lunedì 18 gennaio 2016

La bandiera colorata che ha comprato quel giorno

È da sempre un dilemma di difficile soluzione: se si è pacifisti a tutti i costi si sarà imprigionati e violentati da chi è violento a tutti i costi.
Occorre essere pacifisti solo dopo che ci si è sforzati per imparare a combattere per difendersi dai malvagi, altrimenti non si è solo dei pacifisti stupidi e ipocriti, ma anche dei vigliacchi che stanno dalla parte del male.
Può concedersi il lusso di essere contro tutte le guerre, anche quelle di liberazione dall'oppressore, solo il medico che cura chiunque, ma non chi mangia pop-corn sul divano di casa davanti alla tele, dando il proprio contributo pacifista in una passeggiata annuale, sventolando la bandiera colorata che ha comprato quel giorno, pronto a inginocchiarsi piangente davanti a chi gli ha sfondato la porta di casa.

Una enorme presa per il culo

Una enorme presa per il culo ci ha regalato un posto scomodo nell'ultima fila del mondo delle apparenze. L'intelligenza è stata data a tutti gli esseri per potersene accorgere, ma quasi tutti perdono tempo a confrontare il proprio intelletto con quello degli insetti, sentendosi migliori solo perché questi ultimi hanno la vocina bassa e, per questo, tendono a farsi sentire mordendo.
Tutti questi IO sentono di essere individualità uniche nel proprio sentirsi al centro di un io che sta sulla superficie, e in pochi si chiedono questo ego da dove venga, e perché sia per tutti lo stesso sentire di essere.
Se io fossi te mi sentirei lo stesso io che so di essere adesso, e questo non può essere altro che la prova dell'esistenza di una centralità che è per tutti la stessa, e che si esprime attraverso la superficie dell'ego che sa di essere un IO.
Per la stessa ragione ogni ego sente di dover competere con gli altri ego, perché se essi si sentono come mi sento io... c'è sotto un imbroglio.
Com'è possibile che nell'universo delle diversità ci siano tanti esseri che sanno di essere un IO nello stesso modo?
Questo sarebbe possibile solo se una Unità, che sta al centro di ogni essere, fosse identica a se stessa nel suo essere, in quanto causa, al di sopra dell'esistenza,  e si esprima attraverso il  nostro sentire di essere lo stesso IO che si esprime in individualità diverse una dall'altra.
Un'enorme presa per il culo osserva silenziosa lo svolgersi del dramma esistenziale, quello che costringe il nostro essere liberi a scegliere se amare gli altri IO, odiarli, oppure cercare di comprendere le ragioni delle diversità, quelle che ci rendono uguali, attraverso la conoscenza di noi stessi.

venerdì 15 gennaio 2016

Come un cervo volante

A volte vorrei essere un animale, ma andrebbe bene anche un insetto di quelli corazzati che volano come fossero ubriachi: prudente e circospetto, piuttosto paranoico, realista, capace di dire di no, e finalmente libero dalla paura che il mio pensare mi incute.
Sono quasi certo che andrei a sbattere meno spesso di quanto faccia ora, se fossi un cervo volante...

mercoledì 13 gennaio 2016

Tutti si immaginano il Paradiso come...

Tutti si immaginano il Paradiso come un luogo dove ci sia soltanto felicità, ma sono in pochi a chiedersi che tipo di felicità possa essere quella che non ha l'infelicità da dover vincere...

È per questo che scrivo solo storie brevi...

A me piace scrivere storiellette che siano brevi, perché quelle lunghe - qualcuna ho provato a scriverla - necessitano di elaborazione e quest'ultima rosicchia spazio alla spontaneità.
Da parte sua la spontaneità sottrae spazio all'intelligenza discorsiva la quale, a sua volta, lo ruba all'intuito che, essendo immediato, crea al di sopra del tempo che con lo spazio non ha necessariamente a che fare.
Poiché io mi affido alle intuizioni me ne frego dello spazio sottratto, così utilizzo la mia intelligenza esclusivamente per tradurre quello che l'intuito intellettuale mi consegna fiducioso, e traduco mortificando la qualità di quelle intuizioni com'è inevitabile che avvenga quando si traduce.
Ne deriva che l'intelligenza individuale è una specie di arcigna portinaia che fa passare solo chi conosce, e poiché in genere si intuiscono cose nuove...
È per questo che scrivo solo storie brevi... 

martedì 12 gennaio 2016

In entrambi i casi sarei rovinato...

Riesce difficile, osservando un corpo morto, non chiedersi quali potessero essere le ragioni della vitalità che lo teneva in vita.
L'interiorità che lo scaldava e illuminava non c'è, in un cadavere che si avvia verso il disfacimento come fosse un'auto in discesa priva di conducente.
Ma chi è il conducente che è stato capace di far sorridere o piangere una salma?
Che consistenza ha, se ne ha una?
In fondo l'intelligenza è consistente solo nelle azioni che induce a compiere, e se quel conducente fosse assimilato all'intelligenza?
Significherebbe che troppo autisti non arriverebbero a guardare oltre il parabrezza dell'auto.
Non dev'essere l'intelligenza, ma l'individualità che si esprime attraverso la propria intelligenza.
E cos'è l'individualità?
È il modo che l'universalità del Centro dell'universo ha di mostrare la propria unicità nel mondo manifestato, è la diversità espressiva dell'unità di principio che entra nell'universo, pur mantenendosi al centro di Sé stessa che non è nell'universo.
Sono io e sei tu, diversi, ma estensioni della stessa unica centralità, quella che mette in atto nell'esistenza le proprie infinite potenzialità.
Io sono il figlio di questa silenziosa centralità, che tace e osserva ciò che faccio e sono, e ha la pazienza di sopportarmi giusto perché non essendo sottomessa allo scorrere del tempo... l'eterno istante per la centralità non si replica nei secondi che si rincorrono nella diversità del loro esserci.
Tutto ciò che conosco, penso e faccio, sono io, e sarò valutato per gli sforzi fatti, non per i risultati ottenuti.

In entrambi i casi sarei rovinato...

lunedì 11 gennaio 2016

Estreme conseguenze

Quando non procede da princìpi certi la logica mena il can per l'aia, e mai può essere spinta fino alle sue estreme conseguenze senza che il farlo faccia morire dalle risate.
La scienza parla del Big Bang come origine dell'universo, ma se le si chiede da dove sia nata la sfera ipotizzata di materia compressa, che per la scienza è esplosa all'inizio dei tempi... la risposta più precisa che si ottiene è: sono le cinque, è l'ora del tè :D

Della serie: Quando la logica non fa paura significa che è contraddittoria...

Lo so che dovrei tacere per non mentire, e anche astenermi dall'agire, per evitare di commettere errori, e non dovrei chiedermi, di conseguenza, che sto al mondo a fare, perché tacere e non fare è più faticoso che dire menzogne e fare cazzate :D

venerdì 8 gennaio 2016

È una convinzione diffusa

È una convinzione diffusa che i defunti stiano assiepati su una balconata del Cielo a ridere dietro ai vivi, credo che questa sia l'interpretazione che è comunemente data del Paradiso.
All'inferno, per inversione analogica, da una balconata che ricorda un barbecue rovesciato... guardano le mutande di chi sta sopra, e sbavano rabbia perché la prima regola dell'inferno è: NIENTE SESSO.
Per inversione analogica in Paradiso, negli intervalli tra una sbirciata e l'altra... ci si accoppia di brutto.

Nazione del malaffare


Siamo una nazione dedita al malaffare in un modo così capillare e intenso che i nostri santi deceduti fanno, in Paradiso, un tifo da stadio per le altre nazioni 

Se fossero svedesi...


Provo una singolare compassione per i razzisti fascisti che si sentono orgogliosi di essere italiani, come se fosse un loro merito esserlo. Li compatisco benevolmente, pisciandomi addosso dal ridere nell'immaginare come si sentirebbero se fossero svedesi...

Ragazzi oltre i cinquanta


Quando si è ragazzi, nel fiore della salute che sboccia anche se fa bisboccia, si tende al passare inosservati per timore di finire al centro delle critiche di chi ha vissuto più di quanto è riuscito a ingoiare, ma passati i cinquanta ci si butta allo sbaraglio, mostrando di sé il meglio - che è sempre poco - nell'euforia data dal credere di riuscire a vivere la propria esistenza con la stessa energia che sprona gli ormoni... come farebbe coi cavalli il conducente di una diligenza inseguita dagli indiani.

Non sempre le persone di conoscenza hanno ragione...

Come è cambiata la vita delle persone di conoscenza...
Un tempo dimoravano nelle grotte degli eremi e davano saltuari consigli ai pochi che osavano avventurarsi in quelle zone selvagge.
Oggi litigano con tutti su facebook e sono chiamati "troll", solo perché si permettono di mettere in dubbio che l'intelligenza dei loro interlocutori, come questi credono, sia stata generata dall'aggregarsi casuale di materia.

In effetti, in questi drammatici casi, nessuno potrebbe dare ragione alle persone di conoscenza...

La truffa è apolide


La truffa è apolide, ma quando ha una nazione di appartenenza si chiama "orgoglio nazionale"...

Un tempo antico

Un tempo andato, meglio sarebbe definire antico, le persone dotate dovevano passare inosservate nascondendo i loro pregi per mostrare i difetti.

Oggi passare inosservati è molto meno complicato, basta mostrare degli occasionali sprazzi d'intelligenza...

Ogni generazione ha avuto, o ha...


Ogni generazione ha avuto, o ha, momenti per i quali essere orgogliosi e altri per i quali vergognarsi. Quella alla quale appartengo - generazione sessantottina - può essere orgogliosa di essersi estinta anzitempo, come spesso accade a chi sperimenta l'esistenza portando dimensioni sconosciute alle loro estreme conseguenze, ma deve vergognarsi della propria diffusa ipocrisia, che ha dato modo alla generazione successiva di essere indifferente ai valori fissi su cui poggia la vita.

Perché si vorrebbe vivere per sempre

Tutti vorrebbero vivere per sempre, e questo potrebbe indicare che le gioie siano più numerose dei dolori, o che i dolori siano meglio che il niente.
Ciò che convince che i dolori siano meglio di niente è l'intuizione che si debba imparare a sopportare il male per capirne le cause che occorre eliminare per vincerlo.
Riuscire a eliminare le cause del male dà gioia ed è per questo che il male è meglio di niente.
Nell'universo è il bene a generare il male e il male a generare il bene, ma sopra entrambi c'è un unico Mistero, una Unità che si esprime con la lotta che produce pacificazione, che si trasformerà in una nuova lotta che maturerà la conoscenza di sé, che è conoscenza del mondo e delle leggi universali che lo governano senza possederlo.
Quella conoscenza aprirà un varco verso stati dell'essere che non saranno più individuali, ma universali.
Ecco qual'è la ragione del male... che è superiore al male e anche al Bene.

Ecco perché si vorrebbe vivere per sempre.

sabato 2 gennaio 2016

Non stiamo lavorando per voi

In fondo l'istante che si vive nel presente è lo stesso di quando siamo venuti al mondo, e lo sarà di quello che deciderà quando ce ne andremo. In mezzo c'è il lavoro che abbiamo fatto su noi stessi, nel mio caso l'impalcatura che espone un cartello con sopra scritto: "Non stiamo lavorando per voi"... 

Il pensiero dell'aldilà

Mi gingillo spesso col pensiero dell'aldilà, di certo più di quanto gli esseri che vi dimorano si dedichino al pensare all'aldiqua.
È, il mio, un ipotizzare che mi diverte, e credo sia l'unico divertimento possibile quando si ha a che fare col dover morire.
Mi diverte soprattutto la concezione cattolica del paradiso, nella quale si prevede di avere tutti sedici anni di età, infilati in una tunica dal candore che evoca quella che si indossa nelle sale operatorie, ma chiusa sul didietro, dentro la quale si passeggia con la stessa espressione tra il beatificato e l'apprensivo che si ha dopo aver fatto la pre-anestesia, in cerca di compagnie che sappiano suonare l'arpa in un modo che sia almeno sopportabile :D
L'unica speranza che si continuerà ad avere è quella di non essere vergini, nel caso si dovesse incontrare un musulmano...

venerdì 1 gennaio 2016

Di un solo colore

La guerra a volte si rende necessaria, quando libera da una dittatura, ma anche in quell'auspicabile eventualità porta con sé conseguenze i cui effetti sono oggi sotto i nostri occhi, come sulle nostre spalle. Mi ricordo bene il dopoguerra, sono nato nel 1952 e i primi otto anni li ho vissuti in un paesino fuori Milano, più campagna che paese, con le donne che facevano ricami al tombolo sulla strada sterrata che portava nei prati coltivati a mais e rape. Un po' stavo lì, e un altro poco dalla mia amata nonnina pugliese, l'unica intelligente di una famiglia di stronzi, che abitava all'interno della cerchia della periferia cittadina, poi diventata Quarto Oggiaro - Barbon City - la Scampia del nord dove, sempre in mezzo alla strada, al posto delle donne e dei tomboli ci stavano i bulli malavitosi, quelli che mostravano facile il loro ferro coi numeri di serie limati via.
Quarantacinque anni passati lì ti temprano il carattere con le risse e i pestaggi, e se non crepi presto di eroina o di coca perché sei stato accorto, e ti sei limitato all'LSD, alla psilocibina, l'hashisc e la marijuana, al peggio finisci in galera, ma per poco.
La guerra, dicevo, ha esaltato gli animi dei sopravvissuti, disponendoli al credere che le cambiali fossero il segreto della ricchezza improvvisa, quella che ti faceva fare fotografie a tutti quelli che avevano in animo di diventare famosi sedendosi sul parafango della fiat 500 verde pisello, comprata con lo sconto perché quel colore non era ritenuto essere un esempio di dignità esistenziale.
Dagli e dagli col lavoro e le cambiali il parafango sotto al culo è cambiato, ingrossandosi come la macchina fotografica e la pancia delle persone, e dalla 500 ci si è seduti sulla 600, poi sulla Renault Dauphine e i più fortunati su quello della Giulia 1300, tenuta sempre lucida per far morire di rabbia quelli che si erano fermati alla Simca 1000 arancione che scoloriva in fretta.
Intanto i nostri vecchi lavoravano da far impallidire di vergogna le formiche, e pure noi hippie, poi diventati freak, ci sbracciavamo a passare frontiere con imboschi creativi quanto pericolosi, perché il lavoro in catena nelle fabbriche lo vedevamo come l'anticamera dell'inferno.
Nel frattempo lo Stato, democratico e cristiano come un mastino che ha in mente di farsi una barboncina, imperversava diffondendo dalla sua TV moralità a piene mani, distribuita dai telegiornali, dai giochi a quiz per dementi, dai preti e dalla mafia politica che si avvaleva della mafia assassina, dei servizi segreti e dei fascisti stragisti.
In fondo, dopo i milioni di morti lasciati a terra o nei forni crematori dall'ultima guerra, questi delitti sembravano essere solo dei danni collaterali al successo sociale che, anche se non era garantito, era comunque considerato alla portata di chiunque fosse disonesto la metà di come lo furono fascisti e nazisti.
Oggi quei tempi appaiono essere lontani; nascono movimenti nuovi che si dichiarano alternativi e giustizieri nella loro volontà di marciare di nuovo su Roma.
Si fanno chiamare "Forconi", "M5S", ma sono gli stessi fascisti travestiti che inscenano la stessa farsa, parodia di un passato colonialista dove si diceva di andare in Africa a civilizzare i selvaggi sterminandoli col gas Iprite, ma che assicurano non essere più significativa la discriminazione destra—sinistra, perché oggi siamo tutti abbracciati sotto l'unico colore di cui si veste la Giustizia: il nero.