giovedì 31 ottobre 2013

Il fato va sfatato attraverso il "Non fare"

Si avvicina il momento fatidico nel quale si consoliderà irreversibilmente il risultato finale del mio aver vissuto, quello che farà dire al Padreterno:— Te stai qui definitamente, cosa ti faccio rinascere a fare che tanto non mi combini un cazzo di buono?— 

A questo punto la questione si sposta da sé sul dove questa cosa me la dirà...

Dalla mia wikipedia personale: DEDICA

Dicesi di una frase fatta che, evitando accuratamente i richiami erotici, si deve attaccare alla prima cosa che viene in mente per risparmiare sui soldi che costerebbe un regalo solido...

Elasticità innovativa della lingua


C'è stato un tempo nel quale le puttane erano chiamate meretrici, dal latino "merere", che significa guadagnare. Col tempo che passa molte definizioni si aggiornano e il guadagnare, anche se non perse di significato, passò in secondo piano rispetto alla perdita di dignità conseguente, così si preferì sostituire meretrice con puttana, direttamente derivata dall'antico "putain", un francesismo la cui delicatezza non sembrava essere offensiva. In seguito, non contenti, fu deciso di utilizzare "prostituta", mutuato dal latino, participio passato, femminile, di prostituĕre, che indicherebbe l'esercizio della prostituzione che, in poche altre parole, riguarda l'affitto del proprio corpo. Nei tempi moderni, consacrati all'autodistruzione planetaria, tutte le parole si danno un gran daffare per acquistare l'ultima dignità, ancora disponibile e a buon mercato; la conseguenza è stata che le puttane si sono trasformate in escort, termine preso dagli inglesi che si riferisce alle accompagnatrici d'alto bordo che occasionalmente, ogni volta che se ne presenta appunto l'occasione, si fanno saltare addosso, anche in modo non propriamente raffinato, dai loro accompagnati. Oggi, però, con l'avvento del Web, le cose si sono complicate un tantino ed evolute a tal punto... che le escort annoverano, tra le loro corpose file, anche i Web writers i quali puntano sull'empatia, instaurata coi loro lettori attraverso il dono interessato della propria anima, almeno quelli che ce l'hanno...

Un colpevole favore

Un improvviso pensiero lo colpì, come avrebbe fatto uno schiaffo inatteso dal quale non ci si può difendere, e di colpo si sentì colpevole di poter essere la pena per una colpa commessa da qualcun altro il quale, attraverso la sua persona, avrebbe potuto scontarla. Così, si disse, l'essere colpevole di un individuo può essere utile alla redenzione di un altro individuo, e lo schiaffo subito inizialmente da quel considerare si trasformò in una consolazione che gli alleggerì l'anima. In questo modo sollevate dai sensi di colpa le sue mani si strinsero con più forza al collo di sua moglie, che negli ultimi istanti di vita che l'assenza d'aria le concedeva lo fissò stupita, ma nel contempo grata, pensò lui, del favore che lui le stava facendo…

mercoledì 30 ottobre 2013

L'avvento della parolaccia

È possibile, ma difficile, mentire tacendo, ed è da questa difficoltà che prese forma il linguaggio gestuale. Purtroppo, per le caratteristiche implicite alle sue possibilità espressive, gli uomini usarono la gestualità per mandarsi il più delle volte affanculo, e da questa limitazione è nata la lingua parlata. La prima conseguenza è stata quella di un notevole balzo in avanti sulla scala evolutiva della specie più menzognera di questa parte conosciuta dell'universo, e probabilmente anche delle altre ancora sconosciute. Un salto di qualità che ha distanziato le altre specie animali del pianeta, esclusi i serpenti, i ragni e i camaleonti. Attraverso la parola l'umanità ha compiuto il miracolo dell'abbellimento di cui il mondo sentiva la necessità, perché la verità è crudele nello sbiancare il volto di una realtà che l'uomo riesce a ridipingere poeticamente con parole sublimi. Naturalmente la parola si è subito accorta del nuovo impellente bisogno, dato dal sapersi difendere dalla perdita di colori che la luce di verità del sole col passare del tempo affievolisce, bisogno, stavo dicendo, di altre parole che fossero più vicine alla rappresentazione di verità meno false del consentito. Così la parolaccia ha messo piede sul palcoscenico delle relazioni umane, irrompendo attraverso la relativa sincerità che la pazienza, arrivata al culmine della sopportazione, chiede. Ovvio che le altre parole si ribellassero a questo nuovo stato di cose, e ancora oggi la parolaccia è messa al bando, per colpa della sincerità che sa esprimere in un mondo, quello della comunicazione, che non tollera altro che le bugie ben dette.

Quella strana patologia che affligge gli scrittori

La scrittura è quella speciale malattia dell'anima che spinge chi l'ha contratta a credere di essere più sano di quelli che ne sono immuni. Chi prima legge e poi scrive si sente, solo perché ha letto libri, memorizzato quattro o cinque regolette grammaticali e poi scrive, più intelligente di coloro che considera ignoranti se non leggono e non scrivono. Le ultime ricerche scientifiche hanno scovato la ragione di questo credere nella particolare disposizione degli alleli, che regolano le varianti genetiche nel DNA; disposizione che illude gli scrittori di essere più intelligenti e sensibili in seguito all'irrefrenabile spinta che li costringe, per libera scelta da costrizione subliminale, a fissare su carta la loro stupidità o, molto più raramente, la loro intelligenza. Lo scrittore è portato a credere che l'ignoranza sia la causa di tutti i mali del mondo, quello stesso mondo che è stato consegnato a noi da antenati ignoranti, per farlo distruggere dalla nostra eccelsa cultura. Verrebbe da chiedersi, nella deprecabile eventualità che non si fosse scrittori, quale preziosa informazione uno scrittore potrebbe dare al mondo della "cultura"… che già non abbia mostrato le inconfutabili prove della propria inadeguatezza, ma poiché chi sta scrivendo ha quella particolare proteina che rende immuni dalla patologia appena descritta, proteina che si chiama onestà intellettuale, non me lo chiederò, perché ho già la risposta…

Problemi diversi

La ciclicità ha il vizio di riproporre problemi sempre diversi, quando va bene...

Ho iniziato male, c'è un cazzo da dire, ma poi mi sono ripreso e ho cominciato a drogarmi. È durata un bel po', questa avventura e alla fine, come tutte le cose a basso tasso di equilibrio, s'è accasciata nell'insoddisfazione esistenziale, quella che tutte le droghe preparano nel loro renderti la vita soddisfacente a spese di tutto ciò che droga non è. Il vantaggio dato dal non essere più stravolti non è grandioso come chi si droga è portato a credere; certo qualcosa di buono ovviamente c'è, ma tutto il resto della vita, che in precedenza era stato messo in secondo piano, si vendica orribilmente. Comunque, dopo qualche anno le cose ritrovano il loro ordine naturale, non necessariamente armonico, e ci si ritrova in mezzo a nuovi problemi che non si è preparati ad affrontare. Ho sentito dire che la stessa cosa capita a chi smette di guardare la televisione, e coinvolge pure chi decide di non avere più vizi da dover soddisfare. A volte mi sfiora persino il dubbio che la vita stessa sia un vizio, e che appena la si lascerà morendo si scatenerà di nuovo lo stesso meccanismo illustrato prima, ma poi mi dico che no, non può essere così crudele l'esistenza, e la morte, che dall'esistenza ci libera, deve senz'altro essere più buona di lei... :D

La creatività o i copia e incolla

Il Mistero assoluto, nel suo Non esserci, respira mistero e quando espira riflette le proprie infinite possibilità, manifestandone alcune e preparandone altre. Riflettendo capovolge la propria unità nelle unicità che danno forma alla molteplicità dell'essere. Il suo espirare si attua all'interno della durata e dell'estensione che sono capovolgimenti del suo non appartenere a entrambe le dimensioni, perché ogni causa non appartiene agli effetti che determina, né da questi può essere modificata. Terminato di espirare inspira di nuovo, e la manifestazione della realtà relativa torna a essere un embrione di possibilità al di sopra del tempo, nell'istante eterno, che attende di manifestarsi appena l'inspirazione avrà concluso il suo ciclo. Questo respiro del Mistero si attua nello sdoppiarsi che dà a ogni cosa la libertà di scegliere tra la libertà o le prigionie, il bene o i mali, l'altruismo o gli egoismi, la creatività o i copia e incolla...

martedì 29 ottobre 2013

Prospettive allo specchio


Io sono cresciuto bello storto, come piaceva a me. D'altronde, se ti stortano gli altri non ti raddrizzi più, mentre quando sei stato tu ad averlo fatto è sufficiente rivedere quella decisione per riuscire a raddrizzarsi. Il problema conseguente all'essersi raddrizzati riguarda il fatto che si nota di più l'inclinamento di una realtà che è storta di suo, e quella realtà, di contro, vede te come se fossi tu quello da raddrizzare... così si impegna per riuscire a farlo...

Imparando a riconoscere

Colui che ha imparato a riconoscere le qualità del vero è destinato alla solitudine nel migliore dei casi, nel peggiore a essere prima inseguito e poi raggiunto... dalle menzogne.


Sulla fortuna...

La fortuna è una qualità della casualità, e il caso è il nome che si dà a ciò di cui non si sanno riconoscere le cause.

Una strana legge, che spintona di qua e di là gli accadimenti all'interno dell'universo, esige che i quadrifogli si trovino guardando giù in basso, questo perché chi rivolge il proprio sguardo verso il cielo non ha bisogno di essere ancora più fortunato... La fortuna, o quella che riteniamo essere tale, è un evento che ha due facce, una buona e l'altra cattiva. Quando è buona ti aiuta a risollevarti da una brutta caduta, quando è cattiva ti dà modo di inciampare con troppa facilità... 

Riconoscere il vero

La capacità di saper riconoscere il vero è direttamente proporzionale alla propria capacità di essere aderenti alle verità che già si conoscono al di sopra di ogni dubbio. È un percorso difficile, nel quale più si avanza verso la perfezione... e più essa diviene visibile.

L'obbligo che ha il male di tradirsi


La disarmonia è male nei confronti del bene rappresentato dall'armonia. L'armonia è il modo che ha la vita di essere in equilibrio relativamente stabile, nel rapporto che ha con i princìpi a carattere universale attorno ai quali essa si svolge e avvolge, per dare a tutti la possibilità di raggiungere la perfezione implicita al proprio stato dell'essere. La disarmonia in sé è il male solo quando, a propria volta, accetta come auspicabile la propria relativa fissità. Poiché l'esistenza si fonda e costruisce sulla verità, e la verità è, insieme all'esistenza, un dono che è stato fatto, dunque una conseguenza del sacrificio operato dalla Realtà, superiore perché trascendente l'universo dei limiti, tutto ciò che è male è impossibilitato ad avere in sé la perfezione connaturata al donare se stessi. Questa impossibilità impedisce al male l'accesso alla sfera di Realtà spirituale e lo obbliga a tradirsi, perché la verità rappresentata dal male è implicita al fatto di essere soltanto un "vero male". Un'intelligenza armonicamente sviluppata sa riconoscere il male proprio attraverso le sue imperfezioni, le stesse che gli danno l'aspetto di una parodia caricaturale della verità.

Zuccherate idiozie


Il contenuto dell'immagine sopra è di una banalità che vorrebbe escludere la banalità dal mondo. Ridicola dimostrazione di quanto si possa non comprendere le ragioni che ha il mondo per esserci. Il mondo ha soltanto bisogno di un'intelligenza che in pochi possiedono, e coloro che non ce l'hanno  danno la qualifica di santi a quegli eletti, pensando che la santità sia una realtà irraggiungibile...
Questo indica che i modi del male sono simili ai modi degli stupidi.
Ci sono persone che s'industriano a diffondere, su facebook e sul web in generale, banalità assurde che irretiscono masse di ingenui, i quali hanno il dito incline a pigiare il tasto del "mi piace", prima ancora di riflettere sulla qualità di quello che passa sotto agli occhi della propria capacità di comprensione. Immagini decorate con volti di saggi orientali e di personaggi famosi per la loro saggezza, insieme a quelle di santi, sono riempite di frasi che offendono l'intelligenza delle persone ingenue, senza che queste ultime riescano ad accorgersi dell'inganno che le induce ad applaudire. Così agiscono i demoni, perché non potendo imporre il male lo inoculano, aggirando le coscienze, e nello stesso modo agiscono gli individui a scarso grado intellettivo perché pensano, così facendo, di avvalorare i loro pensieri stupidi, attribuendone la paternità alle persone di valore.

Al pianeta serve tutto quello che c'è, perché l'equilibrio totale è dato dalla somma dei disequilibri parziali dei quali è composto. Ma tutto ciò che è è sottomesso al cambiamento e il dovere di ognuno sta nel migliorare se stesso al fine di maturare al meglio le proprie possibilità di raggiungere la perfezione del proprio stato esistenziale.



Assodato che innumerevoli sono gli individui stupidi che danno il loro appoggio alla diffusione di frasi fatte le quali, dietro la superficie verniciata di verità luccicanti come specchietti per allodole, nascondono finalità orientate a confondere le persone sulla capacità di saper riconoscere il giusto dall'ingiusto e ciò che è bene da quello che è male, è dunque necessario riflettere su quale possa essere la regia occulta di queste manovre, che infestano il web della zuccherata idiozia di frasi, che eserciti di ingenui diffondono come se si trattasse di verità auspicabili. Penso che ci sia una regia malvagia dietro a queste cose, analoga a quella delle catene di santantonio, perché c'è un unico filo conduttore che ne maneggia la diffusione, riconoscibile per lo stesso stile che produce questi odiosi manifesti.
Si consideri bene ciò che significa "giocolieri dell'anima"... L'anima è un termine ambiguo perché portatore di un duplice significato, può indicare la sfera psichica che anima, vitalizzando la persona, o lo spirito che ne costituisce la centralità. In entrambe queste sua accezioni il termine giocoliere indica l'abilità a modificare i propri sentimenti adattandoli alle nuove necessità che l'egoismo presenta sul vassoio dell'ipocrisia. Si è giocolieri piegando ai propri fini gli instabili equilibri della vita, ma quali siano questi fini non può dirlo né un artista, neppure un "risolutore pacifico", non un supposto "guaritore" e nemmeno gli amanti entusiastici di ogni sorta... E che cos'è il "successo"? Un uomo può avere successo anche nella lotta che ognuno mette in atto per sconfiggere il proprio egoismo o la propria ipocrisia. Il termine successo qualifica chi è buono e squalifica chi è malvagio. Dire uomini di successo, generalizzando in termini esclusivamente negativi, suggerisce che avere successo sia sempre un male.

Che dire poi di "amanti di ogni sorta"? Sono compresi anche gli amanti del male?
La frase sull'entusiasmo, considerato nel suo aspetto "sano", senza specificare cosa debba essere sano è entusiasmante, perché i nazisti consideravano sano l'entusiasmo che ha fatto costruire loro i campi di sterminio...

lunedì 28 ottobre 2013

Esseri umani...

Detestare l'umanità è la cosa più facile al mondo, tutti ne sono capaci perché ognuno, conoscendo se stesso, spera che gli altri siano come è lui...

Diffusi interessi

Non sono molti gli interessi diffusi tra l'umanità: star comodi e tranquilli senza impegni che sfianchino, non avere contatti lavorativi con capi e colleghi rompicoglioni e prepotenti, amare la vigliaccheria propria ma non quella altrui, come si fa con l'ipocrisia, essere considerati intelligenti e affascinanti tanto da far ribollite il sangue di chi ci passa accanto ed essere felici, nonostante tutti i difetti che ho appena descritto...

Si sarà ripagati con la stessa moneta?

C'è una vocina, dentro a ognuno, che a volte assomiglia a un parente stretto della coscienza, ma nessuno è sicuro che lo sia. Potrebbe addirittura essere un suo aspetto laterale, che ha preso forma dalle cose che ci hanno insegnato da bambini, dal singolare senso di giustizia che prevede sia punito ogni atto malvagio... con la stessa moneta con la quale è stato compiuto. Questa sensazione di essere tutti sotto il controllo continuo di un ordine naturale, estremamente vendicativo, spinge le persone verso la paura che un cielo spione possa far cader loro sulla testa destini terribili, e probabilmente è la ragione che dà quell'aria circospetta e infida a tutti coloro che stanno tramando alle spalle della bontà.
La realtà è assai più terrificante di quanto questa vocina vorrebbe far credere, perché non c'è alcuna necessità che si debba pagare per il male fatto con la stessa moneta usata per far del male. Figurarsi se l'Assoluto, che è infinito ed eterno, ha bisogno di limitare piegando i suoi crudeli, anche se giusti interventi, ai risultati della ricerca di una stessa moneta...

Consigli su come scrivere un racconto

I modi per scrivere un racconto sono indefiniti come quelli del romanzo, e il tentativo di recintarne alcuni dà, come risultato, il belare di pecore. Il modo che per me è il migliore, perché adatto alla mia personalità, non si immagina una trama e neppure un ordito, ma procede nello stesso modo che ho di disegnare: traccia uno scarabocchio, lo guarda, ci si immagina sopra fantasticando, si cancella qualcosa e si aggiunge altro, e quando il cazzeggiare ti ha finalmente trascinato nel vicolo di cui nulla si sapeva... se ne lavano le tracce di pipì, si impilano i cartoni per far posto alla possibilità di fare un buco nel muro che ha reso quel posto cieco, così da sbucare nel finale della storia. Se quell'epilogo fosse di una qualità che non giustifica la fatica fatta prima per pulire... si torna indietro, si pulisce meglio, si demolisce in un altro punto il muro, e si valuta un nuovo possibile finale che dovrà, per prima cosa, meravigliare chi lo ha scritto. Male che vada, dopo aver distrutto tutti i muri che ci imprigionavano, ci si ritroverà senza più nulla da abbattere, in un prato aperto a tutto, anche alla possibilità di scovare un quadrifoglio che dia la fortuna che, se ci troviamo lì, significa che non ci ha assistito...

domenica 27 ottobre 2013

Uno strano sognare

La dimensione vigile (si fa per dire) vissuta durante lo stato di veglia ha il suo rovescio nel sognare dove, al posto di essere vittime della realtà... si è carnefici. Purtroppo la carneficina è spesso attuata contro noi stessi, e pare siano tutti impegnati a edificare mondi improbabili, dove ognuno si ricama destini non sempre desiderabili. I miei sogni assomigliano tanto alla realtà quotidiana, mi trovo quasi sempre con mia moglie al fianco, e la trascino in avventure che a volte sono a sfondo tragico. Mi chiedo il perché io decida di creare dei sogni tanto dolorosi, quando dovrebbe esser facile inscenare i desideri più belli, irrealizzabili durante la veglia, per mettere in piedi situazioni spettacolari e soddisfacenti. Il sognare non deve essere soltanto il modo di dar corpo a ciò che non è realizzabile quando si è desti, ma deve avere anche altri compiti, come quello di dire a se stessi cose che evitiamo accuratamente di riconoscere come nostre realtà interiori. Una sorta di simbologia immaginaria non più costituita da simboli muti e universali, ma da accadimenti che vogliono parlare con noi in un linguaggio diverso dalla chiarezza ordinaria, per lasciare cicatrici emotive che avranno ripercussioni nell'esistenza di tutti i giorni. Mi domando perché io abbia sognato di essere in moto abbracciato a mia moglie, entrambi seduti sul portapacchi con nessuno alla guida del mezzo, in ripida salita fangosa al limite dell'aderenza e, per finire, concludere la gita, che poteva avere altri facili epiloghi, in un profondo burrone. Mentre precipitavamo, stretti uno all'altra, ho trovato solo il tempo di dirle che stavamo per morire, ma avrei volentieri aggiunto che l'amavo se il tonfo a terra non mi avesse spento la voce. Morti però non siamo, e nella meraviglia dell'essere sopravvissuti ci siamo ritrovati in una vallata, sormontata da alture diverse da quella che stavamo percorrendo in moto. Per farla breve siamo entrati nel bar di una cittadina per chiedere in che anno fossimo, e ci siamo accorti di essere tornati indietro nel tempo di una ventina di anni, poi mi sono svegliato con la precisa sensazione che non sarebbe stato facile, per il Padreterno, dividerci. Ora mi resta da concentrare meglio la mia immaginazione per orientarla, che so, in un prossimo sogno dove mia moglie non sarà presente, e al suo posto un nugolo di bellissime ninfe mi inseguiranno allo scopo di farmi conoscere le delizie di un orgasmo senza soluzione di continuità. A proposito... qualcuno sa dirmi come fare per rendere questo scritto invisibile a una persona in particolare che sta, pure lei, su facebook?

Coerenza

Dalla mia wikipedia personale: 
Coerenza: dicesi di un comportamento quando esso si sforza di essere aderente ai princìpi che la persona si è data. Quando quei princìpi sono realisti nel saper riconoscere che l'esistenza è un benevolo imbroglio, con lo scopo di insegnarci il valore del sacrificio personale, allora quel realismo diviene assimilabile al pessimismo. È solo a questo punto che chi voleva essere coerente con la realtà pessima di ciò che subisce se la prende con Dio, nella indimostrabile certezza di essere l'unico individuo nobile dell'intero universo. Di solito Dio si impietosisce e gli dimostra che il peggio non era ancora arrivato...

sabato 26 ottobre 2013

L'orgoglio di essere insegnanti


L'ultimo sentimento che un insegnante dovrebbe provare è quello del sentirsi orgoglioso della propria condizione professionale, e questo per una importante ragione che illustrerò. Chi insegna adempie a un servizio sociale e umano che ha per scopo, attraverso l'esempio sostenuto dal proprio comportamento, la crescita delle coscienze attraverso la conoscenza del mondo e delle leggi che lo governano, siano esse di un ordine naturale oppure sociale, queste ultime convenzionali perché umane. L'orgoglio professionale, come qualsiasi altro genere di orgoglio, è un sentimento rivolto verso la propria persona, ma chi insegna essenzialmente svolge una professione che si occupa di aiutare gli altri, educandoli al riconoscimento dei valori pregiati dei quali l'esistenza è portatrice, e come potrebbe nutrire orgoglio personale chi conosce le gravi limitazioni implicite all'essere orgogliosi, anche quando lo si è per il bene fatto? L'orgoglio è un sentimento contrapposto all'umiltà che chi insegna dovrebbe coltivare, perché non si insegnano i valori della pace attraverso l'orgoglio che determina le divisioni e le guerre. Si è orgogliosi di appartenere a una classe sociale, a un credo religioso, a una nazione, a una regione, a un paese, a una via, alla marca di un paio di scarpe, mai si è orgogliosi di amare tutti. L'esempio più importante è dato dai santi, e chi insegna ha il dovere di ricordarselo.

Il provocatore

L'esistenza era responsabile di averlo provocato per prima, d'altronde non avrebbe potuto prevedere le pesanti conseguenze che sarebbero seguite a quel suo primo agire. Essere fatti nascere col culo che esce alla luce per primo, al posto della testa, non fu una provocazione da poco, ma in fondo, deve aver pensato l'esistenza, tutta la vita è un continuo stimolare verso il raggiungimento della perfezione perfetta, e se non è una provocazione questa... Crescendo crebbe insieme a lui una certa voglia di resistere alle angherie continue che, essendo convinte di essere utili a rinforzare il carattere, non concedono spazi alla pietà facendola sentire a disagio perché fuori posto. Nessuno può dire qualcosa attorno alla natura della sua inclinazione verso lo scrivere, nemmeno lui può, ma se questa c'è può anche essere usata, e soltanto la sua personalità può decidere quale direzione darle, e l'indicazione è stata l'esistenza stessa a fornirgliela: la provocazione. Questo modo di porsi nei confronti del prossimo è detestato da tutti, perché il fine dell'esistenza è orientato all'armonia, mentre il provocare crea situazioni poco adatte alla pacificazione che ogni armonia richiede. Da un'altra visuale è necessario dire che l'armonia non si instaura da sé; non può farlo fino a quando essa non è presente. Dunque ci devono essere dei percorsi relazionali che consentano di raggiungere lo stato di equilibrio dal quale ogni armonia prende forma. L'elemento necessario a un equilibrio che non sia statico, e neppure unilaterale, è il movimento. Movimento che ha bisogno di essere provocato. Naturalmente la provocazione potrà essere cosciente del proprio obiettivo oppure no, ed è la presenza o l'assenza di questa consapevolezza che la rende intelligente o stupida. Chi dà del provocatore a qualcuno difficilmente si chiede quali possano essere le ragioni della provocazione, si sente istigato a dover riconoscere la sussistenza di ragioni che non vuole affrontare, di conseguenza si difende accusando per la sua incapacità di confrontarsi dialetticamente in un'analisi che abbia in vista la sua possibile sintesi. Quando il provocare non ha obiettivi intelligenti il discorso è evidentemente diverso, ma quest'ultima eventualità non riguarda colui che sta scrivendo queste righe accusatorie, nonostante sia considerato il detentore del record nazionale di espulsioni, accumulate nei forum frequentati da persone a scarso grado intellettivo, cioè la quasi totalità presente in rete. Io sono stato accusato di essere un troll persino dagli stessi troll, ed è stato un vero piacere anche se, bisogna dirlo, la deficienza altrui non aumenta mai la propria intelligenza. L'orbo, in un mondo di ciechi, inciampa come se si trovasse in un mondo di aquile.

venerdì 25 ottobre 2013

Un grande spettacolo


L'esistenza è lo spettacolo nel quale l'uomo recita la parte che si è assegnato da sé, senza ascoltare i consigli datigli dal regista…

La caccia dei "Mi piace"

Il timore di esporsi al ridicolo, misto alla voglia di collezionare numerosi "Mi piace", impera su Facebook e su questa inclinazione generalizzata si attaccano come zecche i diffusori di frasi fatte, banali e immodificabili perché trasformate in immagini, con a fianco la troneggiante figura di Gandhi, o di Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Mandela, il Buddha... i quali assicurano che la frase è loro, e non una cagata di chi si è servito del copia-incolla per far bere a chi legge le più astruse minchionerie, utili alla febbre dell'oro dei "mi piace", che sfama i navigatori del Web in cerca di avventure che siano a basso rischio... come il furto di carta igienica nei cessi di una galleria d'arte.

Desidera un caffè?

Grazie ma non bevo caffè, fa male e mi agita, costringendomi a farmi una canna per calmare l'ansia. Poi la canna mi abbiocca troppo e, per tirarmi su, mi vedo costretto a sniffarmi una strisciona di coca che mi agita di nuovo e mi conduce a un uso smodato di eroina che, però, ha il difetto di ingrigire la vita, addormentandone le sensazioni pregiate. Allora mi bevo mezza bottiglia di Martini che mi tira su il morale e, per un po', le cose vanno meglio, se non fosse per i conati di vomito che mi obbligano a svuotare lo stomaco con l'aiuto di un'altra canna. Così messo e disperato non trovo altra soluzione che ingoiarmi una pasticca di extasy che fa poco e, quindi, me ne succhio un'altra che non sale mai, e allora mi sparo un trip di LSD. La clorpromazina che mi somministrano al pronto soccorso, per fortuna, rimette le cose al loro posto e ha solo il difetto di farmi venire voglia di bere un caffè...


Gli veniva da ridere...

Come la sua coscienza potesse sopravvivere al corpo che le era servito da capro espiatorio… per ora continuava a essere un mistero, ma il suo vecchio corpo stava lì, sdraiato sotto ai suoi occhi, che non avevano più bisogno del cristallino per mettere a fuoco le immagini, non di una rètina per la loro decodificazione, e nemmeno di un nervo che gliele inviasse capovolte al cervello, il quale avrebbe poi dovuto raddrizzargliele, al puro scopo di mortificare la sua intelligenza che adesso, a chiamarla così, gli veniva da ridere anche senza una bocca per farlo. Bestemmiare in quella situazione non gli pareva proprio il caso perché ora, quella che non si meritava più di essere considerata una intelligenza, pareva essere diventata leggermente più lucida del solito, nello sconsigliarglielo. Di fatto la sua coscienza, diventata impalpabile ed eterea allo stesso modo di quando era in vita, stava galleggiando sopra il letto di una stanza d'ospedale con i muri ingialliti dal sudore esalato da altri moribondi che, come aveva fatto lui, attendevano che il fato beffardo si compiesse nei suoi soliti modi, in genere considerati di cattivo gusto da chi li subiva. Si lamentavano persino quelli che avevano avuto in sorte la dolce morte nel sogno, perché li aveva privati del diritto di ricevere il ringraziamento dovuto, a causa dei soldi lasciati in eredità, dal sorriso esagerato di parenti che non vedevano l'ora di lamentarsi a loro volta per l'ingiustizia subita dalla divisione squilibrata.
La sua attenzione si soffermò sull'espressione che il dolore aveva impresso al suo viso imbiancato dal trapasso, rendendolo quasi ridicolo e degno di scomparire dai ricordi che la mancanza di un cervello fisico considerava esuli.
La morte aveva tutta l'aria di non volergli dire più di quello che la sua intelligenza fosse disposta a capire, e questo era un problema che andava ad aggiungersi a quello dato dal non saper dove andare, così si acquattò in un angolo del soffitto, sforzandosi di dare una consistenza alla muratura con quello che gli restava della sua annichilita immaginazione.
Quello che la morte cincischiava a rivelare ci pensò la vita a dirglielo, attraverso l'entrata del medico che gli coprì la salma col lenzuolo che aveva un buchino vicino all'orlo non ricamato, fatto bruciandolo col mozzicone dell'ultima vendicativa sigaretta, fumata di nascosto un istante prima che gli buttassero via il pacchetto. Da quell'apertura provvidenziale il suo cadavere avrebbe potuto ancora comunicare visivamente col proprio fantasma, se avesse potuto vederlo, e se quella evanescente immagine avesse avuto modo di spifferargli qualche pettegolezzo su cose che la morte si guarda bene dal confessare.
Premendo inconsapevolmente contro l'angolo del soffitto il trasparente doppione del suo cadavere si ritrovò fuori dalla stanza, all'aperto, sotto un sole che attraversandolo non generava alcuna ombra, e pensò che, forse, la morte non fosse altro che il percorso, fatto a ritroso, dalla vita a ogni nuova nascita di un essere, dove il corpo è stato l'ultimo a essersi costituito, sulla forma cosciente dello spirito impressa nell'anima, e il primo a doversene andare con la morte che la vita vede quando si guarda allo specchio. Di seguito anche la coscienza si sarebbe appisolata, era solo una questione di tempo, e l'intero suo essere si sarebbe di nuovo rannicchiato in potenza in un embrione, che avrebbe sostato al di sopra del tempo in attesa di un nuovo ritorno, chissà quando e chissà dove, in una specie sconosciuta sopra un mondo diverso, ma con gli stessi identici problemi che non aveva saputo risolvere qui, sulla Terra dei suoi avi.

Si diede quindi un'ultima scrollatina, come quella che si danno i cani appena usciti dall'acqua, nella speranza di togliersi di dosso l'angoscia, la stessa che soffoca come acqua chi attraversa l'esistenza senza saper nuotare, e si mise a piangere in assenza di lacrime, come fa il Cielo quando chiama a sé gli umani che non sono riusciti a trasformarsi in santi.

Inconscio e superconscio

L'inconscio, a rigore, essendo inconscio è inconoscibile. Semmai sarebbe il subconscio a dover essere conosciuto. Jung, e tutta la psicologia in generale, non hanno attivato l'attenzione che occorre avere per la simmetria nella quale l'esistenza si esprime. Se c'è una sub coscienza dev'esserci necessariamente una super coscienza, la quale non è certo ciò che è inconoscibile, e neppure è data dal galleggiamento degli strati inferiori e nascosti, dunque subcoscienti, del normale stato di coscienza. La super coscienza è la consapevolezza dell'universale e dei suoi princìpi, che sono norma e modulo della manifestazione della realtà relativa. È quella chiamata da tutti i popoli del pianeta "Ispirazione spirituale", ed è prerogativa delle persone iniziate ai misteri dello spirito. Spirito che è Intelligenza universale, madre e contenitore di quella ridotta e individuale che mette l'uomo in imbarazzo, perché incapace di portare alle sue estreme conseguenze la logica. Logica figlia della verità che dalla verità è contenuta ed è, poiché un contenuto non può contenere il proprio contenitore, incapace di riuscire a contenere nella sua interezza ciò dalla quale è contenuta. Logica che si avvale del principio di non contraddizione, che funziona soltanto quando la stessa logica procede, nel suo svolgersi, da princìpi assolutamente certi che devono avere carattere universale, quindi applicabile a tutto l'esistente. Solo la super coscienza è capace di "vedere" la verità dei princìpi universali nell'immediatezza superiore al tempo, e può vederli perché l'illuminazione interiore apre un canale di comunicazione diretta col centro di sé, il quale è a propria volta il riflesso del Centro di ogni cosa e dell'intero universo,  ed è assimilabile all'Intelligenza universale. È chiamato: "Assoluto Mistero dello spirito" o anche, più comunemente, "Dio".

La distanza più breve tra due persone


La distanza più breve tra due persone è data dalla compassione, che è condivisione della stessa sofferenza. L'umorismo, nel suo aspetto superiore e nobile, ha il compito di alleggerire la sofferenza data dal vivere e, per questo, è anche capace di tenere per mano la compassione, per farla sorridere nel suo saper riconoscere le ragioni della sofferenza.

giovedì 24 ottobre 2013

Ricordi...


Una memoria che non lo lasciava in pace gli riempiva i pensieri di ricordi che avrebbero dovuto essere stati sepolti, ma il ricordo ha le sue proprie leggi, e non invecchia come la vita che vive rubando l'equilibrio dei corpi che tremano di paura. I ricordi sono immateriali, il loro peso dipende da una gravità diversa da quella che ci tiene ancorati alla terra, e gli unici vermi capaci di consumarli sono quelli che nascono dalla distrazione. Se li seppellisci ti chiamano per nome, e non ci sono bare che possano soffocarne le urla. I ricordi non seguono lo scorrere del tempo, non si fanno imbrogliare dal mago che chiamiamo istante. A volte sprofondano nell'oblio, ma lo fanno per riposarsi e quando si svegliano non raccontano sogni, ma verità. Qualcuno di essi sparisce del tutto, offeso dal nostro essere stati distratti, ma non accade ai ricordi cattivi, perché è stata la loro cattiveria a tenere desta la nostra attenzione. La memoria che non lo lasciava in pace improvvisamente cessò di correre, e il pensiero che la superò chiese se essa fosse il cuore del pensare, oppure la sua croce e se dopo morti, in assenza del sostegno dato da un corpo ormai disfatto, il ricordare sarebbe rimasto lì, appoggiato ai rimpianti di un'anima privata del pulsare delle sensazioni, oppure se ne sarebbe andato con lei, vuoto guscio psichico privo di personalità propria, fantasma piangente incapace di ordinare le proprie congelate emozioni. La sua mente, non potendo rassicurarlo, riprese a evocare paure antiche, le stesse che affliggono ogni uomo quando il suo ricordare gli rammenta la morte.

mercoledì 23 ottobre 2013

Che fatica dover vivere...

Lo so anch'io che il dover considerare le possibilità di perfezione implicite in noi stessi rappresenta una fatica; lo so perché mangio ed è una normalità consueta, come lo è bere, passeggiare, guardare le stelle, fare l'amore, essere amati e amare, ma è sufficiente avere mal di denti che subito si maledice il Cielo, e le sue stelle che fino a ieri sembravano dei sorrisi alla vita oggi hanno l'aria di essere ghigni satanici, che mi ricordano il poter morire tra spasmi atroci...

Motivi detestabili

Quali orribili ragioni spingono moltissime persone a credere che le difficoltà a migliorarsi siano così difficili da superare che convenga, piuttosto, accontentarsi di quello che si è, confondendo così l'amore che si deve nutrire per ciò che è bene, con l'amare anche la parte peggiore di sé?

martedì 22 ottobre 2013

Nove mie divagazioni su un disegno di Shultz










La vera storia di Jack O' Lantern

Come al solito si sono aperte le bocche di fuoco dell'inferno, e orde di demoni, che si dicono cristiani, hanno scatenato una campagna denigratoria contro la festa di Halloween, nella volontà di aprire una nuova guerra di religione. I demoni amano le guerre di religione più di qualunque altra cosa. Così decisi, tempo fa, di riscrivere la storia tradizionale di Jack O' Lantern, perché nulla è peggio della verità, per i demoni.

La vera storia di Jack O' Lantern

Lamentarsi era il suo passatempo preferito, e anche la scusa che gli consentiva di ubriacarsi senza avere l'ombra di un senso di colpa.
— Povero Jack— gli sussurrava la sua coscienza, riempiendogli il bicchiere
— È nel destino di tutte le buone persone come tu sei, l'essere soli e scacciati da tutti come accade ai cani rognosi, bevi Jack e consolati col nettare che ti manda il cielo—
E lui tracannava senza tregua sentendosi sempre più buono e più solo.
Quella sera, accompagnata dalla propria immagine che ondeggiava tra i fumi dell'alcol, era più cupa del solito e invogliava a stonarsi di più. Jack chiese all'oste di versargli ancora da bere che l'avrebbe pagato domani, ma l'oste rifiutò, dicendogli che accanto a lui stava ridendo il diavolo. A Jack parve di vederlo quel diavolo, e volle spegnergli il ghigno puzzolente che gli incorniciava quei denti rossi di sangue. Così cominciò a provocarlo, dicendogli che mai e poi mai sarebbe riuscito a trasformarlo in una cattiva persona, e che Jack la sua anima non l'avrebbe venduta per nulla al mondo.
Quello che gli era parso essere un diavolo smise di sogghignare e si trasformò in una moneta d'oro che rotolò, tintinnando in volute aggraziate, sul tavolo vicino alla sua mano.
Jack era un contadino, non uno stupido, e l'arraffò in fretta, prima che l'oste ne reclamasse la proprietà; se l'infilò nel portamonete vuoto e, per non correre rischi di perderla, ci mise dentro anche la croce d'argento che portava al collo. Il diavolo, tutto intento a trascinare Jack all'inferno, non si avvide subito di avere la sacralità di una croce per compagno, e la sua forma di moneta evanescente si irrigidì nella paura delle conseguenze terribili che ha ogni fiamma quando si avvicina all'acqua. Impossibilitato persino a bestemmiare cominciò a supplicare Jack di liberarlo da quella nefasta compagnia, promettendogli ricchezze enormi e potere, ma Jack era un contadino, non uno stupido, e chiese in cambio la libertà dalle fiamme degli inferi. Il demonio non ebbe scelta e obbedì, prima di essere liberato da quella pesantissima croce.
Jack era felice perché questa volta era riuscito a mantenere ciò che si era ripromesso di fare: forse l'anima l'aveva sì venduta, ma non per una cosa di questo mondo.
Il resto della vita la trascorse commettendo le più ignominiose malefatte, senza il timore di avere ripercussioni in cambio, perché le fiamme degli inferi non stanno solo all'inferno, ma anche in ogni respiro dell'anima, e bruciano del rimorso che la coscienza alimenta senza mai fermarsi.
È la vita che chiama la morte, e la morte in uno stato dell'essere è nascita in un altro e diverso stato dello stesso centro attorno al quale un altro essere prende forma e, insieme a quella, si prende anche il peso di un destino che Jack credeva di non avere più.
L'anima di Jack attraversò lo Stige e rise davanti alle porte infernali dove Lucifero lo stava aspettando, non immaginandosi che anche quel maledetto demone gli avrebbe ghignato dietro che la vendetta si sarebbe compiuta anche fuori dalle sue fiamme.
Jack a quel punto si chiese se oltre all'inferno e al paradiso, ai quali gli era impedito l'accesso, ci potesse essere qualche altra dimensione dove errare felici, e la risposta l'ebbe dal buio dell'universo.
Fu in quel buio che scoprì il senso simbolico nel quale sono racchiusi l'inferno e il paradiso, che non sono luoghi allo stesso modo nel quale non possono essere eterni, perché Eterno è solo l'unico Mistero assoluto e infinito che tutto avvolge e ama. Lo stesso amore che diede anche a Jack il suo embrione di luce, quella stessa luce che, illuminando il Buio sacro, componeva ombre ogni volta che incontrava un ostacolo al proprio irradiarsi. Ora Jack aveva la sua strada speciale da illuminare, e una casa da cercare tra le miriadi di stelle simili alla sua luce, solo tanto più lontane. Da allora Jack vaga, illuminando e domandando asilo in ogni granellino che è pulviscolo dei soli, e quando suonerà alla vostra porta, sul granello dove abitate, fategli coraggio, offritegli qualcosa perché in fondo lui ha sconfitto un demone, anche se non era quello che ancora abita e ghigna dentro di lui.

La modestia conviene

Conviene sempre essere modesti, non fosse altro che per poter dire al Padreterno, quando ci rinfaccerà di aver sprecato i suoi doni, che non ne sapevamo niente...

lunedì 21 ottobre 2013

Chi mente

Chi mente protegge se stesso, o altri, dai pericoli che comporta la verità. Non ci sono altre ragioni per mentire. Dunque solo chi è disposto a sacrificarsi  per difendere la verità può essere sincero. Colui che mente a se stesso può sapere di mentire oppure no, ma in entrambi i casi crede di avere il diritto di difendersi costruendo una verità che gli appartiene, quando, invece, la verità non è di nessuno perché è libera. È per questo suo essere libera che la verità è liberatoria.

Alla fine

Alla fine, cosa può essere più importante di ciò che siamo riusciti a essere? E cosa si è di diverso da quanto si conosce nella totale certezza? Il mentire ci avvolge in un bozzolo opaco che crediamo riesca a proteggerci, e invece ci isola nel nostro egoismo.

Siamo tutti veri...


Siamo tutti immersi nella verità, ma non la vediamo perché raccontiamo bugie. Appena si smette di raccontarle... la verità pare non riuscire a crederlo, e ci mette alla prova scatenandoci addosso tutta la rabbia di cui il mondo è capace, in modo da lasciarci liberi di scegliere se essere dei veri bugiardi oppure dei veri uomini.