venerdì 27 dicembre 2013

A quelli convinti che la morte dica loro la Verità che non hanno saputo riconoscere da vivi

Ho sollevato un po' di problemi, lo riconosco, ma alla fine ho accettato la morte, anche se a malincuore. In fondo ero avanti con gli anni e pure di salute cagionevole, e la morte mi avrebbe risparmiato un sacco di tempo perso in coda agli sportelli degli ospedali, a dovermi subire i pietosi racconti di chi voleva passarmi davanti. 
Arrivato nell'aldilà son rimasto male: niente di quello che mi hanno insegnato al catechismo corrispondeva alla realtà che crudelmente se ne infischiava della mia sensibilità ferita. Davanti alla mia coscienza c'era solo un acre profumo d'incenso che attaccava in gola, e per un attimo temetti di dovermi inginocchiare davanti alla divinità sbagliata.
Invece si materializzò una specie di angelo, ma privo delle piume da piccione che i pittori gli mettono sulla schiena. Qualcosa c'era dietro le sue spalle, ma pareva più una confusa aureola fatta con pennellate di cielo pallido. 
Questo essere, con occhi argentei difficili da fissare, prese a dirmi dove avevo sbagliato e perché lo avevo fatto. Poi mi diede un opuscolo che mi spiegava il perché e il percome della vita e della morte, gli anni di purgatorio che mi ero meritato e il nome della squadra di calcio della quale sarei dovuto diventare tifoso…
Mi svegliai tutto sudato col cuore che tentava di fuggirmi dalla gola…

Cazzo! 
Era la stessa squadra che avevo seguito anche nei tribunali, dove l'avevano retrocessa perché si comprava le partite...

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