lunedì 28 settembre 2015

Non mi pare sia proprio il caso...

Non ci si dovrebbe meravigliare che in un'arena, dove le diverse opinioni si scontrano, la calma e la moderazione stiano ai suoi bordi, dietro le quinte, armate di bende e cerotti.
Che tedio sarebbe se tutti adottassero il:
— La prego, passi prima lei...—... 
— Non se ne parla proprio, la precedenza è la sua!—... 
— Lei sta scherzando, vero? È evidente che deve passare prima lei!—... 
— Senta, non vedo motivi per dilungare ulteriormente questo nostro confronto di vedute, persino le sacre scritture dicono che la precedenza deve essere data a chi ne ha più bisogno...—... 
— Scusi... Sta forse insinuando che io le sia in qualche misteriosa misura inferiore?—... 
— Certo che no, non si tratta proprio di un'inferiorità, direi piuttosto di una necessità impellente da soddisfare—... 
— Guardi che la mia unica necessità è quella di concederle la precedenza—... 
— Ho la stessa sua identica necessità—... 
— A me pare che debba passare per primo chi ne ha più bisogno—... 
— Anche a me pare così, e qui chi ha più bisogno è evidente sia lei—... 
— A brutta stronza! Ti muovi o devo venirti a prendere di peso?—... 
— Col culone che ti ritrovi sarai abituato a portare pesi—... 
— A mignottona... Ma vatte a fa 'na camminata sotto i lampioni...—... 
— Con gentaglia in giro come te non mi pare sia proprio il caso—...

mercoledì 16 settembre 2015

Precisazioni attorno alla cosidetta "teoria del gender"

Precisazioni necessarie su quella che è stata arbitrariamente definita essere la "Teoria del gender", incolpando addirittura le scuole dell'infanzia di inculcare l'omosessualità ai bambini, quando in realtà non è così, perché essa si riferisce ai ruoli di genere. Oggi una donna guida il pullman e la ruspa, e questo implica la necessità di una non differenziazione dei ruoli sociali tra maschile e femminile.


La sessualità non può essere inculcata né insegnata, perché essa è un elemento naturale che si manifesta naturalmente da sé, in stretta e indissolubile relazione con la propria condizione corporea, intellettiva ed emotiva. Qualsiasi tentativo di orientare questa naturale condizione dell'essere sarà destinato a fallire, equivalendo al voler aprire un buco nell'acqua lanciandole un sasso dentro. Questo, però, non esclude eventuali tentativi volti a riempire lo stagno per riuscire a ottenere quel buco tanto desiderato (qualsiasi associazione immaginativa non è stata voluta). La questione che tanto allarma in questo succedersi di dichiarazioni, a volte motivate e altre no, potrà essere considerata con maggiore chiarezza attraverso la costituzione di una gerarchia di valori che sia in grado di ordinare, secondo appropriati gradi di importanza, le diverse validità delle differenti visuali dalle quali il problema può essere considerato. Questa ipotetica gerarchia deve avere, come ogni impianto gerarchico che si rispetti, la libertà considerata come aspetto superiore e la costrizione in quello inferiore. Naturalmente questi due aspetti, considerabili essere i due poli opposti del valore, che è verità e virtù, si fronteggeranno sul piano di realtà sul quale non sia possibile un'immediata conciliazione. Libertà che non include alcuna garanzia di giustizia, perché essa implica la libertà di sbagliare, e allo stesso modo nemmeno la costrizione ha un valore assolutamente negativo, perché c'è l'auspicabile possibilità di costringere il male ad andarsene. In questa ipotetica gerarchia la libertà sarà intesa come positivamente armonica, quando essa sarà garante delle libertà di tutti, mentre la costrizione deve essere vista come la restrizione di ogni possibile libertà positiva. Considerando la questione iniziale riferita al genere sessuale occorre dire che nella individuale percezione del genere sessuale di appartenenza possono concorrere diversi fattori di ordine morale, educativo, religioso, emotivo, intellettivo e volontaristico che possono influenzare questa percezione. Dunque il proprio sentire di appartenere a un genere specifico, o a un altro genere tra gli indefiniti che sono possibili, sarà anche influenzato dal credere o dal non credere individuali, ma questi ultimi avranno sempre un peso inferiore a quello dato dalle pulsioni naturalmente espresse dall'intelligenza organica che intride ogni singolo essere, nello stesso modo in cui permea le stelle. È necessario aggiungere che la definizione di naturalità, essendo necessariamente relativa come lo è la natura, implica gradi e sfumature la cui perfezione dovrà essere valutata in funzione del grado di approssimazione al principio dal quale un evento è scaturito. Significa che il petrolio è naturale se sta negli alvei di roccia che lo contengono, e sarà considerabile essere innaturale quando qualcuno arbitrariamente lo avrà versato sul prato di un pascolo. Dal centrale punto di vista della libertà la cosa più importante sarà data dal non limitare la libertà di nessuno, imponendo una visuale che costituirà l'impronta nella quale la propria sessualità dovrà camminare per manifestare la propria ipotetica naturalità, mentre dalla visuale opposta, quella data dalla costrizione, la cosa essenziale per chi ama costringere sarà il voler obbligare qualcuno a essere ciò che quel qualcuno non sente di essere. Le due polarità, una riferita alla libertà e l'altra opposta alla costrizione, disegnano i due modi estremi nei quali è possibile porsi nel voler definire i confini dell'essere liberi di vivere ciò che si sa di essere. Il valore più importante da dover rispettare sarà sempre quello della libertà di scegliere di non fare del male ad alcun essere, compreso il proprio. Chi volesse educare all'uno o all'altro dei modi di essere contravverrebbe la libertà che l'Assoluto ci ha concesso, al fine dato dal nostro bisogno di perfezione che ha i due volti di Giano bifronte su un'unica testa, quella dell'essere universale che non è maschio e non è femmina, essendo identificato all'assenza di genere dell'Assoluto.

sabato 12 settembre 2015

Sconfessione

— Padre... mi perdoni perché ho peccato—

— A me lo dice?...—

— Ma Padre... lei è un prete...—

— A noi preti, oggi, è consentito peccare, avere auto di lusso e frequentare prostitute
— Come potremmo combattere il male senza prima conoscerlo?—

— Ah...
— Allora mi devo considerare già assolto?—

— Certo che no
— Prima di essere assolto dovrai conoscere il bene—


— L'ho conosciuto adesso padre...—

Il risultato è più della somma delle sue parti

— La coscienza non è Dio, smettila di rompermi le scatole...
— Se la coscienza fosse Dio starebbe in silenzio—

— Non sono Dio, certo, perché sono il risultato della tua intelligenza—

— Non ricominciare a offendere
— Se tu fossi la mia intelligenza parlerei solo io—

— Non sono la tua intelligenza, Dio me ne scampi...
— Sono il suo risultato, che significa qualcosa in più di lei—

— E cosa avresti più di lei?—

— La somma di ciò che la tua intelligenza comprende, senza avere la sottrazione di quello che crede di aver capito
— Perché io, che sono la tua coscienza, non mi giustifico...—

venerdì 11 settembre 2015

Cosa si oppone all'umorismo?

Me lo sono appena chiesto, provando imbarazzo nel non riuscire a darmi una risposta.
Procediamo per gradi per scoprirlo: 
cos'è l'umorismo?
Credo sia un modo particolare, a disposizione dell'intelligenza umana, di considerare la realtà quando il suo essere esagerata, in meglio o in peggio, la rende impossibilitata a essere rappresentativa della sacralità dell'esistenza.
L'uomo trova ridicola l'esistenza di chi si sopravvaluta, non quella di chi si sottovaluta.
Di chi vuol convincere di conoscere aspetti dell'esistenza non alla portata di comprensione dell'attuale stasi in cui l'essere umano si trova.
È umoristica l'ipocrisia che non si accorge di essere stata scoperta, è umoristica la menzogna che ha preso male le misure che l'allontanano dalla verità.
L'umorismo non è il buon umore, quest'ultimo è la disposizione emotiva che attira il pessimismo.
Poiché l'umorismo non appiattisce le intelligenze, e lo si vede dal fatto che una cosa è umoristica per alcuni mentre per altri è deprimente, è difficile dare una seria definizione dell'umorismo; sarebbe più adatta una che fosse umoristica, sul tipo: l'umorismo è l'unica cosa esistente che non è stata prevista da Dio, perché se lo hai previsto non ti fa più ridere e cessa di essere umorismo.
Cosa si oppone all'umorismo dunque?
Niente gli si oppone, perché i nazisti ritenevano umoristica la fila degli internati nei campi di concentramento. 
L’umorismo in realtà non è definibile, essendo diverso per ognuno, e quando se ne volessero definirne i contorni per dare una forma e un senso a una sua opposizione, ci si dovrebbe riferire alle qualità dell'umorismo di ognuno, divenendo questo stesso tentativo la rappresentazione dell’umorismo a causa della sua stessa impraticabilità.
Eppure ogni realtà deve avere un'altra realtà correlativa che le si oppone, disponendo quell'opposizione a trovare il proprio equilibrio nella complementarità su un livello di realtà più elevato, che si risolverà a propria volta nel principio dal quale l'opposizione si è formata allontanandosene, il che significa che tutta 'sta pappardella che ho scritto non è in grado di dare una risposta alla domanda iniziale. Mi sento costretto a dover riproporre la questione al mio intuito che, oggi, ha perso punti come una patente che fa inversione a U sull'autostrada dell'ombra :(


Se l'umorismo è la disposizione a considerare il lato dell'esistenza esposto al ridicolo, o a dar forma arbitraria a qualsiasi cosa che, nel suo essere totale deve avere in sé anche quel lato considerabile come ridicolo, allora l'opposizione all'umorismo sarà nel rifiuto di divertirsi di fronte alla sofferenza di tutto ciò che è manifestato attraverso l'affermazione dei propri limiti. Ecco la risposta alla domanda che inizialmente mi sono posto.

giovedì 3 settembre 2015

Scrivere conviene sempre

Devo ricominciare a scrivere storie, ché i miei scritti seriosi è detto da tutti che faccian cagare. Dicono io sia un presuntuoso che si esprime con la stessa semplicità di una funzione matematica trascendente di grado n, che lega l'unità di principio alla molteplicità dei problemi i quali, essendo irrisolvibili... devono pure essere privi di princìpi.
Con le storiellette è tutta un'altra solfa, sono scorrevoli, fluide, parlano di cose che divertono anche chi non ne capisce il senso, e se qualcosa non va si può sempre dire che le ha scritte uno che ti sta sui coglioni.

Scrivere conviene sempre, quando si ha in mente di indurre le persone a riflettere, perché si è divertenti in tutti i casi, sia coi raccontini che divertono, che con gli scritti seri che fan ridere :D

Il difetto della Creazione


— Maestro, mi illumini con la grazia della sua conoscenza...
— La prego, mi parli della luce che illumina la sua intelligenza—

— Ahem... All'inizio fu il Verbo...—

— Cazzo Maestro, cosa c'entra il suono con la luce?—

— C'entra, c'entra, perché fu il Verbo a dire "Che la luce sia!
— E sarà sempre il Verbo a dover dire: Chi cazzo ha spento la luce?—

— Ma Maestro... io intendevo un'altra luce, quella data dall'intelligenza...—

— Ah... Quella... 
— Quando il Verbo proferì "Che la luce sia!" intendeva la luce dell'intelligenza—

— Ma Maestro? Se la luce dell'intelligenza era ancora spenta, con quale intelligenza il Verbo diede quell'ordine?—

— Ahem... Mi sa che hai appena scoperto il difetto della Creazione...—