martedì 26 aprile 2016

L'orgoglio

Tra tutti i sentimenti l'orgoglio è quello che meno ha timore del ridicolo: si è orgogliosi dei propri figli, come se il merito di ciò che di buono fanno sia di chi li ha fatti. 
Si è orgogliosi di essere nati in una nazione, come se fosse un merito nascere in un posto invece che in un altro.
Si è gonfi d'orgoglio per la propria razza di appartenenza, anche se è un orgoglio indifferente al fatto che le scimmie non sono orgogliose che gli umani credano di essere il loro miglioramento razziale.
Si è orgogliosi di ciò che si crede di sapere, anche quando quel sapere lo si è preso da altri che l'hanno copiato da altri ancora che si sono ispirati al primo che si è inventato tutto.
Si è orgogliosi del colore della propria pelle, che poi si tenta di schiarire o di inscurire quando nessuno ci guarda.
Si è persino orgogliosi di essere grassi e ammalati, o ancora vivi dopo un gravissimo incidente.

Si è pieni di orgoglio quando si delinque riuscendo a farla franca, e se alla fine il proprio orgoglio non basta a farci cambiare idea sulla decisione che abbiamo preso di farla finita con questa vita di merda... si è orgogliosi di aver rimandato il suicidio a data da destinarsi in un giorno dove si sarà orgogliosi di esserci finalmente riusciti.

mercoledì 20 aprile 2016

Sarà solo opera nostra

Quanto è lunga, ripida e faticosa, la strada da dover percorrere per migliorarsi anche di poco; siamo figli della centralità spirituale che è al centro di ogni essere, e dal centro elargisce ciò che il nostro ego crede di essere.
Ci sentiamo tutti lo stesso "io", quello che assicura la nostra diversità nel suo essere lo stesso "io" per tutti.
Non è contraddittorio sapere di essere tutti lo stesso "io"?
Che cosa ci fa sentire in questo modo la nostra identità, diversa dalle altre identità che ognuno chiama "io"?
È la centralità di ognuno, identica a se stessa per tutti gli esseri, che ci dà questa nostra certezza, uguale per tutti perché figlia dello stesso Mistero che ci guarda vivere senza interferire con la libertà di essere che ci ha dato.
Questo centro è la Libertà assoluta che chiamiamo Dio e che, essendo assoluta, è nello stesso istante senza tempo sia contenuto che contenitore.
È Verità al di sopra del tempo che si esprime nel buio, l'oscurità che si lascia illuminare dall'Intelligenza che permea tutto ciò che è.
Conoscere se stessi significa essere identificati alla propria centralità spirituale, ed essere padroni di sé attraverso l'attuazione nel proprio vivere della Verità che si è conosciuta.
Quale sfida migliore della Perfezione di sé potrebbe immaginare chi è imperfetto?
È per questo che la libertà che abbiamo è relativa, perché se non lo fosse noi non avremmo meriti, e la libertà è un merito.

Ci è stata donata la carta da pacco col nastrino colorato della nostra intelligenza, ma ciò che dovremo avvolgerci sarà solo opera nostra.

martedì 19 aprile 2016

Il danno subito dall'essere in vita

Ogni realtà è conseguenza di una realtà che le è superiore perché sua causa, dunque anche l'esistenza considerata nel suo insieme ha necessariamente una causa che le è superiore e alla quale tutto l'esistente, umanità compresa, tende.
L'essere umano chiama questa causa "felicità" la quale, discendendo con l'allontanarsi dal suo principio, dà modo all'infelicità di essere.
La relativa libertà di scegliere è la condizione che dà o toglie valore al nostro decidere chi o cosa essere, ma il centro del nostro essere relativamente liberi è occupato dalle nostre reali intenzioni, che non subiscono le imposizioni esterne che la vita impone.
Così sia le possibilità di essere felici che quelle dell'infelicità sono contenute in potenza nella nostra libertà di essere.
In fondo nulla che sia esterno al nostro poter scegliere è degno di essere definito una felicità.

Essa è la preziosa perla formata dal nostro rimediare al danno che abbiamo subito dall'essere in vita.

giovedì 14 aprile 2016

L'età della pietra


L'età della pietra non era male, considerato che le pietre erano gratis e servivano a un sacco di cose: ci si facevano le case, gli utensili, le armi, le ruote e riducevano di molto i problemi derivati dalla selezione del proprio partner, che invece di contare sul colpo di fulmine faceva affidamento sul colpo di pietra...

mercoledì 13 aprile 2016

L'illusione della felicità

— Nessuno che si chieda cosa sia la felicità potrebbe essere felice— così rifletteva un vecchio passeggiando nel parco dell'ospizio che stava dissanguando i suoi figli.
— Mentre nessuno si domanda cosa sia l'infelicità altrui, credendo che la sofferenza di ognuno possa esaurire quella curiosità— 
In bilico sul suo stanco incedere il vecchio puntò l'unica panchina che vide libera.
Si immaginò che quella fosse la sua felicità, e un sorriso gli storse verso l'alto l’angolo ancora sensibile di una bocca che schivava le emozioni.
Era bella quella panchina, almeno quanto doveva essere la felicità: calma e immobile sopportava il bisticciare delle ombre che un platano disegnava sul suo verde inscurito dalle piogge.
Avrebbe desiderato morire lì, piegato sulla sua felicità finalmente guadagnata.

Le si sedette sopra, considerando lo spettacolo delle ombre attorno come se fossero state le stesse che intristirono la sua esistenza, e si accorse che erano più belle di quelle che litigavano rincorrendosi sulla sua nuova felicità, quella che gli stava sotto travestita da panchina.

lunedì 11 aprile 2016

Breve lezione sulla politica italiana

— Cosa è un fascista?—

— Un fascista è uno convinto che la prima legge della natura imponga di schiacciare i deboli per far divertire i forti, e lo crede non ignorando di essere debole, malvagio, razzista e stupido.
È per questo che è fascista, perché i fascisti si sentono forti quando si alleano con altri fascisti, nella convinzione che la quantità possa sostituire la mancanza di qualità.—

— Ma così sono anche i comunisti...—

— C'è una differenza sostanziale, perché i comunisti è vero che danno importanza alla quantità, ma lo fanno per difendersi dai pochi padroni che sfruttano le persone deboli e indifese utilizzando i fascisti per spaventarle. Poi diventano spesso padroni a loro volta e si comportano come i fascisti—

— E i democristiani?
— Chi sono i democristiani?—

— Sono gli ipocriti che fingono di non sapere che il cristianesimo non può essere democratico, e fingono per imbrogliare chi è poco intelligente—

— E i cinque stelle chi sono?—

— Sono le puttane che si sono comprate l'hotel a due stelle dai fascisti e l'hanno abbellito all'esterno—

— E i leghisti?—

— I leghisti sono i ladri diventati razzisti perché i ladri non vogliono condividere il loro bottino—

— E la sinistra estrema?—

— Sono quelli che quando hanno un momento libero vanno nei migliori ristoranti di Cortina a cenare e a ridere con i loro finti avversari—

— E chi sono i cattolici?—

— Sono quelli convinti di poter impunemente rubare e delinquere, perché Gesù ha pagato in anticipo per i loro peccati passati e futuri.

Il cattolico crede che l'inferno sia vuoto perché Dio è amico loro—

sabato 9 aprile 2016

Mica è facile

La morte lo sorprese con un lampo di luce che lo accecò per un istante, sufficiente a guardare quello che restava della propria auto, ma non il suo corpo all'interno.
La vita e la morte condividono il "per ora", perché entrambe amano le sorprese, dunque lui, per ora, sapeva di essere ancora lo stesso io che aveva sonnecchiato malvolentieri dentro a un corpo umano.
Con cosa vedesse lo ignorava, perché i suoi occhi erano rimasti attaccati al corpo, e lui immaginava fossero ancora spalancati a sbirciare un futuro oscuro dietro al sangue rappreso che li incorniciava. Chi glieli avesse chiusi avrebbe chiuso insieme a essi anche briciole di sangue. Pensò che gliele avrebbero aspirate più tardi, per dare alla salma quell'aria seria che correggevano un poco dando alle labbra una leggera piega all'insù, con la colla a presa rapida, istantanea come era stata la sua morte.
Lui era avvezzo al futuro incerto, e sapeva riconoscerne le deviazioni dai lividi che la vita gli lasciava addosso, ma ora non aveva un addosso da guardare e neppure un di fuori, perché non stava all'interno di uno spazio, ma in una dimensione nuova per il suo essere, qualcosa che avrebbe potuto descrivere con la parola interiore, se avesse avuto un esteriore al quale opporla.
Non potendo contare sulla fedeltà delle percezioni si chiese quando la solitudine avrebbe lasciato posto agli amici morti prima di lui, così da avere informazioni sulla natura dei possibili destini ai quali sarebbe andato incontro.

Mica è facile saper riconoscere l'inferno dal paradiso, quando entrambi ti terrorizzano...

giovedì 7 aprile 2016

Non ho figli...

A volte mi chiedo se avessi avuto dei figli come li avrei educati; sarei forse stato un padre rompicoglioni?
Mi sa di sì.
Li avrei indottrinati?
Mi sa di sì.
Avrei voluto che avessero una vita diversa dalla mia e migliore?
Mi sa di sì.
Mi sarebbero stati antipatici i loro amici?
Mi sa di sì.
Sarei stato assillante nello sconsigliare a mia figlia di uscire con "quello stronzo"?
Mi sa di sì.
Avrei mostrato disinteresse sulle qualità intellettuali delle ragazze che si sarebbe scopato mio figlio?
Mi sa di sì.
Cazzo, non ho figli ma già mi creano problemi... 


La stessa forma delle sue ali

Chi meglio di lui poteva conoscere il modo che l'esistenza ha di strisciare sulla sofferenza e la gioia, stendendosi e contraendosi come solo i bruchi sanno fare?
Lui si muoveva seguendo lo stesso ordine imposto dal Mistero anche alle galassie, senza sentire il bisogno di ringraziare il Cielo che non lo voleva diverso.

Avrebbe presto scoperto di avere in sé lo stesso destino di tutti gli esseri, quello che trasforma il penoso attrito nel leggero appoggiarsi al vento che ha la stessa forma delle sue ali.