venerdì 11 marzo 2016

Lo stesso infernale destino

Il Mistero che mi ha dato la capacità di saper scrivere decentemente ha previsto io potessi usarla per tentare di far traballare convinzioni vendute per certezze, che avvelenano anche le poche intelligenze rimaste in piedi in questa nostra epoca di degrado culturale, priva di valori diversi da quelli che riempiono le tasche, nella quale il domandarsi le ragioni d'essere degli accadimenti è stato sostituito dalla cieca fede nutrita per teorie pseudo scientifiche, che illudono tutti tranne chi le ha inventate.
La barriera psichica è stata eretta da tempo, per limitare la vista di un panorama immeritato, e oggi importa più la struttura dei suoi mattoni divenuti solidi proprio mentre l'attenzione del mondo si aspetta che sia presto trovato il mattone di Dio, quello che consenta alle nullità di poter creare dal nulla.
Si dicono grandi scienziati, si premiano investendo risorse sottratte ai poveri del pianeta per far correre particelle di energia, dal cui impatto sperano di estrarre l'oro che servirà a sostituire le maniglie delle porte delle loro ville, e a decorare gli sciacquoni dei loro cessi di porcellana, non certo a sfamare gli scheletri bambini che non riescono neppure a piangere perché non sanno cosa sia la speranza.
Si inventano guerre per avere un nemico da umiliare e armi da vendere, e lasciano cadere dall'alto un soldino nella ciotola delle speranze deluse, perché faccia molto rumore attirando i consensi di chi si lava l'anima organizzando le fastose feste di beneficienza, nelle quali mostrare abiti cuciti da mani che tremano per la fame.

Ricchi schifosi, alleati con chi li difende facendo politica, diffondono malattie per vendere i vaccini immagazzinati prima che i virus siano stati diffusi, si muovono come mosche sul corpo piagato e senza fiato dell'umanità, decomponendolo prima che muoia attraverso il succhiare le sue ultime speranze di poter sopravvivere alla cattiveria, la stessa che trascinerà predatori e vittime nello stesso infernale destino che farà rinascere tutti invertendone i ruoli.

domenica 6 marzo 2016

Il proprio, improbabile, futuro

La generazione nata nel dopoguerra del secondo conflitto mondiale dovette subire lo strascico del fascismo, che non si accontentò di aver provocato milioni di morti per riempirsi le tasche, nel suo aver mantenuto viva e attiva l'emulazione della predazione, come se questa fosse una via di realizzazione necessaria al raggiungimento della soddisfazione personale, fondata sul patriottismo che allontana a calci da sé l'amore che regge l'universo.
Per svincolarsi dalla stretta mortale, e poter crescere tra le macerie che sostituirono gli antichi valori perduti, i nuovi nati si ispirarono ai fiori e al loro vivere senza farsi ombra l'uno con l'altro.
Fu il tempo degli hippie e delle comunità nate nel rifiuto della violenza famigliare, impegnata a riempire scatoloni di cambiali per farsi fotografare sorridendo a un sole che accecava gli occhi, semi sdraiati sull'esile parafango di una cinquecento verde pisello comprata a rate.
Freak ribelli come macchioline di colore, sfuggite ai pennelli che ingrigivano il mondo, le nuove generazioni sognavano la pace e l'amore universale, dando libero sfogo alla creatività che non piace ai violenti dello Stato, in molte sue parti ancora fascista e mafioso, che si affidò alle bombe per convincere che la pace migliore fosse la sua, quella che vendeva lavatrici e frigoriferi a chi aveva pochi vestiti e solo pane e latte da poter mangiare. 
Le scuole, intanto, assolvevano il compito di dover riempire le menti di emozioni patriottiche, analoghe a quelle sportive che inveiscono contro il nemico col quale si gioca per divertirsi a insultare.
Leggi che incarceravano chi fumava marijuana diffusero l'uso delle droghe vere, quelle chimiche, e i nuovi nati lasciarono marcire i fiori preferendo le spine e i buchi nella pelle, in una tristezza sintetica vicina all'isteria.
Alla moda non parve vero il potersi appropriare della ormai sepolta creatività della generazione del dopoguerra, per riempire le sue passerelle delle parodie che scimmiottavano la sofferta libertà strappando e consumando i jeans nuovi, senza che questi si fossero una sola volta addormentati in un prato sotto alle stelle.
Piercing e tatuaggi, a riempire i vuoti di personalità vestite di finte avventure mai temute, riempiono oggi, deambulando tra le vetrine in saldo dei centri commerciali, i vuoti spazi dei loro desideri di affermazione. Personalità tristi e sole, eccitate dai lustrini che decorano le loro pance gonfie di insoddisfazione, amano per pochi istanti la vita che le deride, mentre guardano sprezzanti dall'alto al basso il proprio, improbabile, futuro.








venerdì 4 marzo 2016

Sul mio aver cambiato idea

Abbandonare un'ideologia non costringe ad abbracciarne un'altra, così come l'aver capito di aver avuto una cattiva idea non necessita che sia sostituita da altre idee. 
Da ragazzo ero un anarchico militante e come è mia tendenza fare lessi tutto ciò che si riferiva all'idea di libertà che gli anarchici hanno e che per essi si poteva concretizzare per vie differenti. Per questo anche tra gli anarchici esistevano tendenze diverse: anarchici situazionisti, commontisti, comunisti, socialisti, comunitari, individualisti, ma libertari lo erano tutti, almeno teoricamente, adoratori di una libertà che contava sull'adorazione della stessa libertà da parte di tutti, che è come dire che il male non esista in quanto possibilità di essere.
L'unico principio dell'anarchismo è nel vietato vietare, giustificato dai cattivi governi che hanno avvelenato di egoismo e desiderio di vendetta l'intera umanità.
Ma la natura implicita all'esistenza è l'espressione di leggi a carattere universale, che non scompaiono solo perché si crede non siano giuste o si pensa che possano essere sostituite dal semplice ignorarne la valenza.
Alcune di queste leggi sono certamente modificabili, quando non siano universali, perché esse sono determinate da un discendere dalle leggi contingenti, come è quella dell'interdivoramento che spinge gli esseri a nutrirsi di altri esseri, ma altri princìpi non potrebbero essere ignorati né elusi, come sono quelli che stabiliscono l'obbligo che a ogni interno corrisponda il suo esterno, al sopra sia sempre da associare il sotto, al bene il male, alla coscienza l'incoscienza e che tutto questo alternarsi di polarità in conflitto tra loro sia funzionale alla complementarità nella quale le opposizioni trovano un equilibrio, destinato a dar modo alla formazione di altri disequilibri da dover ricomporre, nella visuale della possibile riunificazione nel principio dal quale l'opposizione è nata dividendosi e allontanandosi dall'unità generatrice. La scala gerarchica determinata dalla qualità e dalla quantità di ogni realtà considerata può essere ignorata dagli anarchici che rifiutano ogni gerarchia, ma il loro non accettarne le conseguenze non eliminerà quelle conseguenze, le quali costituiranno un ostacolo insormontabile alla realizzazione dell'utopia disegnata e voluta dall'anarchismo.
Bakunin diceva che la natura è imperfetta, perché scatena terremoti e alluvioni e all'uomo spetta di correggerne le intemperanze, e lo affermava nel completo disprezzo della necessità dell’imperfezione necessaria alla possibilità di perfezione.
L'operato della specie umana sulla natura sta distruggendo il pianeta proprio a causa dell'ignoranza dell'umanità, la quale non considera le ragioni d'essere sia degli equilibri che dei disequilibri che inducono al movimento, che è il vitale motore del mezzo esistenziale orientato alla realizzazione della libertà, ma non più di quella libertà vagheggiata da chi la vorrebbe senza leggi, ma l'altra che le è superiore, perché determina quelle leggi come mezzo necessario al superamento consapevole delle restrizioni date dalle stesse leggi, che è ottenibile attraverso la consapevolezza della natura dei limiti individuali, quelli che ognuno deve riuscire a superare per avvicinarsi alla perfezione del proprio stato dell'essere.
La scoperta di questa verità di principio a carattere universale mi ha costretto al dover cambiare idea sulla possibilità e la necessità di realizzare la mia libertà personale, unico modo che consenta di aiutare, facendolo attraverso l'esempio, le libertà altrui.

Così, dopo l'aver compreso l'ineluttabilità delle leggi universali che consentono la vita e il suo possibile perfezionamento, ho giudicato l'anarchismo essere un'ideologia che esclude un aspetto essenziale della verità esistenziale, e poiché ogni ideologia è tale in quanto esclusione di tutto ciò che non le conviene, sono giunto alla conclusione che nessuna ideologia può essere esaustiva nel determinare una via possibile tesa al perfezionamento, individuale prima che collettivo e sociale, della specie umana e dell’essere in particolare.

giovedì 3 marzo 2016

La stessa, identica, cosa

Era vissuto ridendo al pensiero che potesse esserci l'inferno, e gli era sembrata giusta l'interpretazione dei preti che dicevano dovesse essere vuoto, perché così vuole la misericordia divina.
Dunque non si preoccupò del peccato, né del suo essere egoista.
La morte lo colse nel sonno, e gli sembrò la prova che non ci fosse un castigo postumo, tanto superfluo per chi non può più far del male.
Il morire gli aveva sottratto il corpo insieme ai ricordi e gli affetti provati nella vita, ma non l'intelletto che al centro di sé reclamava giustizia.
Non era un luogo quello dove si trovava ora, e non c'erano fiamme a bruciare quello che si era incendiato da sé.
La morte non gli parlava d'altro, e lui comprese quale fosse il compito che l'Amore di Dio gli aveva assegnato: era diventato un angelo custode, e soffriva ogni volta che aiutava qualcuno, patendo le stesse sofferenze che risparmiava agli altri.

Ora era finalmente felice, perché sapeva che l'inferno e il paradiso sono la stessa, identica, cosa.