venerdì 31 agosto 2012

Scrivere cose


Scrivere cose intelligenti non è da furbi perché si passa per folli, ma scrivere cose da folli è da furbi perché si passa per intelligenti.

domenica 26 agosto 2012

La certezza di un dubbio


Chissà se, nella vita che ho fin qui consumato, c'è mai stata una giornata senza errori? Be', se c'è stata... di certo ho commesso l'errore di non essermene accorto.

sabato 25 agosto 2012

Consigli dal Web sullo scrivere racconti brevi, ma di qualità sopraffina


Consigli, letti sul Web, per poter scrivere racconti brevi di qualità:
Fate così fate cosà immaginate questo e quello e pure quell'altro e, soprattutto, siate psicologi, scienziati, professori, oculisti, avvocati, giuristi e proctologi... se volete essere in grado di scrivere dei racconti brevi decenti!

Eccheminchia è? E se volessi scrivere un racconto lungo che cazzo dovrei sapere?
Okkey, ci provo lo stesso seguendo quei preziosi consigli:

C'era una volta un proctologo rinomato, abilissimo nella sua professione come in altre, che si era dato la pena di studiare in profondità; d'altronde l'approfondimento invasivo era la tecnica che gli aveva dato notorietà, e non se la sentiva di sostituirla con la superficialità che ha successo solo in dermatologia. Tra queste altre specializzazioni la più vicina alla proctologia era quella dell'avvocato, a causa della similarità dei mezzi utilizzati e del dolore a questi associato. La Psicologia lo aiutava a mantenere relativamente calmi i pazienti, mentre raccontava loro quanto erano fortunati a non trovarsi, accasciati e moribondi, su un campo di battaglia insanguinato. L'unica laurea inutile che aveva conseguito era quella in medicina oculistica, che lo aiutava sì, ma poco, dal momento che per tastare i visceri la chiarezza di vedute è un tantino superflua. 

venerdì 24 agosto 2012

L'esistenza pare


L'esistenza pare fatta apposta per trasformare la pace in noia, la noia in vizio, il vizio in guerra e la guerra in vizio...

Il saggio


— Okkey, ragazzi, pronti… via! — era il solito saggio di fine anno che partiva, quello della scuola per co-creatori celesti dell’Olimpo. Uno spettacolo di dubbio gusto del quale nessuno si era mai chiesto la provenienza.

I partecipanti, tre in tutto, si fiondarono sul materiale a disposizione, cercando di accaparrarsi quello migliore.

Una creatrice, l’unica femmina della scuola, prese un rotolo di stoffa pregiata e un paio di forbici luccicanti, l’altro una pannocchia di granturco e l’ultimo un panetto d’argilla.

Non sarebbe stato facile, per la giuria, decidere chi sarebbe stato il vincitore, ma fu subito chiaro a tutti che l'ultimo arrivato con quel pezzo d’argilla avrebbe fatto una cagata...

giovedì 23 agosto 2012

Le mille più una furbizie dell'ego


Io sono così intelligente che quando leggo qualcosa di mio penso che chi l'ha scritta è un coglione...

Strategie necessarie


L'ego deve essere abbattuto attraverso la dolcezza, questo perché se gli si usasse violenza si sentirebbe un eroe martire...

Le mille furbizie dell'io


In fondo, per un ego, il saper riconoscere le proprie debolezze è uno dei modi, e anche il meno costoso, di rispolverare la propria superiorità senza doverla poi provare...

martedì 21 agosto 2012

Scrivere creando


Scrivere raccontini è analogo al creare esistenze, con la sostanziale differenza che le vite all'interno delle storie inventate non pregano il loro creatore di mostrare loro la potenza della sua misericordia. Forse sanno che, se lo scrittore fosse misericordioso, non avrebbe lettori.

Quasi un miracolo


Ce l'aveva piccolo e precoce, nel senso che aveva un'eiaculazione che credeva di dover servire a lubrificare la passera prima della penetrazione; chiamiamola così anche se sarebbe più appropriato definirla una strusciata radente. Per questo problema lo Psicologo gli aveva consigliato di pregare la Madonna, e lui aveva speso un capitale in ceri giganti da offrirle. Una mattina avvertì una fitta lancinante a un rene, accompagnata da colica intestinale e dolori alla vescica e al pisellino, divenuto di una consistenza molliccia e dolente che non presagiva nulla di buono. Nel pieno della notte insonne, complice l'allucinazione provocata dalle supposte di Buscopan, comprese improvvisamente che quel soffrire era il prezzo da dover pagare per la mutazione in atto al suo apparato urinario e scopaiolo. Sopportò il tutto con dignità, urlando solo negli intervalli decisi dalle fitte lancinanti e, dopo tre giorni, la resurrezione lo rimise in pista verso l'ospedale che gli fece l'ecografia. 
La dignosi fu: colica renale accompagnata da un'esagerata ipertrofia prostatica. Fosse stata più precisa, una spanna più in basso e il miracolo si sarebbe avverato, ma non tornò in chiesa a lamentarsi con la Madonna per chiedere un altro miracolo.

Sfida all'ultimo attimo



È una sfida, quella che ogni scrittore riceve dalla morte, che non si può rifiutare 

— Il segreto sta nell'anticiparla di quel pelo che consente di poter dire di Lei il tanto che basta a sputtanarla per sempre— si disse, deciso a chiudere il conto con la nera signora, uno scrittore avanguardista d'assalto, uno di quelli che dava più credito ai fatti che alle vuote parole

— Cinquanta ciccì di candeggina dovrebbero darmi il tempo di farlo— 

Fu così che se ne sparò sessanta di ciccì, in vena, con la siringona da veterinario rinvenuta nei pressi dell'Ippodromo vicino a casa sua, però disinfettata a dovere.
Finito di iniettarsi l'avventura... iniziò a scrivere, correndo appresso alla morte che sopraggiungeva svelta.

— Cara Morte oggi ti fotto io, stronza!— iniziò, un po' frastornato dall'essere stato costretto dagli eventi a dover dimostrare al mondo che un avanguardista non scherza un cazzo

— Fatti avanti e facciamola finita, ora racconterò a tutti cosa si prova a morire— 

La Morte, dall'alto della sua indiscutibile esperienza aveva le sue necessità, e le sembrava che quei sessanta ciccì non fossero sufficienti, dunque si limitò a torcergli le budella e a farlo svenire nel vomito, ma prima si accertò che l'avanguardista non potesse dire più del lecito e gli paralizzò le mani.

Lo scrittore, determinato come non mai, prima di lasciarsi afferrare alle caviglie fece in tempo a digitare, con il mento, una parolaccia irripetibile.

Si svegliò, fradicio di sudore e acidi della digestione, che gli incollavano spaghetti mal digeriti e vino ad alto tasso di metanolo sulla canottiera.  Allungò quindi il braccio, con attaccata la mano semi paralizzata, riuscendo a trascinarsi la tastiera vicino al mento e poi, con la lingua attaccaticcia prese a battere, leccando e sputacchiando, tra conati e fili di bava fetida, sui tasti:

— Molile è come vivele, 'na melda— e si riaddormentò, nello stesso pallore che aveva anche il giorno prima.

lunedì 20 agosto 2012

I matti del villaggio


In ogni villaggio i matti sono almeno due: uno è ricovero per la follia, mentre nell'altro scorrazza l'intellettualità.

venerdì 17 agosto 2012

Grazie disgrazie



Tommaso non sapeva se fosse un buon segno o l’inizio di una catastrofe, ma attraverso la fessura dei suoi occhi riusciva a vedere una moltitudine di persone in lacrime che lo toccavano, facendosi il segno della croce subito dopo. Non che lui avesse qualcosa da ridire sulla croce, ma gli pareva strano che prima lo toccassero. L'ultima cosa che la sua memoria aveva tatuato sulla propria spalla era un'intensa luce, esplosa proprio mentre stava mandando un messaggio di auguri, col telefonino, non si ricordava più a chi. Certamente a uno di questi che lo stavano toccando prima di segnarsi. Stette immobile ancora un poco, nel timore di potersi alzare da quella comoda prospettiva ma, alla fine, si decise ad aprire un occhio. Uno di quelli che lo aveva appena toccato fece un passo indietro e glielo richiuse, come si fosse sentito responsabile di quello strano riflesso della palpebra che si era ritirata. Tommaso non fiatò, e gli parve quasi giusto dover tornare al buio appena lasciato. Dopo qualche altro segno della croce si decise e aprì l'altro occhio, che focalizzò zia Teresa, quella zoppa che non moriva mai. Lei lo fissò senza allarmarsi e glielo richiuse con dolcezza. A quel punto Tommaso provò ad alzare il capo, ma i muscoli non rispondevano ai comandi pigri che gli aveva inviato. Riprovò ordinandoglielo, ma non accadde niente. Allora aprì tutti e due gli occhi, urlando con lo sguardo al coperchio che stava rimettendolo nel buio pesto del quale non riusciva a liberarsi. Sentì ancora il rumore del trapano che avvitava il suo destino all'oscurità e uno struscìo sopra la faccia, che doveva essere la voce di una composizione di rose arrivate a sostituire il cielo che non avrebbe più rivisto. Tutto sommato lì dentro si stava comodi, e l'unica cosa che gli spiaceva stava nel messaggio di auguri che aveva mandato a qualcuno di quegli stronzi lì fuori. Il discorso del prete gli parve persino bello, non fosse stato per quel "Accettalo con te, o Signore, come noi lo abbiamo accettato qui, con noi, sulla terra"…

mercoledì 15 agosto 2012

Pacifismo a oltranza


È difficile discutere con un pacifista a oltranza, perché questi crede sia sempre giusto difendere una comodità che chiama pace... senza sapere che la vera pace è sempre il frutto di una lotta, contro se stessi o contro l'usurpatore della libertà di un essere o di un popolo.

martedì 14 agosto 2012

senza titoli


Se non sei disposto a combattere per salvare una vita innocente ti meriti la sottomissione al male.

Il lato chiaro del dubbio induce alla riflessione, quello scuro alla giustificazione.

La consapevolezza ha lo stesso problema dell'orizzonte, sembra essere sempre lontana anche quando l'hai sotto i piedi...

Un santo rinuncia a tutto, anche alla pace, ma se santo non sei ancora... allora devi combattere per difendere la necessità, che ha la verità, di avere una giustizia equa.


venerdì 10 agosto 2012

Corrispondenze

Ogni pensiero e ogni azione ci cambia dentro e di conseguenza anche fuori. Lo so che pare assurdo, ma la luce degli occhi di un anziano, le sue rughe e il modo di piegarle di fronte alla vita sono l'espressione di ciò che quell'uomo è riuscito a essere o a non essere.

mercoledì 8 agosto 2012

Nuvole


Come sono belle le nuvole che animano il Cielo e la fantasia. Immagini leggere, pesanti come lacrime, attraversano il vuoto che le accoglie nel bisogno di piangere felicità. Ad alcuni paiono immense cattedrali, ad altri timide pecorelle, mentre io sogno che quelle pecorelle entrino nella cattedrale a pregare che piova sull'orto secco dei miei desideri.

lunedì 6 agosto 2012

Un pacifista senza mezze misure


La repressione si era data alla caccia dei ribelli scatenata porta a porta e l'uomo, un pacifista senza mezze misure, vide irrompere quei militari dalla porta abbattuta della sua casa. L'amore per la pace era così forte in lui che gli impedì di muoversi, come invece fecero le sue lacrime nel tentativo di offuscargli la vista delle orribili violenze che quegli sgherri infliggevano alla sua bambina mentre sgozzavano sua moglie, offesi dalle urla di maledizione che la donna lanciava loro contro. Lui continuò a non muoversi, perché detestava la guerra in tutte le sue manifestazioni; ne negava l'opportunità allo stesso modo in cui la negano i santi. Fu per questo che la sua coscienza lo avrebbe tormentato per il resto della misera vita che lo stava aspettando, perché l'unico sforzo che quest'uomo faceva per essere santo era stato pagato dal sangue innocente della sua famiglia, non dai propri sforzi per essere consapevole delle differenze che separano la giustizia dall'ingiustizia.

sabato 4 agosto 2012

Apostrofi


Asse, inteso come perno immobile attorno al quale il sesso ruota (quando non riesce ad andare su e giù) non vuole l’apostrofo, men che meno se quest’ultimo è di colore rosa e infilato a casaccio tra le parole ti amo.

Dubbi amletici


A volte sono assalito da dubbi terribili come quando, dopo aver faticosamente smesso di fumare erba, ormai un secolo fa, e di conseguenza non dover più sgattaiolare di notte, trasportando sacchi di pesante letame e manciate di semi da interrare al parco del Ticino, ho scoperto che la marijuana uccide le cellule del cancro...