giovedì 31 gennaio 2013

Il compleanno di mia moglie


Oggi scriverò qualcosa col cuore, dedicando lo scrivere alla mia adorata e detestata moglie che compie la bruttezza di cinquantaquattro anni di età. Lo so che non dovrei dire a quanto ammontano i suoi anni, perché le donne non apprezzano, ma lei è più simile a un sergente istruttore dell'esercito, reparto volontari per missioni suicide, che a una donna. Non si tinge i capelli e non usa alcun genere di indegni trucchi, per imbellettarsi con schifezze colorate allo scopo di imbrogliare i miei sensi, ormai ottusi dagli anni passati a imbesuirmi di droghe psicoattive (si fa per dire perché mi ignoccavano di sonno). Così posso ammirarla al naturale, come si fa con uno yogurt scaduto. D'altronde io sono la sua uvetta, che tenta di ammorbidire quel gusto inacidito dagli anni col quale condisce ogni cosa che fa, facendomela pesare come se io fossi responsabile della disgrazia subita venendo al mondo. Lei con me le ha provate tutte, ma alla fine si è rassegnata a creare condizioni esistenziali atte ad allungarmi la vita il più possibile, conscia che un dispetto peggiore non poteva farmelo... Trentotto anni vissuti insieme non hanno migliorato la nostra mira, e ancora ci lanciamo oggetti senza riuscire a colpirci nei punti vitali. Così siamo costretti a sostenerci a vicenda nel difficile cammino che ci vede andare, zoppi ma felici, verso dove non l'abbiamo ancora capito...

mercoledì 30 gennaio 2013

Il giorno del Giudizio


Da ragazzo immaginavo che la mia vita sarebbe tornata al deposito, quello dove si rintana il futuro delle persone, verso i trenta anni di età. Superatili ho immaginato, ma solo allo scopo di ridere con gli amici, che sarei stato un vecchio dal quale sarebbe sbordato il denso fascino dato dalla lunga esperienza maturata drogandosi. Ora che fra tre anni entrerò ufficialmente nella terza età (a 63 anni si è afferrati per le caviglie e trascinati dentro controvoglia) non ho più bisogno di immaginare quello che, con meno arte, vedo riflesso nella crudeltà di uno specchio che prova piacere nell'esaltare solo i miei difetti, tra tutti quelli che vi si specchiano dentro, e ai quali rimanda immagini ringiovanite. Per vendicarmi lo lavo sputandogli sopra. Stavo dicendo che ho il mio futuro solidificato in faccia, senza nemmeno le rughe sorridenti della felicità intensamente vissuta. Rughe orientate verso l'alto che mi meriterei, per aver sempre cazzeggiato con una leggerezza irresponsabile che, a mio dire, doveva contribuire a mantenere giovane tutto il resto. Le palpebre stanno invece dicendo ai miei occhi che starebbero più comodi a guardare il mondo, che non hanno mai capito del tutto, attraverso due meno presuntuose fessure, la pelle pare voler cedere al richiamo della forza di gravità, come il grasso che le sta sotto, raggrumato dal disgusto per le schifezze che ingurgito, nell'inferno dei sensi di colpa, quando mia moglie mi lascia solo. Devo alla sua marziale solerzia il mio essere ancora vivo, e lei mi fa intendere di esserne consapevole, ogni volta che io alzo la cresta nell'addurre ragioni improbabili a giustificazione del mio comportarmi da maschio leggermente frustrato. Mi solleva il fatto di essere sull'impervio sentiero che conduce alla santità, anche se nutro qualche perplessità sul riuscire a sfangarmela nel giorno del giudizio universale, convincendo chi di me ne sa più di quanto ne sappia io.

Tutti gli altri cieli del mondo


Il fatto è che la dimensione relativa della realtà caratterizzata da limiti, è il mezzo di attuazione della perfezione possibile in questo stato dell'essere. Perfezione che è attuata al centro di questo stato e che, una volta stabile, conduce ai piani più elevati, perché sovra individuali, che si trovano metaforicamente più in alto e sono raggiungibili attraverso l'elevazione sull'asse verticale che attraversa il centro del piano orizzontale considerato, del quale sono state risolte tutte le problematiche. Chi interpreta l'inter divoramento operante su un solo piano della realtà, quello sul quale stiamo ne costituisce l'esempio, dà alle leggi di questo piano valore universale, e commette l'errore di credere che a queste supposte leggi si debba uniformare ogni intenzione che l'uomo ha. È da questo concepire il mondo che nasce il fascismo, mentre il comunismo vorrebbe porre un freno a questo "naturale" doversi schiacciare vicendevole, e lo fa addirittura capovolgendo i valori, questa volta davvero gerarchici e naturali, che danno alla qualità predominio sull'aspetto quantitativo della realtà. Così abbiamo da una parte i fascisti che considerano la predazione, esercitata dal forte sul debole, come fatto necessario e auspicabile e, per questo, si organizza in fasci che conferiscono forza al gruppo, e dall'altro lato abbiamo i comunisti che si organizzano per contrastare la forza fascista opponendole un'altra forza, originata dal basso, dalla massa che lavora, con idee meno dispotiche e crudeli di quelle che vorrebbero contrastare, ma che con la complicità dell'ipocrisia finiscono per essere crogiolo di altre ingiustizie, attuate attraverso divisioni di natura burocratica, che non sono troppo diverse da quelle che si voleva combattere. In mezzo dovrebbero stare quelli con una interpretazione spirituale dell'esistenza, invece ci stanno i furbi che la pensano secondo le proprie convenienze materiali, in modo da non essere preda dei fascisti né vittime dei comunisti, ma solo padroni di tutti gli schiavi che chiamano "fedeli obbedienti alla volontà del Cielo", che poi sarebbe quella del loro cielo personale, quello che esclude le verità di tutti gli altri cieli del mondo.

martedì 29 gennaio 2013

Lega che ti slega...


C'è un'ironia, nel termine "lega", che sfugge a molti: una lega di norma lega per unire, ma nel caso della Lega è un'unione che divide. Ogni confine, in dipendenza del lato dal quale lo si considera, include o esclude, e all'interno di quel confine ci dev'essere qualcosa che lega chi si esclude dall'appartenere a confini più vasti dai quali ci si vuole slegare. Lega che ti slega si finisce con l'essere legati a piccoli gruppi politicamente indipendenti tra loro, ognuno padrone a casa propria, ognuno col proprio parlamento, funzionari, dipendenti, servi e padroni, in un microcosmo che se non si riempie di banche per proteggere i soldi delle mafie, difficilmente riuscirà a sopravvivere in una economia mondiale globalizzata. È per questa ragione esistenziale che la Lega si stava allenando all'imbroglio, rubando a casa propria per investire in diamanti, nell'Africa terrona dove i diamanti vengono ripuliti col sangue dei guerriglieri bambini.

I nodi della vita


Ogni persona si trova a dover risolvere i problemi dati dall'essere al mondo, e chi si pone il fine di arrivare a risolvere un problema deve disporsi ad affrontarlo secondo regole che non possono essere eluse: si è obbligati ad analizzare i dati in proprio possesso in modo da assicurarsi una sintesi che costituisca il risultato finale dell'aver calcolato. La risposta dunque, e questa deve essere soddisfacente e in grado di esaurire la ricerca della verità nascosta dietro al problema, perché ogni nodo sciolto conduce alla verità di una corda tesa in un due direzioni, una è quella di origine e l'altra quella finale. I nodi, che sono il problema della corda, sono come i mulinelli che si formano nelle conche vicino alla riva di un fiume i quali, quando osservati da vicino, danno l'impressione che l'acqua non scorra verso valle. Occorre guardare il fiume anche da lontano per accorgersi che un vortice non può opporsi al corso del fiume. Per riuscire a sciogliere un nodo è necessario conoscere entrambi i capi della corda, e sapere da dove essa inizia e dove è diretta, evitando soprattutto di soffermarsi sulle illusioni date dal nodo quando è scorsoio.

Il terreno della politica


Il male va dove teme che possa nascere armonia, per questo nel terreno della politica i semi dei fiori sono sotto agli zoccoli dei demoni che saltano nel tentativo di graffiare un Cielo che non possono raggiungere.

La ragione del diavolo


La ragione in mano al diavolo... ragione ritornerà a essere quando non sarà più in mano sua.

I diversi abiti dell'ipocrisia


I genitori di sinistra inculcano alla prole idee che motivano l'ipocrisia, quelli di destra insegnano un'ipocrisia diversa, direi opposta a quella, perché a destra si è impegnati a nascondere di essere sostenitori del male, mentre a sinistra si è tesi a dimostrare che si è rispettosi degli alti valori proclamati e acclamati. Al centro, invece, si adottano entrambe le ipocrisie in dipendenza delle convenienze di volta in volta accarezzate.

Indipendenza delle regioni


Allora vediamo… in Italia ci sono venti regioni, ognuna delle quali è abitata da una minoranza inter regionale che vorrebbe l’indipendenza. Indipendenza che, se non mettesse a rischio l’incolumità delle ronde in giro la notte per le città, a catturare gli stranieri delle altre regioni che entrano per violentare le nostre donne e drogare i nostri figli, dicevo che se non mettesse a rischio la parte “nobile” dei paesini che difende con le armi i diritti della razza superiore di cui ogni paesino si vanta, indipendenza che, continuo a dire, sarebbe un diritto… senza queste mostruosità delle quali non riesce a liberarsi.

lunedì 28 gennaio 2013

Protezione e benedizione

Se Dio benedice e protegge qualcuno lo fa, nell'economia data dall'essere relativo del mondo, a scapito di qualcun altro che non merita la Sua benedizione, la qual cosa avrebbe anche senso in un mondo diviso esattamente in due, ma che cesserebbe di averne dove una enorme maggioranza necessita di essere benedetta, e una esigua minoranza se ne frega della benedizione perché è lei stessa che la distribuisce in cambio di voti. La protezione, diversamente dalla benedizione che sottolinea una generica predilezione, è assicurata per tutti quelli che fanno del bene, ma non sempre è della qualità richiesta e sperata da chi si mette al calduccio sotto le ali del Cielo che copre tutto. Spesso è una protezione invisibile nascosta dietro avvenimenti che, a una prima e superficiale occhiata, han tutta l'aria di essere disgraziati.

domenica 27 gennaio 2013

Il fine giustifica i mezzi?


Il fine giustifica i mezzi quando fine e mezzi sono di ordine quantitativo, ma se entrambi fossero qualitativi allora il fine dovrà comprendere i mezzi e sarà a questi ultimi superiore. Dal punto di vista della quantità matematica al 20 ci si può arrivare anche con numeri non compresi dal 20, tipo 250 - 30, ma qualitativamente i mezzi devono sempre essere una parte del fine che ai mezzi è necessariamente superiore perché una totalità è superiore alla somma delle sue parti.

Il principio di non contraddizione in politica


La logica è logica perché, procedendo da un assunto di base, sviluppa le conseguenze di questo assunto in una sequenza di analisi e valutazioni che devono evitare ogni possibile contraddizione. La mente elabora un'ipotesi e, attraverso la logica deduttiva o induttiva, cerca di stabilire una verità che sia rigorosamente aderente all'ordine stabilito da princìpi che, per essere validi, devono avere il massimo grado di universalità possibile. Il principio di non contraddizione indica che se A è uguale a B e B è diverso da C... anche A sarà diverso da C. È attraverso il riconoscere la contraddizione che un individuo si accorge che qualcosa non è logicamente consequenziale in un'analisi orientata alla ricerca della propria sintesi. Chiunque, nella propria vita, utilizza questo indispensabile strumento nella ricerca della verità, ma purtroppo in politica le cose cambiano, perché pur di difendere le proprie posizioni, ritenute essere vantaggiose, si è disposti ad accettare la contraddizione come se fosse il minore dei mali. È così che i seguaci di Grillo accettano che il loro beniamino e salvatore della patria consideri un esponente di CasaPound come un possibile grillino... a causa del fatto che i suoi discorsi sono in massima parte sovrapponibili a quelli del Movimento cinque stelle. La stupidità produce cattiveria, e l'individuo stupido è responsabile degli effetti che la sua incoscienza produrrà, perché per la sua stupidità ha deciso di non dare valore alla contraddizione che ha visto, senza volerla considerare importante perché l'ha ritenuta essergli conveniente.

venerdì 25 gennaio 2013

Dopo morti


Ci si immagina, a volte, quello che potrebbe accadere dopo essere morti, e normalmente si evita di avventurarsi in ipotesi complicate per accontentarsi delle due grandi vie prospettate dalle religioni: quella infernale e l'altra paradisiaca che le si oppone. Di solito non si va oltre perché si è assaliti dal timore di soffrire in entrambi i casi, perché all'inferno pare si debbano scontare pene terrificanti, mentre in paradiso terrorizza la prospettiva di dover stare in mezzo a un sacco di anime, che stonano strimpellando l'arpa, senza aver mai preso una lezione di musica. L'idea di essere liberi, com'è il vento prodotto da uno sbadiglio, esclusi i ferventi cattolici è vista, da chiunque, come una punizione peggiore delle fiamme prodotte dai rimorsi. Oggi, mentre faticavo nel bosco a raccogliere legna, mi son chiesto se sarebbe interessante analizzare come potrebbe svolgersi la nuova esistenza nello stato di ex defunti chiamato "Beatitudine celeste" dove, indipendentemente dal trovarsi all'inferno o in paradiso, non si mangia, non ci si accoppia, non si parla, non si può mentire e ci si muove talmente veloci, attraverso l'immaginare, che ci si troverà sempre in mezzo a sconosciuti, in un'atmosfera silenziosamente funerea, nella quale anche la possibilità del suicidio è la parte più viva dei ricordi, sempre che il ricordare sia ancora possibile e non sia legato alla presenza di una sfera psichica che ha necessità di appoggiarsi a un cervello per esprimersi… Immagino che queste folate di residuati bellici erranti, che furono esplosioni di vita nella stasi umana, siano tutti in cerca di vendetta su chi ha raccontato loro della felicità ultraterrena, vissuta nella perenne età dei sedici anni, insaccati in un abito bianco antimacchia, indifferenti ai profumi e ai suoni strimpellati dal ricordare, e pronti a piangere a dirotto quando, nelle altrui lacrime, si vedrà il riflesso della possibilità di essere ancora pronti a commuoversi per una antica stupidità che suscita rimpianto.

giovedì 24 gennaio 2013

La divisione dei ruoli


Io e mia moglie abbiamo la condivisione dei beni, che io uso e lei tiene puliti  Quando si lamenta le ricordo che in caso d'invasione turca sarò io a mettermi davanti all'uscio col petto battagliero in fuori, e di seguito le descrivo, con minuziosi particolari, le violenze che subirebbe se io, nel pieno della battaglia, mi ricordassi delle sue rimostranze fuori luogo...

Da morire dal ridere


La tragedia, neanche troppo nascosta nell'invecchiare, sta tutta nel ridere che si fa osservando come continua ad andare il mondo a dispetto del nostro essercene lamentati e, se non fosse che la vecchiaia è anche il principale motivo del ridere dei giovani, ci si avvierebbe dritti al cimitero pieni di buon umore...

La democrazia premia il più forte


Votare e drogarsi sono due necessità che si hanno in tutti i paesi democratici, perché essendo la democrazia una truffa, che fa credere al popolo di essere pieno di potere e di diritti, in realtà... appena questo popolo si accorge dell'imbroglio inizia a drogarsi di roba pesante per riuscire a sopravvivere. Naturalmente drogarsi significherà derubare le vecchiette e i disabili, ed ecco che il popolo riscopre, da vicino, cos'è la politica quando è esercitata tra due individui dei quali uno è il più forte...

Cambiare idea


Un'idea, nella sua nobile accezione, è il modo personale che si ha quando si traduce la realtà che ci sta attorno, interpretandone la natura e i princìpi che ne hanno determinato l'esistenza. Cambiare idea può condurre a cambiare casacca e bandiera ma, per farlo, è necessario sostituire la vecchia idea e i vecchi princìpi che si erano ritenuti essere veri... dicevo sostituirli con princìpi diversi che danno origine a idee diverse. Quando, per opportunismo, le persone cambiano bandiera e posizione negando le cose dette precedentemente,... non è corretto dire che queste persone hanno cambiato idea, anzi, la loro idea l'hanno rispettata e irrobustita, perché quell'idea è formata dalla convinzione che non ci siano princìpi da dover rispettare diversi dal proprio guadagno personale.

martedì 22 gennaio 2013

Essere donne


La morte è donna, e l'essere donne avvantaggia anche in questo: quando muoiono se ne vanno in compagnia di una che la pensa come loro sugli uomini...

La luce in fondo al tunnel

Uno che ha sempre lavorato in miniera muore e, vedendo la luce in fondo al tunnel, pensa:— Oh cazzo... dove ho appoggiato il piccone?—

Silenziose chiacchiere

Tutto ciò che la morte ci dice la vita ce lo serve su un piatto del quale possiamo riconoscere la qualità del metallo solo quando non la si può più rivelare a nessuno.

Sul chiedersi il perché


Alle domande, così come alla necessità di avere risposte sensate, importa poco del tuo volerle evitare, ti s'imporranno crudelmente attraverso i tuoi bisogni, e il tuo voler vivere giorno per giorno sarà un collezionare domande anche sul perché non vuoi conoscerne le risposte.

lunedì 21 gennaio 2013

Una sera d'estate dalla mia finestra


Alcuni pensieri illuminano la mente col fuoco, più che con la luce...


Stamattina ho avuto un'illuminazione da senso di colpa. Uno di quei pensieri da evitare è strisciato nella mia mente, con tutta la vigliaccheria di cui solo la coscienza è capace, e mi ha confessato che io scrivo per impegnare un tempo che, se non scrivessi, dovrei impiegare a migliorarmi negli stessi modi che, col mio scrivere, suggerisco agli altri. Non so quanto piacere possa fare lo scoprire che la propria coscienza non si lascia intimorire dai miglioramenti, tutti ipotetici, di cui ci vantiamo... 

Quando il piangere confina col ridere


Io non piango da tantissimi anni, da quando il mio pianto mi pare ridicolo rispetto al ridere che mi faccio quando penso a me come uno che ha bisogno di piangere...

domenica 20 gennaio 2013

Filo spinato


C'è un asse attorno al quale il nostro essere ruota, decidendo quale sarà il futuro di ogni istante che verrà. A questo asse, fisso rispetto al muoversi di cui siamo primi attori, si deve la qualità delle nostre inclinazioni caratteriali. È come un filo spinato teso dal dolore dovuto al nascere, ed è stato teso dallo Spirito eterno del quale siamo una delle sue infinite possibilità d'espressione. Le spine di questo asse dipendono da come sono stati vissuti gli assi dai quali è stato preceduto in altre vite, vissute da altri esseri dei quali siamo la conseguenza. Ognuno di noi è unico, e non è una reincarnazione di se stesso, ma siamo tutti il modo nel quale la diversità si esprime attorno all'unicità che è a immagine del Centro unico, che è lo stesso per tutti. L'Assoluto si riflette nella sua manifestazione, della quale è il muto testimone che silenziosamente ci grida la necessità di doverci migliorare. Per ognuno la stasi umana è unica, e non si ripeterà, perché nulla nell'universo si ripete, e noi tutti viviamo per aggiungere o togliere spine al filo teso dalla Possibilità di essere. Colui che sarà quando noi avremo cessato di esserci non sarà un altro io, uguale a quello che noi siamo. Sarà un altro e diverso essere, ma con delle inclinazioni che dipendono da quello che noi siamo stati, e da come abbiamo vissuto. Quel diverso essere si sentirà unico come noi ci sentiamo. Se si può dire che per ognuno la vita in questo stato umano è unica, si deve dire che l'aggregato che si condenserà attorno allo stesso Centro assoluto, identico per tutti gli esseri, si porterà il peso maturato dal grado di ascolto che noi abbiamo dato a quello stesso Centro nelle altre esistenze vissute. È il Centro per tutti uguale che corre vivendo per l'universo, un Centro sempre uguale a se stesso, e sempre diverso nel suo esprimersi, mostrando di sé il risultato delle esperienze avute in altre esistenze. È a causa di questo migrare che non è possibile ricordarsi delle esistenze precedenti, perché in quelle esistenze non siamo stati gli stessi che siamo ora, ma noi costituiamo il frutto di quell'aver vissuto attorno a un Centro che tiene memoria, al di sopra del tempo, di ogni cosa vista nel suo avvisarci muto che ci ama e aspetta, immobile, che la nostra perfezione si compia per ritornare, finalmente, a essere il Centro di ogni cosa. Nulla che da noi è stato fatto resterà senza conseguenze, ma quelle conseguenze non saranno una pena che altri dovranno scontare al nostro posto. Il nuovo essere che ci succederà dovrà solo riparare i danni fatti da noi, e lo dovrà fare spianando le spine che noi abbiamo aggiunto a quell'asse, ed è precisamente quello che a noi spetta di fare nel nostro attuale esistere. La Realtà che ci fa sentire unici è la stessa per ognuno, dall'intelligenza universale di Quella la nostra intelligenza individuale proviene e a Quella tende. Noi abbiamo il dovere di costruire armonia e di sacrificarci perché altri godano del nostro sacrificio come noi abbiamo goduto del sacrificarsi di chi ci ha preceduto.

Chi è stato Giorgio Gaber?


Giorgio Gaber è celebrato per essere stato un genio della musica che ha saputo rompere gli schemi mettendo a nudo le contraddizioni del pensiero e della "cultura" del suo tempo. In realtà è stato un autore privo di intelligenza il quale si è avvalso della furbizia contando sulla ingenuità degli italiani che si bevono tutto di ciò che non è alla loro portata di comprensione, credendosi furbi e nello stesso tempo, cosa impossibile, intelligenti a propria volta. Come esempio, per supportare le mie affermazioni, voglio porre davanti alla vostra attenzione una strofa della canzone di Gaber dal titolo " Non insegnate ai bambini":

Non insegnate ai bambini 
non divulgate illusioni sociali 
non gli riempite il futuro 
di vecchi ideali 
l'unica cosa sicura è tenerli lontano 
dalla nostra cultura.

Chiunque si accorgerà che non c'è una cultura unica che può essere insegnata ai bambini, e che i nuovi ideali non sono necessariamente migliori di quelli vecchi, perché ciò che qualifica un ideale non è la sua età, ma la sua direzione che è il senso espresso da quell'ideale. Se così non fosse l'ideale di Platone dovrebbe, a forza, essere peggiore dell'ideale nazista che è venuto più tardi. Se analizzate i testi di Gaber vi accorgerete che dice un sacco di cose prive di senso e, addirittura, negano l'intelligenza che cerca il miglioramento della situazione in cui si trova a essere l'umanità.

Nella canzone dal titolo "Destra sinistra" Gaber si è dimenticato, guarda un po', di dire che di sinistra sono i partigiani che ci hanno liberato da una terrificante e sanguinaria dittatura, mentre di destra sono i fascisti razzisti che hanno prelevato le famiglie ebree dalle loro case, per portarle nei campi di sterminio, in un'Italia che ha promulgato le leggi razziali ancor prima della Germania. No, lui, Giorgio Gaber, si limita a dire che la mortadella è di sinistra mentre il culatello è di destra... e in ogni strofa del testo celebra soltanto aspetti meramente estetici, come se destra e sinistra fossero una questione di lucido da scarpe che lotta contro la polvere. Davvero un genio come sua moglie, la berlusconiana Ombretta Colli... Gaber si è speso per cancellare la memoria dei misfatti orditi da una destra mostruosamente criminale, ecco la sua cultura e la sua celebrata intelligenza e sensibilità cosa sono in realtà: ironia e sarcasmo fatti sul sangue dei martiri.

sabato 19 gennaio 2013

Come amare il proprio peggior nemico


C'è un momento, nella vita di tutti, nel quale si è sfiorati dal sospetto di essere stati troppo benevoli nell'essersi giudicati. Il vivere è già difficile, e aggiungervi una feroce autocritica lo renderebbe così insopportabile da costringere al cambiamento. Per chi è allergico al cambiamento questa è un'opportunità preziosissima. Per chi volesse conoscersi meglio i passi da compiere sono diretti a quella che, alla tranquillità personale, appare essere una crudeltà gratuita: è necessario diventare amico del proprio peggior nemico. Il proprio peggior nemico vi giudicherebbe senza concedervi una sola giustificazione, e in questo modo ci si deve giudicare per toglierci ogni dubbio di essere di parte. Spogliato il proprio essere da ogni scusa, che attutirebbe il peso delle colpe commesse, lo si deve guardare nel cuore e quel cuore deve essere donato al proprio ipotetico nemico, in modo che possa alleviare il giudizio espresso. È così che si diventa amici del proprio peggior nemico; così facendo si stringerà amicizia con la propria coscienza, donandole la possibilità di trasformarsi in una nuova consapevolezza che prima di giudicare gli altri avrà bisogno di giudicare se stessa, perché lei appartiene al tuo peggior nemico.

Il sacrificio


Uno dei peggiori guai che il non voler soffrire procura è dato dalla vigliaccheria di chi crede che la paura sia la miglior medicina per guarire dalla voglia di provare, almeno per una volta, a essere coraggiosi. Le parole da sprecare per giustificarsi sono più numerose della moltitudine di giustificazioni possibili eppure... eppure la vigliaccheria che tanto ama giustificarsi è l'unica disposizione dell'animo che non guarisce attraverso le giustificazioni, perché l'esistenza è il risultato del sacrificarsi di un Mistero assoluto e inaccessibile che dona se stesso, attraversando l'invisibile, per regalarci gioia e dolore ma, soprattutto, coscienza e consapevolezza che per migliorare l'esistenza c'è anche bisogno che quel primo grande sacrificio sopravviva diventando nostro. La vigliaccheria rende la grandezza spirituale di un nostro possibile sacrifico, da donare all'amore che ci sovrasta, una realtà che riguarda soltanto gli altri. Il timore di perderci nel coraggio e di perdere, insieme al nostro malato orgoglio, le piccole cose che abbiamo accumulato tacendo di fronte all'ingiustizia, ci piega la schiena nell'inchino che facciamo al demone della convenienza materiale, e non basteranno a lavare la vergogna le lacrime che verseremo quando sarà ormai troppo tardi. L'uomo interpreta il sacrificio come la necessaria onta, ordita dalla natura, indispensabile per nutrirsi e sopravvivere, ma il sacro che è radice del sacrificio in realtà è un atto d'amore, non di dispiacere.

venerdì 18 gennaio 2013

Anime perse


A volte mi sfiora il sospetto che ancora nella condizione di anime perse, volteggianti nell'anticamera dell'ufficio nascite del purgatorio, si sia compilato un modulo dove si è deciso di spuntare la casella ITALIA, alla voce "Scegliere una nazione", ma poi mi dico che no, è impossibile che io sia stato così stupido. Comunque, anche se fosse, mi sarebbe andata peggio se avessi spuntato PADANIA...

giovedì 17 gennaio 2013

Tombe maledette


Dopo una vita passata a Quarto Oggiaro, incrocio di sottoculture migliori della cultura nazionale, oggi abito in montagna, luogo di leghisti e fascisti berlusconiani, i quali farebbero impallidire di incompetenza i mafiosi che credono di detenere la palma d'oro della cattiveria gratuita. Sono costretto ad ammettere di aver avuto torto a sperare, come speravano quelli della mia generazione di stravoltoni, nell'amore universale sceso dal cielo come regalo purificante. Mi resta solo da sperare che i giovani delle ultime generazioni non siano così coglioni come siamo stati noi, e che alla pace e all'amore universale ci credano davvero, e non solo col desiderio di ricevere un dono incartato nel simbolo "peace and love". Noi siamo una vecchia gioventù mai cresciuta, abitanti di un ghetto che ha meritato il nome di "barbon city", ma che era meglio degli ospedali cattolici dove ti tolgono un polmone sano per scroccare soldi allo stato, quello stesso stato in mano alle lobbie cristiane come comunione e liberazione, la compagnia delle opere e l'opus dei, congreghe mafiose di pedofili che alzano l'ostia al cielo per fare ombra ai propri crimini contro l'umanità, che sottraggono il futuro ai giovani, che costringono al suicidio i padri che così facendo sperano di far sopravvivere quello che resta delle loro famiglie in lacrime, abbandonate da uno stato che scende a patti con assassini che nasconde sotto alle toghe di ermellino impegnate a giustificare il Presidente di aver occultato le prove dello scellerato confabulare con gli stragisti. Come boy scout deliranti i politici applaudono sul palco davanti al quale sfilano poderosi armamenti già vecchi, che prima di spargere altro sangue scivolano leggeri su quello già versato dai poveri che hanno dovuto svenarsi per pagare un esercito che si compiace di essere portatore di pace, ed esportatore di una democrazia che dà ragione al più forte chiamandolo "il rappresentante del popolo". Un popolo rimbecillito dalla pubblicità che lavora meccanicamente aiutando a trascinare il futuro del pianeta nella speranza che, un giorno, tutta la  storia dell'umanità sparisca persino dalla memoria degli alberi che stritoleranno, con le loro radici radioattive, le nostre tombe maledette.

Le elezioni del 2013


Che avventura queste elezioni... Bersani che dice di voler togliere, una volta al governo, le leggi ad personam di berlusconi. Ma ti sembra una roba da dire? È come se la nonna di cappuccetto rosso dicesse di voler tornare fuori dalla pancia del lupo per ammazzare il lupo. Probabilmente ha avuto bisogno di dirlo per far vedere che c'è differenza tra lui e berlusconi. Così lo scenario si fa intenso con Grillo che strizza l'occhio, invece dei coglioni, ai nazisti accoltellatori sparaimmigrati di CasaPound, Ingroia che va a caccia di nomi eccellenti nel campo dell'emergenza umanitaria, sottraendoli all'impegno che si sono dati, i fascisti che hanno dato prova di chi sono non solamente nel ventennio di mussolini, ma anche nel modo volgare di alemanno che ha riempito di scarafaggi neri la cloaca capitolina, Il presidente Napolitano che trama con Mancino per occultare il patto che lo stato ha fatto con la mafia, l'Italia dei valori che si è dissolta nella corruzione, l'estrema sinistra che di sinistro ha solo il bisogno delle poltrone e promette di non far più cadere governi a favore di berlusconi, l'agenda Monti che taglia ai poveri per dare ai ricchi come faceva Superciuk, la regione Lombardia pare una casa circondariale piena di tossici, la chiesa cattolica che sbava dietro ai disabili per scoparseli, con una banca, lo IOR, entrata nella lista nera del riciclaggio internazionale, Vendola che dice cose interessanti che non realizzerà mai, preso com'è a coltivare il fascino dato dall'essere colto a tutti i costi, anche a quello di non aver bisogno di farsi capire oppure, come ha fatto in passato, giusto per far capire quanto gli importa dei poveri... lasciare il potere a berlusconi facendo cadere il governo Prodi, ma la palma d'oro spetta alla Lega che, come un ladro beccato con la refurtiva sul groppone, giura che a casa propria è lecito rubare, non come i terroni che vengono al nord per farsi il culo sui ponteggi nei cantieri sottozero, o a fare i professori per insegnare nelle scuole ai quei deficienti dei figli dei leghisti che credono il grugnito sia un dialetto da salvaguardare. Chi voterò io? Se non ne avessi ribrezzo voterei per il Kalashnikov... ma so che il voto è l'unica arma che ho, a quanto pare, per suicidare il popolo di cui faccio parte.

Il mio pensiero attorno al diritto di secessione


In linea di principio la possibilità data dalla secessione è un diritto indiscutibile, sia per un individuo che per una comunità, ma contiene un terribile aspetto che merita di essere considerato: l'equilibrio che gli stati instaurano tra loro è, almeno fino a oggi, fondato su rapporti di forza, e la secessione determinerebbe una parcellizzazione in piccole comunità che metterebbe in serio pericolo l'equilibrio tra queste forze. Il non voler vedere una probabile tragedia, nascosta dietro alla secessione, conduce a un disastro internazionale.
Risulta evidente che il sacrosanto diritto alla secessione, di un individuo o di una collettività, può essere pienamente esercitato soltanto quando gli stati staranno tra loro in rapporti di un ordine diverso da quello basato sulla forza, e per ottenere equilibri tanto diversi due sono le strade possibili: la forza o la cultura.
Con la forza si otterrebbero una moltitudine di piccole comunità perennemente in lotta tra loro, mentre attraverso la cultura del diritto individuale e collettivo si esaurirebbe la necessità di avere confini. Diverso è il discorso che riguarda l'Indipendenza di una nazione che è stata occupata, ma il pacifismo di Gandhi su questo argomento ha detto quasi tutto. Quello che non ha previsto Gandhi è stato preso in seria considerazione dalla lotta partigiana per la libertà.

Smettere di fumare


Smettere di fumare è la cosa più facile al mondo, se si sa come fare. Io ho smesso così: Ho preso tutta l'erba che avevo e l'ho messa nel sacchetto di plastica dove tenevo il fumo, ho buttato il tabacco perché non avendo più la roba pregiata alla quale mischiarlo non me ne facevo più niente e, infine, ho regalato il sacchetto con dentro tutto quel ben di dio a uno stronzo che ancora non era entrato a fondo nel tunnel del bisogno di farsi quaranta canne al giorno. Così, mi son detto, a quello stronzo passo il vizio e, in più, l'avergli regalato la mia scorta m'impedirà di ricominciare a fumare, perché se lo facessi mi sparerei in un piede da tanto che sarebbe assurdo aver regalato tutto a uno stronzo... Ha funzionato!

Inquietudini riflesse


Che inquieta è la conseguenza del nostro ignorare, incapace di concepire che la luce può accecare tanto quanto il buio proteggere. Si associa alla luce il bene e all'oscurità il male, ignorando che se l'aspetto superiore dell'oscurità non l'avesse costretta al sacrificio di sé, nessuna luce avrebbe illuminato il lato inferiore delle tenebre, e la luna non avrebbe emanato luce che non le appartiene.

Chi o cosa è Dio?


C'è una ragione dietro al domandarsi, con tanta insistenza, se Dio esista: si ha timore che esista davvero. Un chiedersi più intelligente sarebbe quello di chi si ponesse la questione se ci possa essere altro prima dell'esistere, altro che non rientra nelle possibilità implicite all'esserci. Per essere si devono amare i limiti, e ogni realtà che è… deve necessariamente essere determinata, e ciò che determina nel contempo limita perché esclude tutto quello che non appartiene a quella determinazione. Siamo ritagliati da forbici che tagliano la nostra forma seguendo i confini esteriori disegnati dai nostri limiti. Se Dio, o Ciò che in questo modo chiamiamo, esistesse… avrebbe a sua volta dei limiti che Dio non potrebbe avere perché è infinito. Il Dio, immaginato o negato dalla parte infantile dell'umanità, non è l'Assoluto; è il soldatino delle costruzioni Lego che stanno in piedi perché ogni suo pezzo è incastrato in un altro pezzo da una logica che avrà, come risultato finale del suo essersi scervellata, una costruzione inutilizzabile alla quale offrire sacrifici di poco conto.

La caccia ai "Mi piace"


Detesto la caccia ai "mi piace" che caratterizza l'obbiettivo più diffuso degli utenti di Facebook. Pare quasi che si voglia compensare, collezionando tanti "mi piace", la paura di non piacere nella vita che ci vede acquattati nelle retrovie dell'avventura vissuta da altri.

Orizzonti lontani


Non so se disperarmi o gioire del non poter dare consigli alle nuove generazioni che avanzano. Non posso certo ergermi a esempio io, che ho vissuto cercando di essere felice fino a quando, scoperto che la felicità è irraggiungibile allo stesso modo degli orizzonti, ho smesso di ammirare il mio orizzonte e, dando volutamente le spalle a quello… ho dovuto guardare l'orizzonte che stava dietro di me, ma senza più farmi incantare perché so per certo di essere seduto sopra a quello che, per altri, è un altro orizzonte.

Il futuro

Non ricordo se fu Aldous Huxley oppure George Orwell (propendo per quest'ultimo) a dire che "il futuro non può essere diverso da come ce lo immaginiamo". Nulla volendo sottrarre a questi due monumenti della cultura intelligente... devo dire che non mi trovano d'accordo, uno perché ognuno s'immagina, insieme al proprio, anche il futuro degli altri; due perché tutti s'immaginano futuri diversi e in disaccordo tra loro, dunque e proprio per non fare torto a nessuno, quello che resta da dire è che il futuro sarà un intreccio così incasinato di predizioni fasulle che non potrà non essere un futuro fasullo.

mercoledì 16 gennaio 2013

Quelli della Lega


Quelli della lega sono dei generosi cresciuti male già da piccoli, invece della bambagia di cotone sono stati arrotolati in quella di ortica. Vorrebbero essere dei patrioti, e sono contro all'Italia, ambiscono a essere volgari, facendoselo venir duro come è la loro testa, ma è un'impresa irraggiungibile e l'hanno dovuta appaltare alla mafia; cercano di aprire sedi al nord, moltiplicando le spese, e gliele fanno chiudere; aspirano al federalismo e non sanno che cos'è, rubano dicendo che i soldi pubblici andati alla Lega sono loro e dunque ci fanno quello che vogliono, e poi danno dei ladroni a chi ha sempre fatto così. Si fanno prendere con le mani nella marmellata, ma non fanno in tempo a leccarsi le dita che se le devono mordere. Collezionano figuracce al posto delle figurine non facendo il gioco del "ce l'ho - mi manca" perché non gliene manca neppure una. Insomma... che sfigati che sono! Fossero almeno intelligenti dietro a quelle facce attorno alle quali il meno che si può dire è che lì dietro l'intelligenza non ci va nemmeno a pisciare... Io prego per loro, ma visto come gli vanno le cose va a finire che Dio manco esiste.

martedì 15 gennaio 2013

Buonista!


L'accusare qualcuno di "buonismo" indica che chi accusa non sa riconoscere la bontà dalla cattiveria, ma sembrandogli esagerato l'accusare direttamente di cattiveria... preferisce usare un termine ammorbidito che indica ipocrisia. Sarebbe molto più diretto dare dell'ipocrita, ma se non si hanno prove pare essere meno pericolosa l'accusa di buonismo. In realtà il buonismo non esiste, ed è un termine che indica soltanto la pochezza interiore di chi lo ha scelto per accusare, perché gli manca il coraggio di dire ciò in cui non crede.

lunedì 14 gennaio 2013

Il sarcasmo


Non posso nascondere che il sarcasmo, quando esercitato sui limiti altrui, procuri una certa e appagante soddisfazione, anche se quest'ultima è di una qualità decisamente inferiore al piacere che darebbe l'essere migliori di coloro attorno ai quali ci si diverte a ridere...

domenica 13 gennaio 2013

Su Oriana Fallaci


Oriana Fallaci scrisse questo: "Il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela. Quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza". Oriana non capiva il senso simbolico legato al mito di Adamo ed Eva. La disubbidienza che ha determinato l'esistenza è stata disubbidienza al volere dell'Assoluto, il Quale non ha bisogno di bene e di male né di saper distinguere l'uno dall'altro, perché la perfezione di uno stato dell'essere è centrale all'unità e non è nell'esteriorità che divide. Quella disubbidienza è simbolo della creazione che è stata necessaria affinché ogni essere impari a conoscere attraverso la possibilità dell'errore. Si sbaglia per imparare cosa potrebbe essere la perfezione, per amarla e saperla scegliere. La ribellione ai princìpi immutabili che sono le leggi emanate dall'Assoluto non è sacra perché è soltanto il mezzo che consente al sacro di realizzarsi.

Saper distinguere il bene dal male


È sempre molto difficile distinguere ciò che è bene da ciò che è male, perché bene e male possono mutarsi l'uno nell'altro in dipendenza delle reali intenzioni di chi agisce, ma si può ragionevolmente dire che è bene sacrificarsi per i più deboli, mentre è male sacrificare i più deboli.

Cosa penso di Beppe Grillo


La questione deve sempre riferirsi ai princìpi dai quali escono conseguenze che sono buone o cattive in dipendenza della qualità di questi stessi princìpi, e non alle fittizie posizioni di destra o di sinistra che troppo spesso sono il frutto di scelte estetiche perché, se vai sotto alle urla a guardare, i militanti e i simpatizzanti di destra e di sinistra si comportano in modi che sono indifferenti alle postazioni delle loro trincee politiche. Grillo non ha princìpi, ha solo idee su come affrontare le questioni, e il metodo è quello dell'opportunismo. Ben inteso opportunismo nel senso di saper cogliere le opportunità che, in sé, non rappresenta necessariamente un'idiozia o una cattiveria. Anche qui, per essere certi che non sia una idiozia o una cattiveria occorrerebbe avere dei princìpi che siano il più universali possibile, e non si prestino al conseguimento di vantaggi personalistici. Essere indifferenti, come lo è Grillo insieme a chi gli crede, ai valori che una persona o un movimento persegue... significa non avere princìpi, e non averceli significa essere disposti a cambiare faccia e cuore secondo il variare delle circostanze, ma non mi illudo che siano in molti a capirlo prima di trovarsi sul palco della tragedia a piangere, con il cappio della disperazione al collo e una voce che sussurra all'orecchio:— Te l'avevo detto di controllare quale fosse la qualità dei princìpi!—

Poco poetico


Che fine abbia fatto la mia inclinazione verso il lato poetico della vita resta un mistero, si dev'essere mutata in qualcosa d'altro perché se guardo un panorama mi vien da chiedere quanto tempo ancora resterà così bello, se accarezzo un animale mi domando quanto camperà e se mi guardo allo specchio mi chiedo:— Cosa stai aspettando? Credi ancora che sia la santità a dover fare il primo passo verso di te?—

venerdì 11 gennaio 2013

L'orgoglio per l'intelligenza


A questo mondo se si vuole stare tranquilli si devono fare scelte che in molti possano condividere. Il primo errore da evitare è quello di mettere in mostra la propria intelligenza, ma se non si riuscisse a rinunciare alla mostra allora si dovrebbe sottolineare, magnificandone le doti, l'intelligenza altrui. Così facendo si metterebbero gli "altrui" nella condizione di domandarsi se i complimenti siano meritati, ma se proprio si volessero togliere loro i dubbi allora occorrerebbe enfatizzare ulteriormente quel complimentarsi. È strana l'esistenza, perché accarezzandola le fai fare le fusa, ma appena inizi a palpeggiarla si ribella. È strana pure l'intelligenza che la sottende, perché se si attribuisce intelligenza a chi ne è privo, questi si inorgoglisce rivelando di non essere intelligente...

giovedì 10 gennaio 2013

Il blocco del creatore


Non c'è niente di peggio dell'obbligarsi a scrivere prima di avere un'ispirazione da tradurre in parole. Ci si metterebbe in una condizione analoga a quella di chi pretende di avviare l'auto a spinta dopo che questa si è fermata per aver finito la benzina. Però, diversamente da chi spinge una vettura in panne, la pena data dal non riuscire a scrivere dispone chi scrive alla ricettività capace di creare, ed è una cosa che induce a sospettare che la vita, per la volontà che l'ha progettata, sia stata il risultato di una grande sofferenza, e anche il fatto che in mezzo all'esistenza ci sia finita l'umanità confermerebbe questa disgraziata ipotesi...

mercoledì 9 gennaio 2013

Metri di misura


Da quando mi sono rassegnato a cambiare il mio metro di misura della felicità le cose vanno meglio, anche perché ora me lo posso mettere in tasca, mentre per quello che avevo prima avevo bisogno dello zaino...