lunedì 30 aprile 2012

L'autoironia


L'auto ironia è il modo attraverso il quale l'ego si riposa un attimo, nell'intervallo che vuole concedersi per poter essere cattivello più tardi, e senza che nessuno possa rimproverargli di non esser riuscito a rivolgere quella cattiveria anche contro di sé...

domenica 29 aprile 2012

I miei primi sessanta anni


Fra tre giorni avrò sessanta anni di età, superando quella del mio nonno paterno morto alcolizzato a cinquantanove. Un successone.
È, questa, una prova evidente che la marijuana fa meno male dell'alcool e, forse, anche dei pasticcini che non la contengano.
Certo, io ho avuto il vantaggio di non aver fatto la guerra e di aver conosciuto il popolo germanico solo in campeggio, ma devo ricordare che un poco di guerra l'ho dovuta patire anch'io, sempre contro il fascismo e il razzismo, la mafia e le forze dell'ordine costituito da coloro che con la mafia sono sempre scesi a patti scellerati. È da questo che si è obbligati a usare il termine "scesi" ed è sconsigliabile dire "saliti a patti". Comunque sono ancora qui, vivo, a guardarmi addosso valutando un certo e rilevante degrado fisico che mi induce a non temere la morte. Tutto sommato, da ragazzo, non ho mai immaginato di poter superare i trenta anni, figurarsi il raddoppiarli. Ora non mi resta che lo sperare di non doverli pure triplicare...

sabato 28 aprile 2012

Il gioco e l'assassinio


Gli etologi affermano che gli animali insegnino ai loro cuccioli la caccia attraverso il gioco, e che gli umani facciano altrettanto instillando nei loro figli l'arte della guerra. Io sono convinto che il gioco non confini con la caccia né con l'assassinio, e che per queste due pestilenze sia sufficiente la fame e la cattiveria.

giovedì 19 aprile 2012

Sul "caso"


Il caso: scienziati di tutte le epoche hanno dedicato la loro attenzione alla qualità dell'organizzazione strutturale che sorregge l'esistenza, ma solo casualmente sono arrivati alla conclusione che la somma di eventi, avente apparenti radici nella consequenzialità causale, in realtà è frutto di un colpo di culo dal quale l'umanità è stata esclusa...

sabato 14 aprile 2012

Leghisti assassini

Leghisti assassini






Siate maledetti leghisti assassini

che spingete alla morte le donne e i

bambini

nati dalla violenza di carcerieri come voi

 siete stati

condannando le schiere dei disperati

dalla guerra fuggiti per finir massacrati

 Nascondete l'oro comprate diamanti

per pagare il fucile al bambino soldato

 Urlate loro di tornarsene indietro

dove non han più la casa né il campo 

che avete loro rubato


giovedì 12 aprile 2012

Il Trial come disciplina dello Spirito


Io ho avuto la sventura di aver praticato il trial con due trialisti del villaggetto montano dove ora vivo che erano particolarmente incoscienti, oltre che bravi. Uno era specializzato nei salitoni impossibili e l'altro nelle discese fatte praticamente con la sola ruota anteriore. Poi, in leggero ritardo arrivavo io, specializzato nelle cadute, sia in discesa che in salita. Ehh... se li ho fatti penare quei due... morivano dall'invidia loro, che avevano un timore mortale solo ad appoggiare un piede a terra senza nemmeno sospettare l'estremo fascino della sopravvivenza, quando è sperimentata con tutti i lati di un corpo che dava del tu al terreno sottostante senza alcun timore riverenziale. Certo qualcosina da quei due malnati l'ho dovuta imparare anch'io, per citare a casaccio non mi iscrivevo alle gare che facevano per non mortificarli, sapete com'è... quando si è amici si devono fare anche dei sacrifici. A una gara, comunque, mi sono iscritto, però senza dirglielo. Una gara indoor organizzata da un prete della brianza, probabilmente pensata per distrarre i tossici di una qualche comunità e convincerli che c'erano altre cose interessanti oltre la droga. Mi ci sono iscritto perché, mi son detto, è robetta da oratorio e non si accorgerà nessuno che sono un impedito... Arrivo nel primo pomeriggio col mio Ford Transit, con sopra la mia amata Fantic 300, elaborata dalla Casa tramite il concessionario Barlera di via Gallarate a Milano. Io mi allenavo con Oscar, suo figlio e seguidores di Havala, pilota ufficiale Fantic. Arrivo e mi dicono che avrei dovuto presentarmi la mattina per testare le prove. Figurarsi se io testo qualcosa, non mi conoscessero... Io sono un istintivo che non si fa sconti nell'affrontare le esperienze non alla sua portata. Comunque era una gara a coppie, e mi assegnano uno col Fantic 303 bello lucido, vicino al quale la mia moto sembrava una gallina accovacciata a covare disperazione. Siamo i primi ad affrontare la prima sezione. Parte lui per primo, e salta sul cofano di una 131 fiat e poi, mentre sale sul tetto, appoggia un piede dove non c'era il parabrezza e nemmeno materiale a riempire l'abitacolo vuoto dell'auto. La gamba gli s'infila all'interno e il suo corpo si chiude all'esterno del fianco dell'auto spaccandogli il ginocchio, che si è chiuso lateralmente come un portafoglio gettato via da un ladro. Arriva l'ambulanza e se lo porta via, zoppo per sempre e col bastone. Dopo mezz'ora in un'attesa da incubo arriva il mio turno: memore delle possibili e drammatiche conseguenze, ma anche avvezzo alle disgrazie, mi lancio contro la vettura con il piglio enduristico di chi è inseguito da un branco di lupi. Il cofano manco lo tocco e passo direttamente sul tetto della macchina, mi fermo in bilico e vedo che la moto non ci sta in mezzo tra la 131 e la cinquecento che veniva subito dopo e che dovevo superare. Sto lì, per un tempo che non saprei dire, in equilibrio non solo sulla moto, ma anche sul da farsi perché l'unica via percorribile era quella di uno zompo diretto sul tetto della cinquecento. Spalanco il gas e la gallina arriva male sull'altro tetto, male e storta. Io, ormai sotto un penoso stato di shock cerco scampo di lato e piombo sulla faccia incredula di un acchiappa piloti che stava sotto. Quasi l'ammazzo e, in più, mi si spezza un'aletta della testa del Fantic, ma a oggi non ho ancora capito dove ha picchiato per rompersi. Il giudice mi ha rifilato un bel cinque che non è stato l'unico nella quindicina di zone venute dopo. La gara l'ho finita, certo, con crampi ovunque e la moto che pareva un modello futuristico ancora in arretrato stato di progettazione, ma mi sono guadagnato la stima di un cospicuo numero di tossici che in quel giorno hanno capito che, nella vita di tutti, anche in quella degli sportivi, non c'è niente di meglio del drogarsi...

La vergogna del motociclismo nazionale


Oggi, in piena crisi economica, la recessione impone di essere pietosi con un mercato che deve essere rianimato; per questo la mia connaturata bontà d'animo si è sciolta di commozione all'acquisto di una moto da trial usata. Erano mesi che stavo appostato, imboscato nella oscura selva delle fasulle occasioni da Web, in attesa che passasse, ignara, una preda grassottella. Finalmente l'ho vista arrancare davanti ai miei occhi stupiti: un uomo non più giovane, ma nemmeno conciato male come io sono ora, ha deciso di vendere la sua Montesa 315 che aveva usato solo per dire alle montagne che voleva fare occasionali passeggiate da dopo messa, venderla per comprare una ipertrofica Alp 4 da centoquaranta chili in disordine di marcia. Messa la pietà da parte mi sono gettato sulla preda, fingendo di ritenerla fortunata a possedere un sogno di tal fattura, che le avrebbe consentito di esplorare tutti i pronto soccorso degli ospedali montani. Con quattro soldi mi sono portato a casa una moto da trial stupenda e semi nuova che mi guardava supplichevole, ma ancora poco propensa a credere che quel vecchio rudere rinsecchito del mio fisico l'avrebbe liberata dalle costrizioni imposte dalle brevi passeggiatine domenicali col sapore dell'ostia in bocca. Ora mi resta da abbandonare i panni del soccorritore di mercati depressi per vestire quelli dell'incosciente calpestatore di tratturi abbandonati. Ahh... la meraviglia dei ricordi mi assale, finalmente potrò riesumare le quasi morte ma dolci sensazioni del tempo che fu, quando mi facevo prendere per il sedere dagli amici che si spanciavano dalle risate cercando di togliere la mia moto dallo spezzone di un ramo secco, che spuntava da un tronco, a tre metri da terra, sul quale il mio Fantic si era appeso con la ruota anteriore, dopo aver zompato solitario dal trampolino di un salitone, con me sotto che scivolavo a valle, a braccia e gambe allargate, nel tentativo di non rotolare fino al fiume in fondo che mi avrebbe volentieri affogato per cancellare il ricordo del sottoscritto, vergogna del motociclismo nazionale... :D

martedì 10 aprile 2012

Il sogno


Io ero e sono ancora parte di un sogno che nel '68, allo sbocciare dei miei sedici anni,  mi vedeva con le pietre in mano. Questo sogno era chiamato "peace & love". Ho tenuto duro, e l'aver lasciato a terra i sassi mi ha premiato, perché ho conosciuto l'amore che ha qualificato la mia intera esistenza. Ma l'amore ha un'ombra che gli si trascina dietro, è invidia e gelosia che quando sbavano rancore si trasformano in odio. Ecco, l'odio si è andato, col tempo, rinforzando, non gli è importato il guadagno interiore che ci sarebbe stato a lasciare le pietre a terra, e ora stringe d'assedio me e la mia amata amica e compagna e non ci perdona i trentotto anni di felicità sudata che non abbiamo bisogno di raccontare. Eppure noi siamo ancora felici, perché continuiamo a ignorare i consigli che l'odio ci dà.

venerdì 6 aprile 2012

Il fiore e la pace cosmica




Un fiore, nell'inconsapevolezza del suo essere

bello, ringraziava il Cielo della generosità con

la quale gli aveva concesso di essere

accarezzato dai raggi amorevoli di un sole

distratto. — Che magnifica cosa la vita—

pensavano gli smaglianti colori dei suoi petali,

così simili al disegno dei raggi celesti che

facevano nascere persino le orgogliose

ombre. Una di queste, più scura delle altre, gli

si avvicinò tagliente e lo strappò dalla culla di

foglie avvinghiate al terreno. L'ombra,

strappato il fiore alla evanescente sua vita se 

lo infilò tra i capelli, a ornamento di pensieri di

pace e amorevolezza cosmica, ignara di cosa

questa sia in realtà.