È singolare che la pigrizia di uno che scrive storie, invece che allungarne pigramente l'azione, lo disponga ad accorciarla. Si potrebbe dire che l'indolenza di chi scrive sia rapidissima nel concedergli di esprimere i propri limiti.
venerdì 31 gennaio 2014
Ho battuto mio nonno
Fra tre mesi compirò sessantadue anni, quasi tre in più di mio nonno, che è morto alla fine dei suoi cinquantanove di cirrosi epatica, dovuta al fatto che è stato un alcolista. Io, invece, facendo tesoro della sua esperienza della quale ho visto il tragico epilogo, mi sono buttato sulle droghe psichedeliche e illegali, che tutti quelli che guadagnano sull'alcol dicono essere mortali, e sono ancora vivo alla faccia loro. Certo, ora sono venti anni che non fumo né faccio trip, ma pure mio nonno aveva smesso di bere da un bel po' prima di morire, solo che gli effetti disastrosi degli alcolici restano a condannarti per sempre, mentre quelli innocui degli allucinogeni non se ne vanno più, e rimangono a farti da cornice alla gioia data dal non doverli più usare per essere contenti.
Mano nella mano
Io e mia moglie siamo stati, uno per l'altra, un dono del Cielo. Un dono singolare, certo, perché tolti gli essenziali valori universali, che condividiamo senza eccezione, su quasi tutto il resto le nostre opinioni divergono, ma è da quegli importanti valori condivisi che tutto procede nel suo bisogno di complicarci la vita, ed è per questo che i nostri continui litigi hanno preso il sapore che ha il gioco dei bambini che a sera tornano, mano nella mano, sotto lo stesso tetto per riposare.
Non scambierei il mio oggi col migliore tra quelli che ho vissuto
Sono sempre stato un ribelle, e non ho mai accettato le banali convenzioni verso le quali ti piega una vita che ha in vista solo la propria sicurezza, e ora sono qui, insicuro più di quanto possa mai sognare di essere l'incertezza giovanile, con di fronte a me un universo di malanni che con tanta sollecitudine ho armato, nel mio burrascoso passato, eppure non scambierei quello presente col migliore dei giorni che ho vissuto, perché la sofferenza che provo oggi è data dall'essere consapevole, mentre quella che ha accompagnato la mia giovinezza è stata motivata dalla necessità di dover essere, oggi, consapevole.
Un errore non può essere perfetto
L'errore non raggiunge mai la perfezione a causa del fatto che, procedendo da presupposti errati, non li può modificare perché nessun effetto può cambiare la causa che l'ha generato.
Voltandosi indietro
Osservando il proprio passato sarebbe importante individuare, tra gli indefiniti rivoli del nostro aver agito, il corso principale del torrente dove quei rivoli sono confluiti, perché è quello che sfocerà nel mare del nostro destino. Un destino di acqua salata nel quale l'acqua dolce della nostra esistenza fatica a miscelarsi e a fondersi. C'è un'età, per l'uomo, nella quale è inevitabile tirare le somme della propria vita, un'età dove le giustificazioni che hanno costellato il nostro decidere contano poco, quando messe accanto al bene che avremmo potuto donare, a noi stessi e al mondo che ci ha accolto. Se c'è una relativa libertà di scegliere deve esserci, a contrastarla, un destino verso il quale questa libertà deve tendere, nell'inevitabile modo in cui il giorno cerca la notte, e a quella certa età si è tanto vicini alla notte da poterne percepire il gelo, o il tiepido calore, dell'abbraccio che sarà.
giovedì 30 gennaio 2014
Gli stadi della conoscenza universale
La conoscenza deve essere cercata costantemente, attraverso l'attenzione della propria intelligenza, in modo da essere pronti a farsi trovare dalla conoscenza e, se sarà il caso, riuscire anche a farsi accettare. La prima cosa che la conoscenza ti mostra sono i tuoi limiti intellettuali, la seconda sono le tue intenzioni spirituali, e la terza la tua debolezza interiore. Alla quarta ancora non sono arrivato...
Il ciclo perverso della "democrazia"...
A ben considerare l'umanità è interessata al miglioramento delle proprie comodità, e ad allungarsi la vita in modo da potersele godere indefinitamente. Per far questo è disposta a vivere in mezzo a una natura falsificata, modificata geneticamente con la scusa di riuscire a produrre una grande quantità di cibo per chi ha fame. In grande questa scusa è analoga a quella usata dai ricchi che si fanno votare dai poveri per governare la nazione, perché questi ricchi accampano il fatto di essere ricchi per le loro abilità nel creare ricchezza ed è facile, per loro, distribuirla a tutti. I poveri, quelli stupidi o malvagi, annaspano ai piedi delle parole di questi ricchi demoni poche briciole raccolte da terra, se le mettono in bocca e le succhiano. Non possono morderle, perché finirebbero subito e loro non possono permetterselo, perché devono sopravvivere per vendere ancora il loro prossimo voto.
mercoledì 29 gennaio 2014
Dentro alla Verità
La verità, poiché è aderente alla realtà essendo vera, è necessariamente più forte della menzogna, anche perché la precede. La verità è alla base di tutto ciò che è, mentre la falsità è ciò che le si oppone, ed è a essa conseguente. Ogni bugia è una "vera" bugia, dunque verità a propria volta che nega la finta verità acclamata dalla bugia, ma la nega in conseguenza della negazione operata prima dalla bugia, non perché vuole distruggere tutto ciò che è, ma perché vuole che sia attuato il fine della perfezione verso il quale tende l'esistenza. Chi conosce la verità dovrà essere molto forte per difenderla, più forte di coloro che celebrano il mentire, e dovrà imparare a sopportare tutte le grandi fatiche che sono richieste a chi ha deciso di stare dalla parte del bene comune, e di conseguenza anche dalla parte del proprio.
martedì 28 gennaio 2014
Dal peggio al meglio
La cosa peggiore che può capitare, a chi volesse avere amici, è quella di essere una persona intelligente. Poiché la vera intelligenza inclina alla generosità, quest'ultima è la seconda cosa peggiore che, sommata alla prima, genera la cosa migliore che chi non ha amici avrà: la facilità di incontrare un amore che sarà anche una splendida amicizia.
lunedì 27 gennaio 2014
Accetto il mio dolore
Accetto il mio dolore perché se lo provo significa che devo imparare qualcosa che il soffrire sta dicendo a delle orecchie sorde. Lo so bene che la vita mi parla in quel modo così difficile da capire, e utilizza la sofferenza perché passi meno tempo per essere chiara in ciò che sta comunicando. Non potrebbe parlare esplicitamente delle cose che non vogliamo ascoltare, perché non le daremmo retta nemmeno se scendesse dal cielo un angelo a dircele. Così ci mette in mezzo a situazioni che, secondo noi, dovrebbero capitare solo agli altri, perché noi non ce le meritiamo. La vita non è cattiva, ma è giusta nel suo apparire tanto ingiusta. Io questo lo so, per questa ragione accetto il mio dolore come fosse dovuto, ma mi è difficile trovare una soluzione al dover soffrire, così ogni tanto penso alla morte come fosse una liberazione. Liberazione… Può darla la morte? Può cancellare le ragioni della nostra imperfezione, della nostra debolezza interiore? Può parlarci facendoci capire quello che non abbiamo potuto o voluto comprendere in vita? O non sarebbe, piuttosto, un precipitare da una scala mobile sopra un'altra scala mobile, in una continua ascesa o discesa nelle quali si incrociano altri sguardi disperati come è il nostro?
venerdì 24 gennaio 2014
Non si sfugge
Non si sfugge alla fatica del vivere nemmeno quando si è aderenti al rispetto dei princìpi sui quali la vita si svolge e avvolge. L'esistenza, e la verità che la riguarda, è compassionevole o crudele in dipendenza di ragioni che sono quasi impossibili da individuare, ma si può essere certi che queste ragioni ci sono, perché tutto ha una propria causa per essere. Imperscrutabili sono le vie seguite dalla vita per far comprendere all'uomo che esiste un senso, da ricercare e trovare, che dovrà guidare i suoi passi e le sue decisioni, senso orientato alla perfezione. Nessuno si salva dalla fatica data dal vivere, perché le difficoltà incontrate saranno sempre proporzionate a ciò che si è e a quello che si vorrebbe diventare. Nessuno soffre più di coloro che sono sull'impervia via della santità, ma nessuno soffre peggio di chi si trova a strisciare sulla strada spianata dal male.
Il Web
Il Web è il luogo d'elezione dove il litigio tra persone che non si conoscono raggiunge la sua massima espressione d'essere, e anche quando si conoscono le cose non vanno poi tanto meglio. Si sta lì, seduti davanti a un computer, e si mettono in mostra le proprie doti, sia quelle date dall'intelligenza che le altre, molto più pesanti, quelle della stupidità e, spesso, anche della cattiveria. La rete cattura molta gente viscida, come solo le anguille sanno essere, e come queste ultime sfuggono alla presa delle mani che vorrebbero stringerle... questa gente si arrampica sui vetri della mancanza di argomenti, nel tentativo di difendere idee che hanno copiato da altre persone le quali, a loro volta, le hanno prese da altri ancora in una catena ininterrotta, che termina al suo inizio, dove a pensare c'era un deficiente.
Pochissime sono le persone in grado di fare un discorso di principio che sia compiuto e sensato, e queste poche sono costrette ad arrendersi sconsolate, di fronte all'imbecillità generale di individui che si sentono intelligenti solo perché sanno usare un computer... per navigare nel mare di ciò che non capiscono. Io credo che questo tipo di comunicazione serva solo a far passare il tempo, facendo sentire meno soli tutti coloro che sarebbe un bene che stessero da soli.
Eccezionalmente, sul Web si incontrano anche persone dotate della sensibilità data dall'essere intelligenti, e quelle rare volte che ciò accade stormi di mosche si sollevano dalle loro larve, depositate nei cadaveri dell'ipocrisia, e prendono a volare perché sono infastidite dalla novità.
Pochissime sono le persone in grado di fare un discorso di principio che sia compiuto e sensato, e queste poche sono costrette ad arrendersi sconsolate, di fronte all'imbecillità generale di individui che si sentono intelligenti solo perché sanno usare un computer... per navigare nel mare di ciò che non capiscono. Io credo che questo tipo di comunicazione serva solo a far passare il tempo, facendo sentire meno soli tutti coloro che sarebbe un bene che stessero da soli.
Eccezionalmente, sul Web si incontrano anche persone dotate della sensibilità data dall'essere intelligenti, e quelle rare volte che ciò accade stormi di mosche si sollevano dalle loro larve, depositate nei cadaveri dell'ipocrisia, e prendono a volare perché sono infastidite dalla novità.
giovedì 23 gennaio 2014
Vedersi belli
Nessuno si vede bello o bella, perché una legge naturale tesa alla perfezione impone che l'attenzione di ognuno si focalizzi sui propri difetti, che hanno il dominio sui pregi, e questo accade sempre a meno che, oltre che belli, si sia anche stupidi...
Come pulci
Come foglie che disegnano il vento
il mio viver racconta il Mistero
che è nascosto nel greve tormento
di esser ciechi alla vista del vero
Come pulci su piastra che scotta
non si ha tempo per esser sinceri
ci s'illude d'esser pronti alla lotta
contro noi stessi così uguali a ieri
Agli eroi che ce l'hanno fatta
chiedo solo quale sia il segreto
del loro aver trasformato disfatta
nel far del male un divieto
Forse però a guardar bene
già conosco cosa occorra fare
è necessario trasformare le pene
sacrificandosi per poter amare
il mio viver racconta il Mistero
che è nascosto nel greve tormento
di esser ciechi alla vista del vero
Come pulci su piastra che scotta
non si ha tempo per esser sinceri
ci s'illude d'esser pronti alla lotta
contro noi stessi così uguali a ieri
Agli eroi che ce l'hanno fatta
chiedo solo quale sia il segreto
del loro aver trasformato disfatta
nel far del male un divieto
Forse però a guardar bene
già conosco cosa occorra fare
è necessario trasformare le pene
sacrificandosi per poter amare
Al di sopra del dubbio
Credo che le inclinazioni individuali si mostrino, fin da bambini, in ciò che attrae di più l'attenzione della nostra intelligenza. Lo credo perché a cinque anni mi chiedevo, guardando il cielo stellato, il perché di tutto questo. Ero preso dal bisogno di indagare le ragioni dell'esistenza, e quella necessità mi ha accompagnato fino all'averle comprese, ma a quel tempo non mi sfiorava lontanamente il dubbio che, una volta capite, avrei dovuto applicare alla mia vita il risultato di quella comprensione.
È questa la parte più difficile: vivere in aderenza alla verità che si è conosciuta al di sopra del dubbio.
Ottavo giorno di digiuno
Al mio ottavo giorno di digiuno tutto procede nel migliore dei modi, e si inizia a vedere un evidente beneficio: la vista è migliorata, si è più lucidi mentalmente, ci si trova all'esterno della consuetudine e si affila il carattere, resistendo al desiderio congenito di cibo che è di natura mentale, ma non più scatenato dalla fame che dopo pochi giorni è completamente assente. È una sfida con se stessi che aggiunge forza alla propria determinazione; credo sia per questa ragione che si soffra meno a ogni nuovo digiuno fatto. Inoltre, l'organismo pare aver memorizzato i passati digiuni facendone tesoro, così da essere già predisposto alle nuove condizioni in cui si viene a trovare quando il cibo è assente. Sono depositate, negli ospedali americani ed europei, più di 250.000 cartelle cliniche che attestano incredibili guarigioni dalle più diverse patologie, soprattutto quelle cancerogene, attraverso il digiuno prolungato a 42 giorni, ai quali devono essere sommati altri quindici di reintegro alimentare, fatto attraverso l'assunzione del succo di qualche arancia durante il giorno. Naturalmente non è il digiuno in sé che guarisce, ma è l'intelligenza organica che quando è lasciata libera di agire dal digiunare attiva la sua capacità di recupero degli equilibri perduti, non più ostacolata dalle tossine che accompagnano il cibarsi, né dall'impegno energetico richiesto dai processi digestivi e assimilatori, e finalmente in grado di essere al meglio delle proprie capacità di auto guarigione.
mercoledì 22 gennaio 2014
Uno scrittore perfetto dovrebbe...
Uno scrittore perfetto dovrebbe riuscire a non ridurre la verità di ciò che espone, in modo che il lettore sia in grado di comprenderla senza dover elevare la propria intelligenza al grado in cui sarebbe necessario che questa fosse... per capire quel tipo di verità (sto scherzando, in realtà uno scrittore perfetto avrebbe l'obbligo, prima di ogni altra cosa, di aver compreso lui stesso la verità che vorrebbe illustrare)...
martedì 21 gennaio 2014
Cambio di prospettiva
Da bambini si è immersi in una selva di perché ai quali dover dare risposte, e appena si entra nella pubertà si ha la sensazione che di risposte ce ne sia una soltanto, racchiusa nella sessualità da soddisfare. Da adulti si entra nella vita con la voglia di esaudire il proprio desiderio di vivere, ma quando le rughe avvertono della sconfitta si cambia prospettiva, nel bisogno di considerare la propria esistenza non più, com’è stato in passato, partendo dalle proprie necessità. La vita la si vede per quello che essa è stata, e per i valori che sono stati riconosciuti importanti più della vita stessa, tanto essenziali che il non averne rispettato le indicazioni ha incollato il futuro all’incertezza della falsità. Quando l’esistenza di un uomo è così considerata, i problemi avuti perdono di consistenza allo stesso modo dei ricordi dimenticati, e conta solo il modo nel quale si è riusciti a sfuggire dalla morsa della paura. Ci si guarda dentro perché fuori restano solo i segni della fatica che è già stata conosciuta, e dentro una voce sola tace, quella alla quale si è dato poco ascolto. Quella stessa voce forse parlerà con la nostra morte e forse no, ma non è lei a doverci preoccupare. A farci soffrire ancora saranno le incisioni che il nostro egoismo ha scolpito sulla lapide della nostra storia. Una storia che ha sfiorato, toccato e investito il nostro destino, ma anche quello altrui.
giovedì 16 gennaio 2014
Una considerazione sul voler essere affascinanti
Più una donna si dà da fare per piacere agli uomini, e più gli uomini che riuscirà ad attrarre saranno degli stronzi, perché sono questi ultimi a lasciarsi affascinare dalle sofisticazioni. Gli altri, quelli sensibili perché intelligenti, la guarderanno compatendo il suo atteggiamento.
Bisticci immotivati
A volte litigo con me stesso, ma poi do del bugiardo alla parte di me che mi ha dato del bugiardo e ritorniamo amici perché la pensiamo allo stesso modo...
Come mi sono innamorato di mia moglie
Quel giorno ero proprio stonato, avevo fumato canne per tutta la mattinata e stavo stravaccato a smaltire la stravoltura sulla riva sassosa e scomoda dell'Idroscalo, quando davanti ai miei occhi assonnati si fermarono due gambe delicate, che proseguivano verso il resto del corpo che riuscivano a sostenere con una grazia estrema, come se fossero state pensate per quel compito, e non per fare sesso con me. Me ne innamorai subito, e mi si fissò nella testa l'idea che quella ragazza fosse proprio la donna della mia vita che, sia chiaro, non stavo affatto aspettando. Ai primi di novembre di quest'anno saranno trascorsi quaranta anni di coesistenza felice vissuta insieme, e c'è ancora qualcuno che pensa che essersi fatte le canne da giovani rovini la vita...
Somiglianze
Il nostro passato somiglia al ricordo di un sogno, che ci è stato raccontato da una parte di noi che conosciamo troppo poco per poterle chiedere di spiegarsi meglio.
Supercazzole?
Sono sempre stato uno dai pensieri complicati, e in fondo molti non mi hanno ammazzato solo perché non capivano cosa stavo dicendo loro. Un pensare complicato non significa sia intelligente né stupido, ma è solo un modo arzigogolato per dire qualcosa che chi è più intelligente riesce a illustrare con un colpo di tosse al momento giusto. Quando esprimo una teoria che ho elaborato con fatica... la maggior parte delle persone crede che le stia prendendo in giro con una supercazzola inventata al momento, ma se sparo una cazzata, buttandola lì a casaccio, si sforzano di capire il senso di quello che ho detto. Così quella che io chiamo "Incomunicabilità" gli altri la definiscono stronzaggine. È per questo che quando un editore mi contattò, per propormi una pubblicazione, gli chiesi se stesse cercando qualcuno che potesse giustificare il suo imminente fallimento.
I test di valutazione del Quoziente Intellettivo
Ci sono tanti modi di essere intelligenti quante sono le persone che sono intelligenti, e ognuno di questi modi ha inclinazioni, gradazioni e sfumature, che sono adatte all'individuo al quale appartengono. Delle persone poco intelligenti chiamati Psicologi hanno fatto una media tra le differenze che ci sono tra le persone, e hanno stilato delle schede per misurare il quoziente intellettivo della gente, il famigerato Q.I.
Naturalmente ogni media è implicitamente mediocre, così ne deriva che quando il test darà, come risultato, un alto quoziente intellettivo, quest'ultimo rientrerà nella mediocrità di un'analisi eseguita da persone mediocri che non possono essere in grado di valutare chi è più intelligente di loro.
Primo giorno di digiuno
Oggi è il primo giorno di un nuovo digiuno, fatto a scopo terapeutico e depurativo. Consiste nel non assumere cibo in nessuna forma, e bere acqua e tisane non addolcite per aiutare gli organi nel compito di liberare l'organismo dalle tossine che il cibarsi accumula, anche quando è stata un'assunzione di soli vegetali coltivati da me. Farò una breve cronaca giornaliera perché alcune persone potrebbero essere interessate all'andamento e alle difficoltà inerenti a questo particolare modo di curarsi, che ha per fine quello di lasciare liberi di agire i meccanismi di auto guarigione impliciti all'intelligenza organica dell'organismo.
Al digiuno sarà associato il succo di aloe vera, nella misura del bicchierino che copre il tappo della bottiglia che lo contiene, e per i primi giorni il succo di tre piccole arance ripartito nell'arco della giornata, che ha la funzione di ammorbidire l'impatto, piuttosto fastidioso nelle prime giornate, che ha la privazione di cibo con il vecchio equilibrio al quale era abituato l'organismo.
Per chi desiderasse saperne di più lascio il link al libro di Herbert Shelton, scaricabile gratuitamente: http://ebookbrowse.com/herbert-m-shelton-il-digiuno-puo-salvarvi-la-vita-pdf-d100973494
Al digiuno sarà associato il succo di aloe vera, nella misura del bicchierino che copre il tappo della bottiglia che lo contiene, e per i primi giorni il succo di tre piccole arance ripartito nell'arco della giornata, che ha la funzione di ammorbidire l'impatto, piuttosto fastidioso nelle prime giornate, che ha la privazione di cibo con il vecchio equilibrio al quale era abituato l'organismo.
Per chi desiderasse saperne di più lascio il link al libro di Herbert Shelton, scaricabile gratuitamente: http://ebookbrowse.com/herbert-m-shelton-il-digiuno-puo-salvarvi-la-vita-pdf-d100973494
Il calore della consuetudine
Come una calda coltre priva di buchi protegge chi le sta sotto dai rigori dell'ambiente esterno, così la consuetudine ripara, tranquillizzando, chi vive il proprio calmo sonnecchiare senza chiedersi altro. La stessa realtà che ci dona l'abitudine al consueto ogni tanto si ricorda che l'abitudine addormenta, insieme alla paura dell'ignoto, anche la coscienza del vero scopo che ha il vivere: conoscere per capire ciò che si è conosciuto. Così, questa stessa realtà, strappa la coperta che ci ha dato, o la tira di lato, in modo da svegliarci per consentirci di guardare cosa accade attorno alla nostra pigrizia, mettendo alla prova quello che siamo e quanto valga quello che, fino a quel momento, abbiamo conosciuto, o ignorato...
mercoledì 15 gennaio 2014
Tra le mie poche certezze...
So per certo che le persone che hanno una vita troppo facile soffrono, per la mancanza di una sofferenza che darebbe loro la certezza di quanto si vale, che manca quando tutto va bene... e nonostante quasi tutto vada loro al meglio... soffrono senza che questa unica sofferenza rimasta possa aiutarle. L'ordine naturale delle cose è veramente crudele nel suo amarci alla follia...
martedì 14 gennaio 2014
Una persona colta
La scienza espressa dall'umanità è singolarmente piena di contraddizioni: da un lato afferma che l'universo ha avuto origine da un fenomeno che chiama Big Bang, la grande esplosione cosmica che espande se stessa, dal centro alla periferia, indefinitamente, col risultato di ingigantirsi di continuo, ma non potendo dire da dove questo ingigantirsi preleva la materia necessaria all'espansione, si accontenta di affermare che all'inizio l'universo era un sfera di materia talmente concentrata e spessa da contenere in sé l'universo che conosciamo oggi e, insieme a questo, pure quello infinitamente più grande che non conosceremo domani. Dall'altro lato, al contrario, giura che nell'universo nulla si crea e nulla si distrugge, e lo definisce il "Principio di conservazione dell'energia". Quando ero uno studente - ero uno di quegli asini che si scelgono un banco che sia il più lontano possibile dalla cattedra del professore - feci notare questa grave incongruenza al prof. di fisica, che non seppe rispondere e da quel giorno mi odiò con tutto se stesso, includendo in quel se stesso persino la scrivania. Sottolineai la questione presentandola pure al Monsignore, insegnante di religione, che era il Preside di quell'Istituto. Quest'ultimo non mi odiò, perché già mi detestava per altri motivi legati alla mia condotta, e mi disse che il Big Bang era un'ipotesi certamente contraddittoria, quando confrontata con la certezza che dà l'antico testamento contenuto nella Bibbia, condiviso dalle tre principali religioni monoteiste, quella ebraica, l'altra cristiana e, infine l'ultima, la musulmana, le quali differiscono tra loro solo nello stabilire il giorno nel quale Dio si riposò dopo aver creato l'Universo: il sabato per gli ebrei, la domenica per i cristiani e il venerdì per i musulmani.
Quando, più tardi e per altre ragioni fui espulso dalla scuola, me ne andai senza fare ricorso, e non capii l'incazzatura dei miei genitori che mi accusavano di aver perso la preziosa opportunità di poter essere, in un lontano futuro, una persona colta.
Le fotografie
Le foto, anche quando sono allegre, hanno qualcosa di lugubre nel loro aver fissato l'attimo, congelandolo. Hanno il potere di catturare le anime mostrando il loro lato morto, nel momento in cui quelle anime stavano urlando, nella consapevolezza di essere imprigionate per sempre. Un "per sempre" che sta solo all'inferno o in paradiso. Un "per sempre" necessariamente indica al di fuori del tempo, dove neppure i denti stridono più, e il terrore anela di poter ritornare la paura che è stato un tempo che fu.
lunedì 13 gennaio 2014
La bellezza della diversità
I colori non invidiano gli altri colori perché sanno di essere tutti necessari alla bellezza della diversità.
Certezze relative e disillusioni
Chi potrebbe dire di aver imparato più dalle proprie certezze che dalle disillusioni avute? Nel primo caso la conoscenza acquisita sarebbe quella che si è sempre avuta, mentre nel secondo sarebbe migliorata, facendo capire che se la disillusione ricorre spesso nell'esistenza di ognuno... lo è per il bene di tutti. C'è solo una Certezza che non può essere migliorata, ed è la Certezza assoluta che si ha quando si conoscono in modo assoluto i princìpi che sono norma per l'esistenza, perché all'esistenza sono superiori.
Equilibrio generale e disequilibri particolari
Il fatto di avere una vita relativamente breve convince moltitudini di individui, che vivono facendo del male a sé e al prossimo, di poter tenere lontana la giustizia naturale, quella che tende a riequilibrare le armonie spezzate, perché sarebbe impossibile che l'ordine al quale le cause e i loro effetti obbediscono faccia in tempo a risolvere tutte le questioni in sospeso da sistemare. Avrebbero ragione se si fosse certi che dopo la morte tutto si esaurirà in un applauso ai furbi, ma di quanto accadrà dopo il trapasso nessuno può dire di avere certezze, e questo ignorare consola le vittime inquietando i malvagi.
Per poter avere un'idea più precisa di quanto potrebbe accadere occorrerebbe conoscere quale sia la finalità dell'esistenza. Chiunque non faticherà a notare che l'esistenza è formata da cose imperfette le quali, coesistendo, formano un equilibrio generale attraverso il quale l'esistenza può continuare a sussistere, trovando in esso le basi per poter replicare le condizioni adatte al proseguire dell'esistenza.
Il fatto che sia merito di un equilibrio generale che i disequilibri parziali possano avere un futuro, indica che l'equilibrio armonico, anche quando è formato dalla somma di disarmonie parziali, costituisce una realtà che è di un livello superiore a quello nel quale si trovano a essere i disequilibri particolari che lo compongono. Da questo si può dedurre che il fine del disequilibrio sia nel migliorare la propria condizione, così da potersi avvicinare all'equilibrio che gli serve per assicurarsi un futuro. Ne deriva che la perfezione è superiore all'imperfezione. Se le realtà imperfette devono cercare di perfezionarsi… significa che qualsiasi possa essere il modo che la possibilità concede loro, questo modo dovrà contemplare una redenzione, un aggiustamento che guarirà un difetto. Ecco perché, pur ignorando quali possano essere i futuri modi che avremo a disposizione per perfezionare il nostro stato esistenziale, dobbiamo ammettere che non potremo evitare di faticare e soffrire per essere meglio di quello che attualmente siamo. L'esistenza non è un bagno penale, rigido e gelido, che ha come obiettivo il mortificare gli esseri per ridurli a dei soprammobili, perfetti nel loro desolato cimitero interiore di lucida porcellana, ma è un dispiegarsi della Possibilità universale che agli esseri appare come crudele, allo stesso modo di quanto sembra una mamma al proprio bambino capriccioso.
Per poter avere un'idea più precisa di quanto potrebbe accadere occorrerebbe conoscere quale sia la finalità dell'esistenza. Chiunque non faticherà a notare che l'esistenza è formata da cose imperfette le quali, coesistendo, formano un equilibrio generale attraverso il quale l'esistenza può continuare a sussistere, trovando in esso le basi per poter replicare le condizioni adatte al proseguire dell'esistenza.
Il fatto che sia merito di un equilibrio generale che i disequilibri parziali possano avere un futuro, indica che l'equilibrio armonico, anche quando è formato dalla somma di disarmonie parziali, costituisce una realtà che è di un livello superiore a quello nel quale si trovano a essere i disequilibri particolari che lo compongono. Da questo si può dedurre che il fine del disequilibrio sia nel migliorare la propria condizione, così da potersi avvicinare all'equilibrio che gli serve per assicurarsi un futuro. Ne deriva che la perfezione è superiore all'imperfezione. Se le realtà imperfette devono cercare di perfezionarsi… significa che qualsiasi possa essere il modo che la possibilità concede loro, questo modo dovrà contemplare una redenzione, un aggiustamento che guarirà un difetto. Ecco perché, pur ignorando quali possano essere i futuri modi che avremo a disposizione per perfezionare il nostro stato esistenziale, dobbiamo ammettere che non potremo evitare di faticare e soffrire per essere meglio di quello che attualmente siamo. L'esistenza non è un bagno penale, rigido e gelido, che ha come obiettivo il mortificare gli esseri per ridurli a dei soprammobili, perfetti nel loro desolato cimitero interiore di lucida porcellana, ma è un dispiegarsi della Possibilità universale che agli esseri appare come crudele, allo stesso modo di quanto sembra una mamma al proprio bambino capriccioso.
domenica 12 gennaio 2014
London crazy
Gli Inglesi chiamavano Bombay "London
crazy", e gli indiani, per vendicarsi, le avevano cambiato il nome in
Mumbai, ma sembrava sempre la stessa Londra, solo un poco più pazza di quello
che era stata prima. L'India è lo scrigno che custodisce la Tradizione più
antica del pianeta, incomprensibile persino alla maggior parte degli indù, ma
non ai maestri dello spirito che errano, prediletti dal Mistero, elemosinando
briciole quando possono alzare al cielo monumenti d'oro, eretti col loro solo
volerlo. Io lo sapevo perché ero stato iniziato ai piccoli misteri, tempo
addietro, da una poverissima donna, quasi cieca, che lesse in me qualificazioni
che mi rendevano adatto a sopportare il peso della Verità, quella che ti fa
conoscere il mondo attraverso la somma dei suoi minuti particolari, quelli che
sfuggono a tutti nel loro essere apparentemente insignificanti, e ora ero
ritornato in questa terra sacra, perché mi attendeva il passaggio dai piccoli
ai grandi misteri, ai quali si accede uscendo dalla propria individualità,
ascendendo per la verticale che attraversa il centro dello stato di
consapevolezza che aveva esaurito tutte le possibilità di essere, sul piano di
realtà nel quale è imprigionato l'uomo quando è ancora un individuo.
Uthpal avrebbe dovuto portarmi a casa della
mia ormai anziana maestra, con la quale comunicavo attraverso il sognare,
perché voleva presentarmi un guru in grado di dare un ulteriore appoggio al mio
slancio spirituale. In realtà un guru non insegna nulla, e il suo compito è solo
quello di accompagnare il discepolo verso la comunicazione consapevole con la
Centralità spirituale della quale ogni individuo, di questo e di altri mondi, è
l'espressione formale e differenziata.
Quando un maestro ha svolto il suo compito
principale, che è quello di trasmettere l'influenza spirituale che trasforma un
aspirante discepolo in un iniziato virtuale, deve facilitare quella virtualità
per renderla effettiva, ed essa diventa effettiva soltanto quando il discepolo,
che conosce in modo assoluto i princìpi dell'esistenza e le sue ragioni
essenziali d'essere, entra consapevolmente nel canale che è stato aperto
dall'influenza spirituale, il quale conduce al Centro ineffabile di sé.
Arrivati alla casa della mia maestra Uthpal
mi lasciò scendere dal suo riksciò, e se ne andò senza degnare di un'occhiata
le rupie che gli stavo porgendo. Entrai senza bussare, sapevo che .: mi stava
aspettando. Era buio all'interno, e quindi accesi la lampada a olio che sapevo
essere nello stesso angolo della stanza dove l'avevo lasciata. Ero contento di
sentire il respiro lieve della donna, alla quale dovevo lo scostamento del velo
di sonno che aveva stretto il mio cuore nell'oscurità, quella che solo la
luminosità interiore può dissipare. Lei tacque come sempre, sorridendo appena,
e io le accarezzai la mano, morbida nonostante avesse una pelle che ricordava
la carta crespa.
— Siediti— mi sussurrò ridacchiando
— Così ti sgranchirai le anchilosate anche
europee, che ti danno quell'aria impettita adatta a un attaccapanni...— e rise
di nuovo, divertita dal mio essere impacciato.
Sapevo che lei nel sogno mi vedeva come se i
suoi occhi chiusi fossero aperti e vivi, ma ogni volta che lei mostrava di
vedere l'esteriorità che disegnava il mio contorno... la superficie del mio
essere era imbarazzata.
Mi accomodai sulla stuoia accanto alla sua,
e mi parve che ridessero persino le ombre giocose che si allungavano sul viso
di lei, dalla flebile luce emanata dall'olio che bruciava senza sfrigolare.
— Namastè .:— dissi forte, come se lei, oltre
che cieca fosse pure sorda, e lei capì il gioco chiedendomi di urlare più
forte, perché anche al buio non è facile capire gli stupidi...
La stima che .: aveva di me era di un tipo
particolarmente difficile da inquadrare, inserendolo in uno schema che fosse
molto distante da quello usato dagli allevatori di tori da monta, eppure…
eppure in un certo modo nutriva una singolare forma di rispetto per i miei
sforzi tesi a non combinar cazzate.
Io non le ero mai piaciuto, non perché fossi
un occidentale, con l'aggravante di essere addirittura italiano, ma a causa
dell'inclinazione a esagerare che molti anni prima mi aveva spintonato in
India, alla ricerca del peggiore ostacolo alla conoscenza: la droga.
Naturalmente avevo lasciato al vento del
ricordo quelle amare esperienze, ma tra quei ricordi c'era anche quello del
motivo che mi aveva condotto da lei, nella speranza che potesse guarirmi da
un'epatite che stava consumando il mio organismo.
Lei era la curatrice di un villaggio sui
monti al nord dell'India, ma nessuno sapeva del suo essere soprattutto un guru.
L'India è piena di falsificatori che hanno
in mente di catturare i numerosi occidentali che si avventurano in quelle terre
alla ricerca di un maestro, così accade spesso di essere fermati per strada da
mascheroni colorati sotto a capigliature da rasta, impugnanti lance intarsiate
i quali, dopo averti fissato con occhi che vorrebbero simulare magici sguardi
col loro luccicare di follia selvaggia e predatoria… stavo dicendo che questi
falsi guru ti dicono che era da molto tempo che ti stavano aspettando e che,
finalmente, il Mistero ti aveva condotto da loro, guardiani severi di segreti
talmente pericolosi da poter essere rivelati solo a un eletto quale, con
esagerata evidenza, tu mostravi di essere.
Alcuni di questi personaggi da incubo
possiedono poteri psichici in grado di circuire le menti ingenue che consegnano
loro tutti gli averi… dei quali dovranno liberarsi per avere accesso al
conoscere che terrorizza i potenti.
In realtà nessun maestro può scegliersi i
discepoli, come nessun aspirante allievo può decidere quale debba essere il
guru dal quale ricevere l'iniziazione, questa impossibilità è data dal Mistero
assoluto che decide, inviando segni al guru, perché nessun aspirante allievo
sarebbe in grado di leggere un qualsiasi segno inviato dall'Intelligenza
universale.
La mia maestra - chiamarla così mi pare sia
inappropriato, perché in realtà lei non mi ha mai insegnato nulla - mi scrutò
da dietro le palpebre saldate degli occhi e sospirò:— Ragazzo mio, il mio
tacere non ti terrà più compagnia perché è arrivato il tempo, per te, di
ascoltare un silenzio che non è più di questo mondo
— Tu non hai mai avuto bisogno di me
— Ma ora hai necessità di sapere che oltre a
ciò che sai di essere, e dei limiti che hai scavalcato, c'è una Realtà più
grande da dover considerare e vivere, una Realtà capace di amare anche i propri
nemici, e l'essere che tu sei ancora è il tuo vecchio nemico che devi prima
abbracciare per poterlo vincere
— Dovrai scioglierne le difese senza bisogno
che si commuova per sé, né per te
— Dovrai salutarlo senza guardare giù— poi
mi diede un foglietto di carta con sopra scritto, in Sanscrito, quello che
doveva essere un indirizzo
— Noi continueremo a vederci in sogno
— È ancora presto per andarmene, ma troppo
tardi per voler tornare—
Uscii dalla stanza in un silenzio simile a
quello che si vive appena si è stati lanciati nel vuoto, sapendo, anche senza
poterle vedere, che sotto di sé ci sono le braccia di una madre pronte ad
accoglierti.
Fermai un riksciò e mostrai il foglietto
all'uomo che gli pedalava sopra, il quale mi disse che la strada da percorrere
era tanta, perché la via si trovava all'interno del Bhendi bazar, luogo di
fumerie d'oppio e di prostitute, posto pieno di pericoli per le tasche di un
europeo come ero io, e anche per la sua vita.
Gli mostrai il mio sorriso rassegnato, e lui
intuì che non potevo andare altrove.
Non mi è mai piaciuto farmi scarrozzare
dalle gambe scarne che spingono un riksciò, ma lo stomaco attaccato a quelle
gambe di quella fatica sopravvive e, insieme a lui, anche i suoi bambini, così
spostai l'attenzione sui lati della vita frenetica che scorrevano a fianco,
costituendo l'insieme di ostacoli che chi pedala non sempre riesce a evitare.
In quell'intrico rischioso l'incidente
diventa consuetudine, e in questa consuetudine l'abilità di chi ci vive in
mezzo si affina, al punto da apparire quasi miracolosa. L'interpretazione che
accomuna il credere degli indiani li induce ad avere grande fiducia nell'ordine
cosmico naturale, quello che gli occidentali chiamano Provvidenza, e non è raro
vedere delle mamme che siedono il loro bambino sopra un muro alto due metri, in
attesa di andarlo a prendere più tardi, quando potranno. Sotto allo stesso
bambino, in un attimo, si radunano occidentali pronti a prenderlo nel caso
cada, e il bambino, che da lì non cadrebbe nemmeno se fosse preso a bersaglio
da un tiro incrociato di cannoni, li guarda stupito, pensando di avere qualcosa
che quelli sotto di lui vogliono portargli via.
Una volta, molti anni prima, provai a
condurre un riksciò, e scoprii che è difficile farlo perché il mezzo tende, a
ogni spinta sui pedali, a girare a sinistra invadendo il marciapiede. In India
la guida è a sinistra, come in Inghilterra, e per gli europei del continente
non è semplice attraversare la strada, a causa di un riflesso condizionato che
li induce a controllare chi arriva a sinistra e poi, dalla metà strada in avanti,
girarsi sulla destra, quando si è fortunosamente sopravvissuti alla prima metà
dell'attraversamento. Una volta un riksciò mi infilò da dietro, e mi portò
seduto sul manubrio per una decina di metri prima di riuscire a bloccarsi,
facendomi ruzzolare a terra dopo aver strusciato la faccia sulla ruota davanti;
da allora attraversai le strade roteando velocemente la testa a destra e a
sinistra, come un invasato, per dare modo alla Provvidenza di avere il tempo di
proteggere anche il resto del mondo.
Il Behndi bazar lo conoscevo bene, perché
nel mio primo soggiorno a Bombay andavo a fumare l'oppio nelle fumerie che ne
riempivano le strade. Immagino che a quel tempo fossero legali, ma non ne sono
certo perché in quel quartiere non era necessario che lo fossero. Sui balconi
delle case di legno stavano le prostitute, a volte bambine al di sotto dei dieci
anni di età, che guardavano in basso, alcune alla ricerca di un momentaneo
principe azzurro, altre nella speranza che quel principe morisse di infarto
mentre ansimava su per le scale che portavano ai loro letti.
Ricordai la prima volta che andai in una di
quelle fumerie, in compagnia di alcuni amici, per dar modo alla mia curiosità
di resistere alla tentazione del vizio.
Quella notte fumai una trentina di pipe,
senza pensare a quanto ammontasse il numero di palline che potevano uccidermi,
perché per me l'atto del fumare, fumando io erba e fumo che non costituiscono
un pericolo a breve termine, non poteva essere pericoloso.
Stetti due giorni e due notti in coma, e mi
svegliai con a fianco uno degli amici che mi disse di essere stato convinto che
non mi sarei più destato; mi porse un cillum di hascisc da fumare, per farmi
riprendere più in fretta dal torpore, e mi riaddormentai per altre lunghe e,
per i miei amici, interminabili ore.
In quegli anni campavo come un animale
selvatico, che era riuscito a fuggire dalla gabbia dove viveva della violenza
di chi lo aveva catturato, e l'ultima cosa alla quale davo importanza era la
mia stessa vita, che ritenevo fosse il dono offerto dal sarcasmo di un cielo
oscuro che mi rideva dietro.
Anche allora, però, qualcosa in me si
ribellava all'idea che la realtà sofferta non avesse un senso.
Ero di certo un materialista nelle mie
convinzioni, e sorvolavo sul fatto di avere un'ideologia che detestava le
ideologie.
A distanza di tanto tempo devo ammettere che
la vita è stata magnifica, nel suo aver mantenuto a lungo integra la tanta
pazienza avuta nei miei confronti ma, si sa, anche la pazienza capace di
attendere che una cometa si diverta per un intero giro sulla giostra della
galassia ha un termine, e la scia lasciata dal mio nucleo di ghiaccio stava
lentamente e inesorabilmente disperdendosi, senza saperlo, insieme al dover
diminuire di un gelo interiore che stava morendo.
Io e il conducente di riksciò arrivammo,
dopo aver percorso praterie di pensieri diversi tra loro, alla casa indicata
dall'indirizzo che mi aveva dato .:
Pagai il dovuto e salutai, ringraziandolo
quasi quanto lui ringraziò me, insieme al Cielo che mi aveva condotto da lui, e
mi infilai nel corridoio buio che guardava la strada senza farsi vedere. Se non
avessi saputo della moltitudine di abitazioni senza corrente che ci sono nelle
città indiane, avrei pensato che il percorso che conduce alla sorpresa debba
essere, per forza di cose, oscuro.
A quella casa ci ero arrivato, ma non sapevo
a quale porta bussare; fuori non c'erano indicazioni, e se ci fossero state io
ignoravo il nome della persona che stavo cercando.
A dire il vero non ero nemmeno sicuro che
quella fosse la casa giusta, perché quando davanti a noi si apre il destino
migliore che possiamo sperare le forze oscure se ne accorgono, e fanno di tutto
per impedire di attraversare la linea invisibile che esse hanno tracciato, e
che non deve essere calpestata mai.
Ero in grado di riconoscere,
nell'immediatezza intuitiva della nuova e diversa intelligenza che mi
possedeva, il brillare alieno degli occhi della "gente non gente", ma
non sempre erano loro a disporre ostacoli sul mio cammino. A volte era il mondo
stesso a farlo, perché chi ha in vista la propria uscita dal mondo deve
aspettarsi che al mondo quella scelta appaia come inopportuna.
Tutto ciò che è, pietre comprese, è energia
vibrante di vita che custodisce in sé aspetti diversi dell'infinità del
Mistero. Il mondo intero, l'intero universo è vivo, e ogni sua parte lo è a suo
modo, sul piano di realtà in cui si trova a essere.
L'universo è uno, a immagine del principio
primo riflesso dal Mistero, ma ha diversi strati di realtà concomitanti che si
compenetrano l'una nell'altra, perché non c'è una realtà che possa fare a meno
delle altre. Ognuna è contingente, ma nello stesso tempo necessaria all'insieme
che è, quando rapportato al Mistero assoluto, da considerarsi un accidente. Un
accidente che non è casuale, perché ha le proprie ragioni essenziali d'essere,
così come le ha ogni infimo componente dell'universo.
Di fatto, dovendo trovare una persona dal
nome ignoto, che forse abitava in una casa di cui non ero certo
dell'ubicazione, dava l'idea esatta di quello che ho inteso dire attorno
all'esistenza.
Non riuscivo a capire il perché la mia
maestra non mi aveva detto il nome della persona che stavo cercando; io avevo
dato per scontato che fosse scritto sul biglietto che mi aveva dato, ma fattolo
leggere a due persone, entrambe dissero che era il nome della via e il numero
di una casa con molte abitazioni, senza altre indicazioni.
Avevo domandato a dei negozianti della
stessa via se conoscessero un guru che viveva lì, ma tutti negarono ce ne fosse
uno, consigliandomi di andare al Tempio poco distante dove avrebbero saputo
senz'altro chi potesse essere il maestro che cercavo.
Ormai stavo disperando di riuscire a
trovarlo, dopo che al Tempio mi dissero che non ne sapevano nulla, così presi
una stanza in una Guest House del quartiere, senza riuscire a trovarne una che
non confinasse con un bordello.
Speravo di mettermi in contatto con .: sognandola, ma qualcosa mi impedì di addormentarmi.
Attraversai la nottata ascoltando i rumori
attorno, che parevano un concentrato del brusio fastidioso che di sicuro
circonda il pianeta, e trovai ridicolo che fossero in molti a pensare che
l'umanità sia la sola a produrlo, come se nell'enormità indefinita
dell'universo il nostro fosse l'unico pianeta abitato, perla smagliante
dell'ostrica universale nella quale era riuscito a introdursi un corpo
estraneo, granello di argilla che aveva dato modo alla stessa ostrica di
proteggersi dal fastidio mortale che le procurava quell'intrusione,
circondandolo di una preziosità luminosa che sfavillava dal centro di ogni
individuo.
È stupefacente il modo attraverso il quale
la meraviglia sa travestirsi da consuetudine, e in questo suo fluire miracoloso
ogni cosa assume l'aspetto che allarma di meno, tra quelli che prenderanno la
forma del possibile. Intanto la mia di forma camminava, tra le luci e l'ombra
che queste ultime generavano, consapevole di sé e del mondo, lasciandosi
scorrere a fianco di una volontà invisibile e infinita, senza paure, senza
desideri diversi dal bene comune nel quale la verità pare essere diversa da
quello che è.
Ricominciai a osservare la vita guardando dietro
agli occhi della gente, tra la selva delle intenzioni nascoste, dove predatori
e prede si scambiavano favori; ero stato anch'io uno di loro, e avevo condiviso
la loro stessa capacità data dal sentirsi una vittima colpevole soltanto di
essersi difesa, e ora li misuravo con lo stesso metro che avevo usato per
soffocare i miei sogni.
Non sarei più tornato indietro verso ciò che
sono stato, perché per me nessuna cosa è più desiderabile della verità, e nulla
è più doloroso dello stare sullo stesso lato dell'esistenza dove è in agguato
chi questa verità vuole trafiggere.
Verità che non si limita a dire ciò che è,
che non è, o che potrebbe essere, ma mostra quello che è meglio per tutti,
lasciando morire i desideri che a tutti nuocciono.
La mia maestra mi aveva di nuovo
imbrogliato, dicendomi che sarebbe stata acqua il dolce miele del sacrificio di
sé.
Un mercante mi rincorse per regalarmi una
rosa, che io affidai allo specchio di un lago che la accettò trascinandola nel
profondo, dove nessun fiore può sperare di riuscire ad arrivare, e un breve
scroscio di pioggia benedisse quel momento. Non ero ancora pronto come lo è
stato quel fiore, e ancora non avevo il suo profumo, ma volevo donare me stesso
con tutto me stesso al Mistero, perché da troppo tempo aspettava il mio
risveglio finale.
La notte seguente rividi .: che mi sorrideva, intimandomi di
tacere. Mi accarezzò amorevolmente con lo sguardo dei suoi occhi che sono
ciechi al mondo, ma spalancati sul Mistero, che non può stare in nessuno
sguardo diverso da quello infinito che gli appartiene.
sabato 11 gennaio 2014
La libertà è sofferenza
Se ci si vuole mantenere liberi, almeno per quanto riguarda l'essere aderenti ai propri princìpi indiscutibili, si deve essere disposti a soffrire, perché si è costretti da questa stessa libertà a interrompere amicizie e rapporti con persone che quei princìpi non condividono. Più questi princìpi sono nobili e meno amicizie si avranno.
venerdì 10 gennaio 2014
Armonia
Uno degli aspetti più fastidiosi dell'esistenza è il suo continuo mettere in discussione ogni certezza che ha l'umanità la quale, a causa di questo contraddire, è costretta a modificare le proprie credenze. Parrebbe quasi che il doverle modificare sia l'unica certezza che le sia concesso avere, ma non è così. Ci sono delle certezze assolute alle quali un umano può avere accesso, e quando ne ha preso atto si può esser sicuri che non riguardano le idee umane, ma sono riferite a princìpi a carattere universale e non morale, che sono le leggi attraverso cui l'Assoluto manifesta la propria armonia... e l'umanità la propria disarmonia.
mercoledì 8 gennaio 2014
Dubbi amletici
Bisogna riconoscere che non si finisce mai di avere motivi per essere confusi... penso a chi cerca l'amore della propria vita, che sia anche una splendida amicizia: la prima cosa che crea casini è il dover decidere se sia vero che gli opposti si attraggono, oppure siano i simili a farlo, e la risposta data non sarà esente da tragedie annunciate, perché se si opta per l'opposizione, ci si mette con qualcuno che non gli va bene niente di quello che fai, mentre se si dovesse scegliere la coincidenza delle affinità, di sicuro qualsiasi cosa tu faccia il tuo "amore" la saprà fare meglio. Secondo me conviene scegliere a casaccio, testare e poi buttare... o essere buttati...
martedì 7 gennaio 2014
Essere saggi
Certo che essere saggi complica la vita di brutto. Innanzitutto c'è la questione spinosa, della quale tutti ne sanno qualcosa, riferita al fatto che alle parole non crede nessuno e resta solo il dover dare l'esempio. Cosa alquanto ardua, d'altronde chi oserebbe insegnare a qualcuno ad andare in bicicletta senza saperci andare a propria volta? Dunque non c'è altra scelta che essere davvero saggi o aggrapparsi all'ipocrisia, che mi pare la scelta preferibile se non fosse che l'intero universo è dalla verità che si fa sostenere, mica dalle balle, e queste ultime sembrano fatte apposta per essere smascherate. Si capisce facile che per un saggio posticcio essere scoperto non è il massimo ornamento che la sua vita vorrebbe avere da poter esibire in giro... Quindi, chi decidesse di essere saggio davvero si troverebbe di fronte a un'alta parete verticale da dover scalare. La verità sta in cima, certo, ma pure dove ci si aggrappa disperati, appiglio dopo appiglio, per arrivarci, e più si sale più ci si farà del male precipitando. L'unico paracadute che potrebbe attutire il botto finale, per chi si sta arrampicando è la solitudine, che gli consente di ricominciare la salita senza che un coro di pernacchie lo accompagni, e secondo me gli eremiti lo sapevano. Altra necessità che ha il saggio posticcio è quella di dover osservare il massimo silenzio, perché gli imbecilli che ascoltano... per una misteriosa legge antichissima... di colpo diventano intelligentissimi alla prima cazzata che si dice.
In effetti conviene essere saggi davvero e anche tacere, per evitare di scoprire che gli altri sono più saggi ancora...
In effetti conviene essere saggi davvero e anche tacere, per evitare di scoprire che gli altri sono più saggi ancora...
lunedì 6 gennaio 2014
Le scuole di scrittura
Il Web è pieno di siti che si fanno carico di insegnare a scrivere agli aspiranti scrittori. Le linee guida seguite da questi blog o siti sono tra loro analoghe, con poche varianti, nel dovere datosi di elargire buoni consigli. Nessuno di essi dà importanza al modo di vivere di chi vorrebbe dedicarsi all'arte della scrittura creativa, ma io so che se uno pisciasse in piedi, sbrodacciando l'asse a macchie di piscio di leopardo morto, non avrebbe nessuna possibilità di trasformare la propria inclinazione in arte. Per le donne il discorso non vale, non per le loro caratteristiche morfologiche che le salvaguarderebbe, ma perché il tempo di scrivere non ce l'hanno proprio... :D
domenica 5 gennaio 2014
Riflessioni quasi adulte
L'attività più appagante, anche se poco remunerativa, la si ha quando si è ragazzini, e consiste nell'immaginarsi come potrebbe essere roseo il nostro futuro. Crescendo le cose si semplificano da sé, un po' per la vicinanza alla delusione data da un futuro sempre più vicino che non deve aver dato credito ai nostri sogni, e un altro poco perché la parte più interessante di quel futuro si comporta allo stesso modo degli orizzonti che tengono, dalla nostra persona, una distanza costante.
Per fortuna a un certo punto si acquisisce la maturità necessaria a comprendere che la ciclicità, nella quale il giorno e la notte si alternano tra loro, coinvolge pure il desiderio e la delusione.
Credo sia per questo che la vecchiaia sia da considerarsi il momento migliore nell'esistenza di uno sfigato, perché quando il futuro si attenua nel dover morire... insieme a lui se ne vanno anche le angosce immotivate che ci hanno tempestato di pessimismo la vita, e resta soltanto l'ultima porta da aprire sul Mistero, il quale ha un modo di presentarsi che è, a dir poco, piuttosto di cattivo gusto, ma almeno ci lascia la speranza che dopo la vita ci sia soltanto il nulla... :D
Per fortuna a un certo punto si acquisisce la maturità necessaria a comprendere che la ciclicità, nella quale il giorno e la notte si alternano tra loro, coinvolge pure il desiderio e la delusione.
Credo sia per questo che la vecchiaia sia da considerarsi il momento migliore nell'esistenza di uno sfigato, perché quando il futuro si attenua nel dover morire... insieme a lui se ne vanno anche le angosce immotivate che ci hanno tempestato di pessimismo la vita, e resta soltanto l'ultima porta da aprire sul Mistero, il quale ha un modo di presentarsi che è, a dir poco, piuttosto di cattivo gusto, ma almeno ci lascia la speranza che dopo la vita ci sia soltanto il nulla... :D
Paragoni col magone
Suvvia, siamo onesti... se, con gli strumenti intellettuali che abbiamo oggi, dovessimo giudicare i giovani speranzosi che siamo stati, col sorriso deficiente dietro al segno di vittoria e di pace che facevamo quando eravamo hippies... se dovessimo dire dei foruncoli sulle chiappe fioriti per colpa di una macrobiotica inventata da un demente di nome Osawa, fatta di fritture ammazzafegato, perché Osawa yianghizzava tutto nella convinzione che la realtà fosse troppo Yin... se fossimo costretti a guardare come eravamo infervorati dall'idea di una società libera e anarchica, dove ognuno pensava al prossimo suo come, anzi meglio, che a se stesso... eccheccazzo! Non è che adesso possiamo dirci delusi da questi giovani coglionazzi... perché usano la K al posto del ch...
L'ingratitudine
Uno dei doni pregevoli ricevuti in sovrappiù alla nostra nascita è dato dalla possibilità di criticare tutto quello che si muove, anche se, sapendo che lo criticheremmo, se ne sta fermo aspettando che ce ne andiamo.
Criticare, è innegabile, dà delle soddisfazioni impagabili, soprattutto quando si critica qualcosa che noi non sappiamo fare. Il culmine del piacere lo si ha quando si critica il Padreterno, primo perché lui se ne sta zitto pur stando dappertutto, e secondo perché anche se si presentasse, lo inchioderemmo alla croce delle sue responsabilità... minchia, una vocina mi dice che sto esagerando...
Criticare, è innegabile, dà delle soddisfazioni impagabili, soprattutto quando si critica qualcosa che noi non sappiamo fare. Il culmine del piacere lo si ha quando si critica il Padreterno, primo perché lui se ne sta zitto pur stando dappertutto, e secondo perché anche se si presentasse, lo inchioderemmo alla croce delle sue responsabilità... minchia, una vocina mi dice che sto esagerando...
Una logica stringente
Se non ci fosse il timore non si cercherebbe di essere felici, e la paura c'è quando si teme di perdere. Ma cosa si può perdere quando, per colpa delle paure, non si è altro che degli individui spaventati dalla propria ignoranza?
venerdì 3 gennaio 2014
Orizzonti
Quando si possiede un'automobile la si guida adattandosi ai suoi difetti, così da non accorgersi che la frizione slitta fino a quando, in accelerazione, si sente che il rumore del motore sale troppo più rapido della velocità impressa all'auto.
Nella vita accade qualcosa di analogo, e si arriva a un punto nel quale il rumore dello sforzo non corrisponde più al muoversi del paesaggio intorno. Più passano gli anni e meno l'orizzonte fisico si lascia avvicinare, perché un altro tipo di orizzonte ha preso il suo posto: quello che non siamo mai riusciti a vedere con gli occhi, ma che la nostra intelligenza dice che è lì, in silenziosa attesa.
Nella vita accade qualcosa di analogo, e si arriva a un punto nel quale il rumore dello sforzo non corrisponde più al muoversi del paesaggio intorno. Più passano gli anni e meno l'orizzonte fisico si lascia avvicinare, perché un altro tipo di orizzonte ha preso il suo posto: quello che non siamo mai riusciti a vedere con gli occhi, ma che la nostra intelligenza dice che è lì, in silenziosa attesa.
Storielletta inventata, ma brevissima, attorno ai limiti che ha la "tolleranza"
Io ho un figlio che non si droga, lo tollero perché a quindici anni anch'io non mi drogavo e so cosa si prova. Ho un'altra figlia che invece si droga, la tollero perché anch'io alla sua età mi drogavo e so cosa si prova. Entrambi i miei figli non mi tollerano, e io li capisco perché so che cercano di comprendere i motivi che mi inducono a essere tollerante, invece di impegnarmi a conoscere le loro ragioni e, magari, ad aiutarli a risolverle...
Il Mistero della Libertà
Ciò che chiamiamo mistero della vita
è qualcosa che tende trappole a ognuno di noi, e non gli importa se gli
intrappolati siano ricchi o poveri, cattive o buone persone. Al Mistero
interessa solo che chi si trova all'interno di una trappola trovi il modo migliore
per uscirne, perché questo Mistero è Libertà, che usa la prigione per far
capire cosa la libertà sia.
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