venerdì 28 agosto 2015

Il diritto di amare

Il diritto di amare è superiore a quello che si arrogano le persone che impongono chi si dovrebbe amare, e questa libertà di scelta è sacra, nel suo dover essere indipendente dalle conseguenze che potranno essere generate. Sempre la causa, che è ragione d'essere dei suoi effetti, è indipendente da questi effetti e da questi ultimi non potrà essere modificata. Chi potrebbe evitare che la libertà non abbia delle conseguenze, siano esse buone o cattive? Questa considerazione da me ora esposta è di principio e non necessita di arzigogolati parallelismi tra le necessità economiche e quelle di organizzazione sociale, perché l'economia e la società sono entrambe quantificazioni della qualitativa libertà individuale di scegliere.


La naturalità esige, per esserlo, di appropriate condizioni. Così il petrolio è naturale se sta dove sta sottoterra, ed è innaturale in un prato fiorito. Allo stesso modo la libertà è naturale quando assolve al compito che essa ha: quello di insegnare cos'è l'amore, e non solo al dover mantenere viva la specie.

Sull'omosessualità


La divisione dell'unità nelle due opposte polarità delle quali uomo e donna sono l'espressione, riferita alle diversità di principio - simbolicamente l'uomo è associato all'intelletto (si fa per dire) e la donna al sentimento - questa divisione, dicevo, è conseguenza delle leggi naturali che sono la conseguenza di princìpi universalmente validi, ma ogni realtà mostra l'armonia data dalla validità funzionale sul piano di quella validità funzionale e non su altri piani di realtà a essa contigui o, semplicemente, vicini. Occorre dire, anzi sottolineare, che quello della funzionalità non è il solo piano sul quale l'esistenza esprime le proprie potenzialità. In un'altra e diversa sfera di realtà, che non è quella della conservazione della specie, e che si potrebbe chiamare il piano delle relazioni sentimentali e, perché no, anche intellettuali, l'esigenza di procreazione non è dominante, mentre è l'amore a esserlo. Amore che ha indefiniti aspetti, attitudini e desideri che possono essere diversi da quelli noti che sono atti a procrastinare la specie. Per fare un esempio, che sia alla portata di chiunque, porterò l'amicizia la quale, non interessando il genere sessuale, è rivolta indifferentemente a tutti i possibili aspetti in cui la sessualità si esprime. Cos'è l'amicizia se non uno dei volti dell'amore? Si potrebbe imporre a qualcuno un'amicizia? No, e allo stesso modo non lo si può fare con il sesso che, rispetto all'amicizia, è certamente necessario... ma è riferito a tutt'altre questioni. Se tutto dovesse essere inteso e compiuto nella visuale della procreazione, si avrebbe un mondo di esseri il cui interesse sarebbe esclusivamente rivolto all'ammucchiata che affolla il mondo, e questo non sarebbe naturale.

Una competizione campestre

Ci si immagini di assistere come spettatori a una gara campestre, diciamo i tremila siepi, e di dover giudicare quale sia stato l'atleta migliore del gruppo di concorrenti.
Tutti tranne uno si buttano in avanti, determinati a conseguire la vittoria.
Quell'uno parte trotterellando maledizioni contro la scuola, che l'ha convinto a partecipare col miraggio della sufficienza in ginnastica.
A lui quella sufficienza farebbe comodo, perché essere bocciato in tutte le materie non sarebbe onorevole, almeno una di esse deve poter contraddire tutte le altre, e rispetto al bisogno di sopravvivere in questo mondo di predatori la ginnastica pare essere la più importante tra tutte quelle che non agevolano la fuga.
La maieutica socratica non ha mai salvato nessuno dall'essere sbranato.
La tremila siepi è gara dura se non si è allenati, si corre nella terra bagnata, nel fango, e l'erba scivolosa non è il massimo come punto stabile d'appoggio per saltare una siepe larga mezzo metro e alta un metro. In aggiunta il giardiniere che ha inventato questa specialità agonistica l'ha fatto per vendicarsi di chi crede che il lavorare sia poco sportivo, e ha seminato la gara di così tante siepi che la commissione del CONI, non riuscendo più a contarle, ha deciso di fermarsi a tremila e di chiamarla così.
In questo genere di competizioni la cosa peggiore che può fare un atleta non allenato è quella di partire forte, e gli studenti della Coppa città di Milano sono allenati a portare pesi nello zaino, mica a correre.
La distanza pare non accorciarsi mai, per chi sta correndo per la sufficienza in ginnastica, e il traguardo arriva dopo tre giri di pista, ma chi corre non si perde a contare i giri fatti e il traguardo arriva sempre inaspettato, come la morte.
Per fortuna gli atleti possono intuire di essere all'ultimo impietoso giro dallo sbracciare dei parenti, che temono di perdere l'onore della propria famiglia e così, anche quell'ultimo che era partito piano, si ritrova inaspettatamente davanti a tutti.
È a quel punto che si ricorda di aver solo puntato alla sufficienza, così decide di rallentare, perché per lui gli amici sono più importanti dei parenti.

Arriva sesto sui trenta, ma sa di aver vinto.