È singolare che la pigrizia di uno che scrive storie, invece che allungarne pigramente l'azione, lo disponga ad accorciarla. Si potrebbe dire che l'indolenza di chi scrive sia rapidissima nel concedergli di esprimere i propri limiti.
giovedì 18 aprile 2013
Non vedo l'ora
Non vedo l'ora (si fa per dire) di sapere che succederà dopo essere morti. A sentire le voci che girano (che farebbero impallidire un cadavere) parrebbe che per tre giorni il nostro fantasma, aleggiando sopra la nostra puzzolente salma, sia costretto ad ascoltare i piagnistei dei parenti, solo quelli che non ci vedevano da anni, perché quelli a noi vicini stanno facendo i loro conti su quanto riusciranno a spolpare del nostro lascito. Per non parlare, poi, dei commenti ipocriti di chi ci ha sempre odiato senza avere il coraggio di gridarlo a un funerale. Contemporaneamente il fantasma che saremo esprimerà giudizi taglienti sulla qualità della manifattura con cui la cassa da morto è stata impiastricciata di flatting. Passati i tre giorni iniziali dovrebbe cominciare la trasmigrazione dell'anima, che sarebbe una specie di corsa a ostacoli nel tentativo di schivare la presa dei dannati che vorrebbero godere della nostra compagnia. Infine una benedetta luce dovrebbe aprire lo spiraglio beatificatore tanto desiderato, ma è qui che casca il morto perché la luce, lo sanno tutti, può anche essere il fuoco a farla...
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