al mondo nel peggiore dei modi, quello gelido che si veste di un'apparente fortuna che deve nascondere le fetide esalazioni del male, che sogghigna nervoso per il suo non poter mai vincere definitivamente il Mistero di amore del quale l'intero universo è intessuto.

La prima cosa che ti fa dire l'intelligenza è...

La prima cosa che ti fa dire l'intelligenza è: "Io sono".
La seconda è: "Che cazzo ci faccio qui?".
La terza è: "Quale forza mi ci ha messo?".
La quarta è: "Che... avresti mica un euro da darmi?"
La quinta è: "Grazie lo stesso..."

La prima cosa che ti fa dire la stupidità è: "Io sono meglio di chiunque altro".
La seconda è: "Sono nato in Padania per migliorare il mondo".
La terza è: "Sono al mio servizio che è poi lo stesso che ha il Partito".
La quarta è: "Non ti darei un euro neanche se tu fossi Padano".
La quinta è: "Guadagnatelo rubando come faccio io...".

La prima cosa che ti fa dire l'ipocrisia è: "Io sono del Movimento 5 stelle"
La seconda è: "Non accetto compromessi perché voglio avere la maggioranza assoluta"
La terza è: "Dato che non ho la maggioranza assoluta mi sono alleato in Europa coi nazisti e i Leghisti"
La quarta è: "Se io avessi il potere l'euro non avresti bisogno di chiedermelo, perché te lo regalerei io aggratis"
La quinta è: "Votami la prossima volta"...

mercoledì 2 dicembre 2015

Con la bava alla bocca

Ci si accontenta di vivere alla ricerca della felicità che, quando arriva, svanisce in fretta come tutti gli stati d'animo non sostenuti dall'intelligenza. Poi ci si ammala e si bestemmia, accusando un Dio al quale non si crede di essere ingiusto perché non ha colpito, al posto nostro, il nostro vicino di casa che è più brutto di noi e meno intelligente. Chi sta male vede gli altri allo stesso modo in cui chi ha bucato una gomma sull'autostrada vede gli altri automobilisti come fossero esseri felici e spensierati... che non hanno bucato mai.
Si sa niente di come vada la vita dopo la morte, si sa poco anche della vita che si sta vivendo a fatica, ma nonostante questa scarsa conoscenza della realtà, e delle leggi che ne governano lo svolgimento, tutti si ergono a giudicare il Mistero che ci concede la libertà di scegliere chi essere e come esserlo, pronti a sentirci superiori all'Intelligenza universale che è causa della nostra individuale.
Siamo esseri piagnucolosi che hanno gli occhi iniettati di sangue colmo d'odio, e che fingono di essere buoni e altruisti dimenticando, in questa finzione, di risucchiare la bava che cola dalle nostre bocche desiderose di cibarsi della felicità altrui, che immaginiamo sia negata al nostro cuore.