lunedì 9 luglio 2012

La scrittura non deve godere della libertà totale


Ho conosciuto, e continuo a conoscere, scrittori che sono convinti, per il solo fatto di scrivere, di avere diritto a una sorta di impunità. Quello che scrivono è, secondo loro, indipendente da quello che essi sono e da come vivono. Sempre secondo loro è possibile parlare bene e razzolare male, come fecero a suo tempo J.J. Rousseau - educatore che abbandonò i suoi cinque figli in un orfanotrofio, senza mai più rivederli - o Pasolini, il quale asseriva di difendere i proletari mentre faceva sesso, sulla sua Alfa spider, coi loro figli minorenni, quelli che battevano il marciapiede - o Alda Merini che scriveva poesie d'amore evitando di ricordarsi, come tutte e quattro hanno dichiarato, delle sue figlie -
Il mio non vuole essere un atto di accusa, perché non ero lì accanto a loro e non sono certo di nulla se non ho un'esperienza diretta, ma parlando con molti che scrivono constato che sono pochi gli scrittori convinti di dover essere aderenti, nel loro comportamento, alle verità di ciò che scrivono.

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