Ci si accontenta di vivere alla ricerca della felicità che, quando arriva, svanisce in fretta come tutti gli stati d'animo non sostenuti dall'intelligenza. Poi ci si ammala e si bestemmia, accusando un Dio al quale non si crede di essere ingiusto perché non ha colpito, al posto nostro, il nostro vicino di casa che è più brutto di noi e meno intelligente. Chi sta male vede gli altri allo stesso modo in cui chi ha bucato una gomma sull'autostrada vede gli altri automobilisti come fossero esseri felici e spensierati... che non hanno bucato mai.
Si sa niente di come vada la vita dopo la morte, si sa poco anche della vita che si sta vivendo a fatica, ma nonostante questa scarsa conoscenza della realtà, e delle leggi che ne governano lo svolgimento, tutti si ergono a giudicare il Mistero che ci concede la libertà di scegliere chi essere e come esserlo, pronti a sentirci superiori all'Intelligenza universale che è causa della nostra individuale.
Siamo esseri piagnucolosi che hanno gli occhi iniettati di sangue colmo d'odio, e che fingono di essere buoni e altruisti dimenticando, in questa finzione, di risucchiare la bava che cola dalle nostre bocche desiderose di cibarsi della felicità altrui, che immaginiamo sia negata al nostro cuore.
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