lunedì 30 dicembre 2013

La pazienza

La pazienza si consiglia di doverla portare, perché solo portandola ce ne si può liberare in fretta lasciandola cadere...

Per questo il dire "Ho perso la pazienza" è da considerarsi un'ipocrisia.

Una questione di ripristino dei danni fatti

Lo so che sto scrivendo una cazzata, ma se io fossi stato il Creatore avrei fatto in modo, per ristabilire gli equilibri spezzati durante il vivere, che dopo morti s'invertissero i ruoli predatore-preda, sfruttatore-sfruttato, uomo-donna (qui avrei fatto volentieri a meno, ma un Dio non deve fare preferenze), così da dare a tutti i derelitti di questo mondo la possibilità di vendicarsi e, nel caso di mia moglie... perdonare... :D

domenica 29 dicembre 2013

Racconto a tema

Tema

Che cosa spinge l'Intelligenza che moltiplica la semplicità, tanto da renderne incomprensibili i suoi sviluppi, ad assegnare caratteristiche peculiari a ogni essere? E cosa induce ogni individuo a essere tanto restio al dover realizzare le potenzialità implicite ai doni che ha ricevuto?

Svolgimento

Io parlo per me perché gli altri sono dei quaquaraquà. Mio padre me lo dice sempre: "Tu sei nato nella famiglia per un motivo che non ti sto a dire, ma tu ricordati di dire al professore d'italiano che dare un'insufficienza a te è come averla data a tutta la famiglia"...

Assurdità del credere scientifico...

Una delle assurde credenze che questa nostra civiltà si è data sta nella convinzione che il nuovo sia implicitamente più desiderabile del vecchio. È una convinzione derivata dall'errata teoria che interpreta l'evoluzione come fosse un automatismo esclusivamente legato allo scorrere temporale. Oggi si crede che primitivo indichi rozzo, e lo si pensa perché la scienza porta come esempio tribù di persone che hanno perduto i legami con la loro tradizione culturale, e si sono ridotte a essere inselvatichite collettività dedite alla pura sopravvivenza.
La scienza assegna valori alle cose secondo parametri di ordine quantitativo, nella convinzione che il moltiplicarsi dell'uno nei molti attribuisca a questi molti anche qualità corrispondenti a quella moltiplicazione.
Naturalmente ogni persona anziana intuisce che il nuovo non è necessariamente meglio del vecchio... solo perché ha più tempo a disposizione per peggiorare... :D
In realtà l'evoluzione ha, come rovescio della medaglia, l'involuzione.
Evoluzione significa soltanto attuazione delle potenzialità implicite al proprio essere, ma se queste ultime, invece di trovare una soluzione armonica si esaurissero nell'inazione o, peggio, seguissero una direzione contraria a ogni possibile miglioramento... il nuovo determinerebbe il degrado che conosciamo.

Indefinite variabili

Dal suo essere al centro dell'universo... prima di scegliere aveva valutato tutte le possibilità che lo stesso universo gli aveva offerto, e l'universo stava lì, apparentemente disinteressato, perché dal suo scegliere non avrebbe guadagnato, né perso nulla. Si sarebbe mosso solo qualche granellino di polvere, da una parte all'altra del piccolo spazio occupato dall'individuo che era stato costretto a scegliere.
L'intelligenza che doveva decidere del proprio futuro cominciò a calcolare vantaggi e svantaggi di ogni variabile a disposizione, ma ognuna aveva lati oscuri che nascondevano imprevisti, e ogni possibile imprevisto costituiva, a propria volta, una fonte inesauribile di altre nuove possibilità.
La minaccia cosmica gli stava sgretolando il futuro che i suoi occhi non riuscivano a concentrare in una sola, grande immagine, così, come sempre accade, fu l'istinto a scegliere per lui, o l'intuizione, non avrebbe saputo dirlo con precisione.
La sua mente mosse un passo nella direzione scelta, e davanti alla sua intelligenza si aprì un nuovo ventaglio di ipotesi, nelle quali altre variabili facevano la danza del ventre per attirare la sua attenzione. 
Il corpo dei suoi pensieri scartò di lato, e una riflessione fece da perno alla sua attenzione la quale, improvvisamente, si trovò davanti un orizzonte nuovo, imprevisto e disegnato da variabili cicliche, ricche di altre variabili che si intrecciavano dando forma a complicati arabeschi, ognuno dei quali avrebbe potuto contenere il suo futuro.
Si sedette sfiancato dall'angoscia, maledicendo il momento in cui aveva deciso di sperimentare l'acido lisergico per ampliare la propria coscienza.
Non gli erano bastate tutte le variabili che la vita gli presentava all'accensione di ogni nuovo desiderio, lui voleva di più, voleva conoscere se stesso insieme a tutte le possibili variabili indotte dal non potersi osservare da una posizione esterna a sé.

Si svegliò come ogni mattina e si alzò, ignorando le variabili che gli danzavano attorno.
Aprì la finestra, lasciando che il bagliore del sole gli facesse lacrimare gli occhi.

Non gli bastava più commuoversi alla vita, voleva disporre di nuove alternative...

Destino e libero arbitrio

Il destino è tutto ciò che fa inciampare il libero arbitrio per farsi riconoscere.
Il libero arbitrio è la capacità dell'intelligenza di superare gli ostacoli per arrivare a tagliare il traguardo sbagliato.

sabato 28 dicembre 2013

Prospettive esistenziali

Due occhi enormi, incastonati in un esile corpicino sostenuto da sei zampe striminzite, parevano essere lì per non lasciarsi sfuggire nulla delle cose importanti della vita, e se non fosse stato per lo stomaco che aveva comprato la distrazione del cervello... quegli occhi sarebbero riusciti a scostare il velo dietro al quale gli eventi si truccavano prima di entrare in scena.
Due chele grandi si allungarono afferrando un seme, e i due magnifici occhi non videro altro davanti a sé, diverso dal gelido inverno, mentre si allineavano alla rinfusa dietro ad altri occhi e ad altri semi.

venerdì 27 dicembre 2013

Un muro ha sostituito l'orizzonte

Quale altra civiltà riuscirebbe a sentirsi tanto migliore di quelle che l'hanno preceduta, senza essere peggiore? La fiducia nella ripetizione sperimentale, nel materialismo che pretende di spiegare la natura di un'esistenza che non si ripete mai, è fede più cieca di quella che riempie i cuori e le menti della speranza di poter guadagnare la felicità eterna attraverso le bugie raccontate a un prete.
Intelligenze più superstiziose delle incredulità disposte a credere al non credere, stanno incantate davanti al grande numero di incensi che riescono a infilzare un tostapane cromato, e intanto pregano il dio del gioco del Lotto, offrendo i simboli del denaro alle bocche ingorde delle macchine della disperazione, sempre tintinnanti e spalancate, che non calmano la fame delle mafie che riempiono le chiese di audaci fedeli intenzionati a depositare il peso delle loro colpe sulle spalle del Sacro.

Il muro sollevato dal dubbio nasconde i valori eterni del sacrificio d'amore, e i suoi mattoni mostrano orgogliosi quello che le nuvole del Cielo non sono capaci di fare.

Una realtà incidente

Quando l'apparente consuetudine cozza contro l'imprevisto la normalità modifica il suo fluire temporale, rallenta i suoi battiti allo stesso modo in cui il cuore di un predatore si acquatta in agguato. La preda è la nostra visione del mondo, è la noia mortale che ha addormentato la nostra attenzione verso il lato della vita che non ha spigoli, e che ruota trascinando noi, e il sorriso che abbiamo sulle labbra nelle profondità di un abisso, che ci toglierà il fiato prima che sia possibile parlarne.

Epitaffio

Più si invecchia e maggiore è il timore di dover morire soffrendo, e per quella paura ci si accontenta di un vivere stentato, abbruttito dalla pelle che si ammoscia, lo sguardo vitreo, i capelli avvinghiati ai denti del pettine, dopo essere stati annodati dallo stesso vento che disperde a scaglie cellule che non saranno più sostituite da altre, in uno sgretolarsi di impalcature che non ne vogliono più sapere di sostenere gli irrealizzabili sogni di un imbecille, che ha vissuto la propria esistenza nella speranza di aggirare le perenni leggi cosmiche che lo hanno lasciato vorticare nello stesso modo in cui ruota un mulinello di polvere.
Più s'invecchia e più i pochi anni rimasti diventano incapaci di dirci che il tempo non ci è amico.
Più si invecchia e più il dover soffrire appare preferibile al niente, il quale sarebbe comunque meglio dell'inferno pronto a scatenarsi nel nostro animo... per tutto il tempo perso a desiderare cose che diventano polvere.

Cazzo... mi pare sia troppo lungo per essere un epitaffio, mi verrebbe a costare una fortuna farlo incidere sulla lapide. Posso ancora migliorare, è solo una questione di tempo... :D

A quelli convinti che la morte dica loro la Verità che non hanno saputo riconoscere da vivi

Ho sollevato un po' di problemi, lo riconosco, ma alla fine ho accettato la morte, anche se a malincuore. In fondo ero avanti con gli anni e pure di salute cagionevole, e la morte mi avrebbe risparmiato un sacco di tempo perso in coda agli sportelli degli ospedali, a dovermi subire i pietosi racconti di chi voleva passarmi davanti. 
Arrivato nell'aldilà son rimasto male: niente di quello che mi hanno insegnato al catechismo corrispondeva alla realtà che crudelmente se ne infischiava della mia sensibilità ferita. Davanti alla mia coscienza c'era solo un acre profumo d'incenso che attaccava in gola, e per un attimo temetti di dovermi inginocchiare davanti alla divinità sbagliata.
Invece si materializzò una specie di angelo, ma privo delle piume da piccione che i pittori gli mettono sulla schiena. Qualcosa c'era dietro le sue spalle, ma pareva più una confusa aureola fatta con pennellate di cielo pallido. 
Questo essere, con occhi argentei difficili da fissare, prese a dirmi dove avevo sbagliato e perché lo avevo fatto. Poi mi diede un opuscolo che mi spiegava il perché e il percome della vita e della morte, gli anni di purgatorio che mi ero meritato e il nome della squadra di calcio della quale sarei dovuto diventare tifoso…
Mi svegliai tutto sudato col cuore che tentava di fuggirmi dalla gola…

Cazzo! 
Era la stessa squadra che avevo seguito anche nei tribunali, dove l'avevano retrocessa perché si comprava le partite...

La giusta direzione


Da giovane devo essere stato un atleta eccezionale, per riuscire a vincere una competizione tanto terribile. Un millilitro di sperma contiene da 50 a 150 milioni di spermatozoi, figurarsi in quanti eravamo a competere... Io li ho battuti tutti, e nessun gemello è salito sul podio insieme a me. 
Poi qualcosa non deve essere andato per il verso giusto, e quella che aveva l'apparenza di essere stata un stracciante vittoria si è rivelata una fregatura. I miei genitori non l'hanno presa bene, e hanno passato tutta la loro vita a farmela pagare. Ora, quando qualcuno mi sfida a competere con lui, fingo di essere motivato alla vittoria, ma poi lo lascio andare guardando la sua schiena che si allontana diventando piccina, come la coppa che gli daranno per aver corso senza prima aver indovinato la giusta direzione...

mercoledì 25 dicembre 2013

Da un lato m'incazzo, ma dall'altro sono contento di...

Da un lato mi incazzo facile a vivere in mezzo a una moltitudine di persone che si dicono razionali, e poi usano la poca logica che hanno a disposizione per assemblare le ali della loro coglioneria, ma poi mi dico che sono contento di non essere come loro. Questa è una umanità così cattiva che le basta notare una persona, che è stata intelligente e buona allo stesso tempo, per dire che quella persona ha creato l'universo. La caratteristica che accomuna i cristiani sta tutta compressa nella consapevolezza di essere cattivi cristiani, così da poter dire che il peccare rientra nelle umane debolezze che tutti hanno e questo male comune, dal quale scaturisce il mezzo gaudio, è meglio che niente. I cristiani sono il popolo mezzo gaudiente per eccellenza, ma la loro gioia è capace di toccare il settimo cielo, sfiorando l'ottavo, con l'accusare indiscriminatamente altre religioni di terrorismo o di ateismo, sobbalzando scandalizzati al pensiero che si debbano punire i preti che approfittano sessualmente dei bambini, come ultimamente è stato anche il caso degli abusi su decine di bimbi sordomuti.
Devo ammettere che vivere in questa società che si dice civile e ossequiosa della verità mi dà il voltastomaco, per questo non frequento la Chiesa, anche se so che i princìpi esposti dal Cristo sono totalmente condivisibili.

Dalla mia Wikipedia personale: Cattiveria

Dicesi di quella disposizione dell'anima rivolta a fare del male, consapevolmente, alle persone o agli animali che non possono difendersi. L'essere umano non nasce cattivo, ma appena il dottore gli ha rifilato degli schiaffoni sulle chiappe medita di potere, un giorno non lontano, sterminargli la famiglia così da fargli sapere che ci sono metodi meno cruenti per aiutare un neonato a respirare.

Dalla mia Wikipedia personale: Rabbia

Parola che ha la propria radice "Rabbi" in comune con quella di "Rabbino" (maestro), ma pare sia l'unica cosa in comune che le due dimensioni dell'essere condividano, se si esclude la sacra Rabbia attraverso la quale Gesù cacciò i mercanti dal Tempio.
Essenzialmente due sono i modi di essere rabbiosi: quello contro se stessi e l'altro, rivolto a tutti gli abitanti dell'universo, noi esclusi.
La rabbia è un sentimento che prende forma dalla frustrazione data dall'aver capito che nulla è possibile fare per riportare l'armonia nella propria esistenza. Quando quell'armonia si è spezzata per colpa nostra, si prova rabbia verso gli altri che ci hanno permesso di romperla.
Se, invece, l'armonia l'hanno interrotta gli altri, la rabbia è rivolta a noi stessi per non aver fatto in tempo ad aiutarli.

L'umanità

Non c'è un cazzo da dire, io detesto l'umanità convinta che il termine "umanità" indichi soprattutto la debolezza intrinseca all'umano essere, più che la sensibilità che induce ad aiutare il prossimo. D'altronde pure il termine "prossimo" è ambiguo, perché non dà garanzie sulla qualità di cui sarà portatore il prossimo rompicoglioni che cercherà di approfittarsi di noi. 
E se questo "prossimo" fossimo proprio noi stessi? 
Sarebbe l'unico caso in cui un "prossimo" varrebbe la pena di soccorrerlo, ascoltarlo, aiutarlo e ricoverarlo, magari non in un lager di accoglienza...

martedì 24 dicembre 2013

Della serie: definizioni dalla mia Wikipedia personale: Illuminazione spirituale

Fenomeno dalle caratteristiche poco conosciute, perché rarissime e pure oggetto di controversie, nonostante indichi l'uscita dal buio nel quale la coscienza sta appollaiata, credendo di essere nel giusto per il suo far sentire in colpa le poche persone che una coscienza ce l'hanno...

Della serie: definizioni dalla mia Wikipedia personale: Spirito

Termine attorno al significato del quale la discordia impera. Alla fine tutti si sono messi d'accordo sul fatto che dello Spirito sia possibile fornire descrizioni soltanto attraverso ciò che lo Spirito non è, ma in realtà ognuno ha mantenuto le proprie convinzioni così, per alcuni, Spirito indica l'Intelligenza universale che ordina il mondo, per altri è la stupidità che lo ha messo in disordine, un'ulteriore e consistente folla è convinta lo si possa avvicinare pregando, altri sono certi che ci voglia molta, ma molta cautela. I pacifisti sono convinti sia lo spirito di una manifestazione pacifica, mentre i fascisti chiamano spirito la loro voglia di sopraffare i deboli. I burloni tentano di impossessarsene ogni volta che dicono una cazzata, e la polizia stradale si è inventata il modo di dare multe salate se non si ha lo spirito a misura nell'alito della propria anima. In realtà lo Spirito è una Realtà misteriosa e impalpabile, pronta a vendicarsi con tutti il giorno del Giudizio, quando dovremo giustificare l'attribuzione di significato che ognuno di noi gli ha dato...

lunedì 23 dicembre 2013

Non fatemi auguri

Non amo i festeggiamenti né le celebrazioni, e gli auguri li faccio perché mio malgrado sono un individuo che è stato educato, a suon di schiaffoni, alle buone maniere. Non faccio regali e non apprezzo riceverne, a meno che non si tratti di cose immateriali capaci di commuovermi, come è il luccichio di disperazione che brilla nello sguardo di un bambino appena capisce di dover diventare un adulto.

Sui blog di scrittura creativa

Per me scrivere è la cosa da fare più facile di questo mondo, subito dopo l'intrecciare un nodo scorsoio. Per questo trovo ridicoli gli innumerevoli siti web che discutono attorno alla scrittura creativa, trattandola come fosse una necessità pregevole riservata alle persone speciali. È pure stupefacente che gli individui nascosti dietro alla vetrina che espone i loro convincimenti siano, nella quasi totalità dei casi, degli imbecilli che si premurano di elargire consigli che loro stessi non sono in grado di seguire. Sono banali, normaloni, superficiali, ammiratori di altri scrittori da supermercato, e sono sicuri di essere dei geni della scrittura. Sono talmente ridicoli che io trovo divertente frequentarli con qualche mio irridente commento, del quale loro puntualmente non colgono il senso, e al quale oppongono ragioni che nulla centrano con quelle obiezioni. In genere rispondono estrapolando da scritti di gente famosa, ché loro non sono all'altezza di scendere su un piano dialettico diverso dal copia e incolla. Naturalmente e alla fine, imbestialiti dal mio garbo quasi innocente, mi accusano di essere un troll, mi maledicono e mi cacciano a furor di popolo. Lo stesso popolo che frequenta i loro blog per imparare a essere mediocri come sono loro.

Della serie: definizioni dalla mia Wikipedia personale: Scatole e rompiscatole

Dalla mia Wikipedia personale: Scatole: Termine utilizzato in tutto il pianeta a causa della pluralità di forme che assume, tutte con l'unico fine di contenere qualcosa che male si adatta alla forma esteriore che vorrebbe imporsi al suo contenuto. Per sollevare questo diffuso disagio, sofferto da tutti i contenuti, l'eroica figura del rompiscatole troneggia, al solo fine di liberare chi non si merita di subire costrizioni ambientali disumane, che inducono l'intellettualità a essere privata del diritto di darsi forme armoniche che sappiano rendere ogni prigionia... disgustosa...

La vita è infida e capace di tutto

Sì, si conoscono casi in cui una persona spensierata vive serena proprio perché non si pone problemi, ma quella serenità la perde appena se li pone. Verrebbe da chiedersi perché, a un certo punto della sua esistenza, se li sia posti, ma sarebbe meglio non chiederselo se non si desidera porseli a propria volta... :D

I limiti dei proverbi

È detto che a caval donato non si guarda in bocca, ma se la vita al posto della bocca sdentata avesse delle fauci piene di affilati denti che ti dilaniano le carni, il fatto che essa abbia di certo delle ragioni per farlo non esclude il diritto di potersene lamentare...

La magia del regalo

Quando qualcuno ti fa un regalo, ogni volta che guardi quel regalo ti viene in mente chi te lo ha donato, a parte quello della vita...

Eutanasia


Se l'esistenza fosse un vassoio pieno di golosità, avanzare il boccone del Re sarebbe un delitto. Se essa fosse una competizione sportiva, ritirarsi poco prima di aver attraversato il traguardo corrisponderebbe a un insensato arrendersi. Se l'esistere fosse assimilabile alla lettura di un romanzo avventuroso, quest'ultimo dovrebbe proprio essere una schifezza per non leggere le sue ultime pagine. In effetti la nostra vita è tutte queste cose, più molte altre, messe insieme, e se l'ultimo dolcetto non fosse il boccone del Re, ma una porcheria immangiabile, se la coppa data in premio al termine della gara fosse colma di veleno e quel romanzo fosse stato scritto da un pubblicitario allora, in quei casi, il rifiuto del cibo, della corsa e di una lettura completa diverrebbero un atto di pura intelligenza, non di vigliaccheria…

domenica 22 dicembre 2013

Una riflessione evangelica

Stavo riflettendo sulla frase di Gesù, che disse sia facile amare gli amici, ma sono i nemici che occorre imparare ad amare. L'affermazione implica che sia possibile decidere di amare qualcuno e, di conseguenza, anche di odiarlo, come se il sentimento possa essere forgiato e orientato attraverso la volontà. Questo comporterebbe una forzatura difficile da prolungare nel tempo. Io credo che Gesù intendesse una trasformazione del sentimento attraverso la soppressione dei pensieri che ispirano odio, qualcosa di simile a quello che accade quando un automobilista, per distrazione, ti ha quasi ucciso, e tu gli avresti reso furiosamente il favore se non lo avessi subito riconosciuto come il tuo amico d'infanzia, quello grosso che menava tutti i bulli della classe che ti tiranneggiavano. In questo modo, non trattandosi più di uno sconosciuto, l'odio si è trasformato di colpo in amabile riconoscenza, un po' perché gli sei debitore, e un altro po' perché è ancora un bestione...

sabato 21 dicembre 2013

Intelligenze diverse

La caratteristica principale delle persone poco intelligenti è data dal credere di essere molto intelligenti, mentre le persone molto intelligenti pensano di avere un'intelligenza normale. Gli individui mediocri, invece, pensano che la mediocrità sia costituita dalla verità che sta in mezzo a quelle due condizioni, e se ne rallegrano. Quanto a me, mi pesa doverlo ammettere, ma quella che nessuno può negare sia un'intelligenza è una realtà che ho dovuto subire senza neanche potermene lamentare, perché mi è stata donata senza essere stata accompagnata da un biglietto di auguri. Il Mistero che me l'ha regalata, senza che io abbia avuto alcun merito, non ha avuto il coraggio di auto denunciarsi...

Ciclicità della consapevolezza...

Invecchiare è brutto, quando ci si ritrova a invidiare i giovani che hanno ancora tanto da faticare per capire che invecchiare è brutto, quando ci si ritrova a invidiare i giovani che hanno ancora...

Invecchiare è bello, quando si è capito che tutto ha la propria misura e ragione di essere, soprattutto la morte, con la conseguente sparizione delle persone malvagie...

mercoledì 18 dicembre 2013

Sul successo

Chi annaspa alla caccia del successo personale si veste del ridicolo che ammanta tutti coloro che antepongono il giudizio altrui al proprio... perché non si fidano del proprio. Per questo è detto che il non avere aspirazioni sia un segno del tocco del Cielo.

I fan

Trovo che le pagine di facebook, dedicate alle persone famose dai loro fan, siano estremamente odiose. Detesto i fan, perché sono come sciacalli che si nascondono dietro il loro capobranco. Il discorso vale anche per i fan delle persone di valore...

Bravo scrittore...

Cosa determina la "bravura" di chi racconta storie? La qualità dell'impronta che lascia? L'emozione che suscita nel lettore? E attraverso quali parametri è misurata quella qualità? È evidente che il "bravo" per me non è detto che lo sia anche per altri, perché la qualità di questo attributo è in stretta relazione con la qualità di chi ne giudica il valore. Ma ciò che è considerabile da un punto di vista particolare, perché soggettivo, cambiando visuale lo dev'essere anche sul piano generale e oggettivo. Dunque ci dev'essere un modo per essere "bravo" che sia indiscutibile. Eppure è noto a tutti che la qualità sia difficile da valutare attraverso una misurazione, perché di norma la misura ha un carattere relegato al lato quantitativo della realtà relativa. È noto a pochi, invece, che la qualità sia misurabile attraverso il senso, del quale essa costituisce l'espressione. Senso che significa, all'interno dell'estensione spaziale, direzione e orientamento. Spaghetti e zucchero sono composti dagli stessi carboidrati le cui molecole hanno, però, un diverso orientamento spaziale che differenzia le qualità proprie alle due sostanze. Nella sfera strettamente intellettuale la direzione è data dall'intenzione, che orienta lo scrivere, nel caso di cui stiamo trattando, dandogli quello che è chiamato il suo "senso". Ora risulta evidente quanto un senso abbia necessità, per esprimere le qualità racchiuse nella direzione da esso rappresentata, di avere un punto preciso che sia un riferimento centrale, un asse fisso nei confronti della rotazione che genera le sequenze di eventi che la vita è. Quel punto è il centro della circonferenza, la quale simboleggia l'esistenza, nel suo racchiudere potenzialmente tutte le indefinite direzioni che univocamente sono dirette verso la stessa centralità dalla quale hanno avuto origine differenziandosene. Centro al quale ogni punto sulla circonferenza deve essere rivolto, se vuole avere la massima qualità che gli è possibile raggiungere. Infine, la scrittura non è necessariamente un girare attorno alla morte, né gli eventi passati possono essere assimilati all'assenza che il morire determina. Non c'è alcun bisogno di recintare lo scrivere in confini arbitrari che devono la loro rigidità alla non comprensione dell'elasticità che consente al senso di adattarsi, in funzione della distanza che separa il significare dal suo vero significato. È in questo abisso che la vertigine si specchia, nel tentativo di comprendere le proprie essenziali ragioni di essere, nascoste nelle proprie paure nate dall'impossibilità di valutare l'immanenza e la trascendenza di un Mistero nel quale siamo immersi.

martedì 17 dicembre 2013

Alla Mutua

Si nasce ben oliati e si corre cercando di capire il perché, si sa soltanto che tutto, nell'universo, deve muoversi per vivere. Piano piano si rallenta, il cuscinetto fatica a girare con il poco lubrificante rimasto, e arriva il momento che la ruggine ha il sopravvento.
Anche lei è costretta a muoversi. 
La pena del vivere aumenta, insieme ai cigolii e all'ansia di arrivare, ma ormai la parabola esistenziale è in discesa ed è inutile aggrapparsi ai ricordi, si scivola verso l'uscita finale...

— 764!—...

— 765!—...

— Guardi che tocca a lei...—

— Oh cazzo!
— Signorina, io ho il 764! Mi scusi, sono stato distratto un attimo soltanto, stavo riflettendo sulla vita—

— Va bene, appena questa signora ha finito di compilare il modulo e avrà pagato venga allo sportello, ma stia attento e si sbrighi, ché qui mica si può restare incantati a guardare il Cielo...
— Che crede? Questo è un mondo dove chi si ferma è perduto!—

Il campanello

Ho un campanello, fuori dalla porta, che ha un suono ironico, come volesse dire di aspettare ad aprire ché hanno suonato per scherzo. 
Io lo so e gli do retta, cincischiando sempre un po' prima di chiedere chi è. Non suona spesso, perché abito in un luogo isolato e abbandonato da Dio, così almeno ho creduto fino a quel giorno, nell'unico modo che ho di credere a qualcosa che ancora non ha suonato il campanello della mia curiosità. 
— Dlìn dlàn!— capii che qualcosa stava andando per il verso storto, perché mai si era permesso di suonare mentre frugavo nella spazzatura.
Cercavo lo scontrino d'acquisto della macchina tritaghiaccio che si è rotta prima ancora di addentare un cubetto, e l'aveva fatto subito dopo che avevo infilato la spina nella presa della corrente.
— Dlìn Dlàn!— insistette il suono, aumentando il mio fastidio
— Chi è?— dissi nervoso, sperando se ne andasse senza prima volermi stringere la mano
— Siamo venute a consegnarle un omaggio…— fu la timida risposta
— Lasciate pure sullo zerbino— dissi, allontanandomi dalla porta
— Non possiamo farlo— rispose una delle due
— Non ci è possibile lasciare a terra la parola che è rivolta al Cielo— ebbi un sobbalzo prima di rispondere
— Appendetela alla maniglia, allora…— vidi la maniglia abbassarsi piano e poi rialzarsi per riabbassarsi ancora, ma senza che ci fosse uno sforzo per aprire la porta
— Non riusciamo a farcela stare— dissero entrambe
— La prego ci apra— continuò la voce, quasi fosse abituata alla sconfitta
— No!— dissi io
— Non ho tempo per le sciocchezze!—
— Ma queste non sono sciocchezze, è la parola di Dio che vuole essere ascoltata dalle sue orecchie…— non avrei aperto neanche a Satana, il macellaio che chiamavo così perché si era rotto il labbro superiore, scivolando sul sangue che bagnava il pavimento della sua bottega, proprio nel punto di attacco con quello inferiore, dando al suo volto l'espressione maligna che quel buon uomo non meritava
— Andate via! Non parlo la stessa lingua di Dio, e non mi fido delle traduzioni fatte da altri che, come me, quella lingua non conoscono—
— C'è una sorpresa all'ultima pagina del nostro opuscolo, è una specie di gratta e vinci che funziona solo se lei avrà letto tutto. Le dirà se avrà guadagnato il paradiso o si sarà meritato l'inferno—
Io stetti in silenzio, con le orecchie tese, ad aspettare lo scalpitio dei tacchi sugli scalini che le avrebbe allontanate dalla mia porta.
Non sentii nulla, e dopo dieci minuti aprii l'uscio di due dita per controllare, ma sul pianerottolo non c'era nessuno, solo un opuscolo attaccato alla maniglia con un pezzo di scotch che, però, non aveva segni dell'impronta del dito che l'aveva strappato. 
Sembrava, così appeso, si trattasse di due ali d'angelo che sbattevano per il mio aver abbassato la maniglia.

"Vivi bene senza Dio?" diceva il titolo di copertina

Saltai d'un colpo le trentatré pagine e andai subito al sodo, grattai i riquadri dorati sul retro della copertina e vidi che non era stato tempo buttato. 
Una scritta, sotto alle scorie d'oro che avevano tentato di seppellirla, diceva:
"La Verità è una, riprova, sarai più fortunato!—

667°

Dall'inizio di quest'anno a oggi, su uno dei miei blog, quello dedicato ai microracconti, ho scritto 666 volte, il numero del diavolo. Questo scritto sarà il 667° e al diavolo è dedicato...

Il male è assenza di bene, mentre il bene è ciò che riempie quell'assenza. Il bene è propositivo nel suo essere un dono, mentre il male è distruttivo perché sottrae al bene. Però quando è il male a essere distrutto quella distruzione è benefica, e quando è il male a donare, quel regalo è malefico. Bene e male si disegnano a vicenda, usando entrambi matita e gomma. Nessuno dei due è immune all'influenza dell'altro, ma quando è il bene a vincere esso si rafforza acquistando consapevolezza. Il male non può vincere mai, ha solo la capacità di rimandare la vittoria del bene, perché è l'espirare del bene a originare mondi che sono note dell'armonia che consente all'universo di essere, ed è lo stesso bene a inspirare l'universo, nel ciclico respirare del Mistero. Il male è soltanto il burattino che vuole tagliare i fili attraverso i quali è tenuto in piedi dalla libertà condizionata di essere, ma appena si impossessa della lama per reciderli... desiste dal farlo, perché capisce che tagliandoli non sarà più libero di far del male agli altri. È questa la ragione per la quale il male abbandona i propri complici proprio nel momento in cui loro credono di essere vicini al trionfo.

lunedì 16 dicembre 2013

Certi giorni...

Certi giorni si vede nero, in altri il bianco, e se fosse vero che la verità sta nel mezzo ci si dovrebbe chiedere come mai il colore del cemento deprima tanto...

Sulle scuole di scrittura creativa


L’espressione attraverso la parola, pensata parlata o scritta, è il modo in cui si comunica con se stessi e con gli altri, e risente della qualità di ciò che si è riusciti a essere. Personalità, carattere e inclinazioni individuali concorrono nell’inserire significati, che sono stati compresi a diversi gradi di profondità, nelle storie raccontate nei modi in cui chi comunica è capace. La correttezza sintattica, logica e grammaticale occupa un’area ridotta rispetto a quella nella quale galoppano fantasia, immaginazione ma, soprattutto, conoscenza della vita guadagnata attraverso il dover vivere in armonia coi princìpi di giustizia eguaglianza e libertà che sono norma esistenziale. Il gusto personale e la forza della propria tessitura interiore ricama di fascino, o straccia di noia, questo comunicare, e non sarà la scuola a poter cambiare le cose, nemmeno quando questa è una scuola di vita. Perché non è la vita che dice la verità di ciò che si è, ma è il modo in cui essa è vissuta. Nessuna scuola riuscirà a modificare le intenzioni nutrite da chi la frequenta.

Le tappe evolutive sulle quali la famiglia si regge

Il primo moto emotivo dopo la nascita è un urlo accompagnato dal pianto, poi arrivano sete e fame, di seguito si sorride timidi prima di gettare per terra qualcosa, infine si ride perché si è capito che distruggere rende felici, soprattutto se gli adulti pensano che tu l'abbia fatto per misurare la distanza che separava quella cosa preziosa dal pavimento.
Crescendo si diventa preda della curiosità, rivolta soprattutto al conoscere fino a che punto ci si può approfittare dei genitori, e quando si è capito che il limite è lontano ci si inizia a drogare, ma senza dirglielo, perché loro sono convinti che si stia misurando la distanza che c'è tra noi e il cielo...
Arriva il giorno in cui una femmina si mette in testa di poterci cambiare, e generosamente le offriamo la possibilità di provarci. Quando va di culo non nascono figli, ma se dovessero nascere quei maledetti ti trasformano in genitore e, di conseguenza, la girandola delle coglionate riprende a ruotare... 

domenica 15 dicembre 2013

Una torbida soddisfazione


Una delle cose che continua a darmi una torbida soddisfazione è l'essere stato rifiutato dalla scuola, a causa del mio criticare il basso livello intellettivo degli insegnanti che ho avuto la sventura di conoscere. Non tutti erano stupidi, certo, ma è singolare che quello più capace, perché intelligente, sia stato un professore di italiano affetto da tetraparesi spastica e pure balbuziente. La Direzione scolastica lo accettò, nell'Istituto tecnico che ho frequentato per poco, perché lì la lingua italiana serviva solo per leccare il culo alla matematica. Il risultato fu che, piacendomi quel professore, studiai con passione la sua materia, e ora so scrivere come la maggior parte dei laureati in Lettere si sogna di riuscire a fare.

La legge di ripercussione

Vivendo ci si accorge, piuttosto in fretta, che gli eventi si succedono secondo un rapporto di causalità il quale, anche quando diventa accidentale ha sempre, in sé, delle ragioni per essere. Magari non immediate da rilevare, ma ce le ha. Questa relazione che intercorre tra la causa e i suoi effetti di solito ha la sensibilità di una mannaia anche se, bisogna dirlo, a volte è mediata da altre cause che hanno altri effetti che attutiscono il colpo deviandone la traiettoria su chi ci sta vicino. Di fatto la successione logica che intercorre tra le azioni compiute e gli effetti che queste determinano, è piuttosto rigorosa anche se non automatica. La legge che questa consequenzialità produce è chiamata, non essendoci un modo più gentile per farlo, "Legge di ripercussione", termine non approssimativo derivato da "percuotere", che indica l'atto del colpire, duramente e a più riprese, con l'intendo di produrre un suono che intimorisca il più possibile. Secondo questa inflessibile legge, sul piano della dinamica dei corpi mobili, a ogni azione corrisponderebbe una reazione inversa e contraria, mentre nella sfera di realtà che riguarda l'agire umano la reazione ottenuta da ogni azione sarà sì inversa e contraria, nella necessità che ha ogni equilibrio spezzato di doversi ricomporre, ma sarà anche crudelmente insensibile alle giustificazioni che chi ha sbagliato accamperà, attribuendo la colpa ad altri.
I concetti di inferno e paradiso non sono altro che i simboli di questa legge universale, e hanno in sé l'estremizzazione tipica di chi non conosce un modo peggiore di minacciare sia chi ha sbagliato, e chi no... 

L'amore disinteressato

Nulla dà più soddisfazione dell'essere riusciti a migliorarsi, perché è la ragione più importante per la quale si vive. Il miglioramento ha la necessità di essere orientato da una consapevolezza che sappia individuare il senso che deve avere il perfezionarsi, perché solo il bene può centrare la perfezione. Il male è perfetto solo nell'essere imperfetto. Ma come può essere definito il bene senza coinvolgere ciò che è male, considerato che entrambi disegnano confini di separazione che sono in continuo movimento? 
Bene è ciò che non nuoce a nessuno, e male tutto ciò che non è il bene, ma c'è qualcosa che non nuoce almeno a qualcuno? 
C'è, ed è l'amore disinteressato.

sabato 14 dicembre 2013

Reincarnazione?

Dunque mi toccherà rinascere per restituire il pezzetto di focaccia che morsicai via, non visto, alla merenda del mio compagno di banco, e già che ci sono per ridare a mio padre le 150 lire che gli presi di notte dal portafoglio per comprarmi Tex Willer. Credo di dover rinascere anche per non votare più a sinistra, e mi tocca pure ringraziare la destra per non dover rinascere di nuovo per non votarli un'altra volta, dal momento che li ho sempre detestati. Dovrò rinascere per scusarmi con la prof di matematica di aver gioito quando, forse per le mie maledizioni, ha avuto un aborto. Non penso che rinascerò per rendere ai miei genitori tutte le botte che mi hanno dato, me se mi troverò tra le mani le loro reincarnazioni, magari nel corpo dei miei due bambini... Ma noo, che sto a pensare... loro dovranno reincarnarsi per chiedermi scusa...

Una delle cose che più mi piacciono

Una delle cose che più mi piacciono è guardare gli amici invecchiare orribilmente mentre io lo faccio con stile. Lo so che mi sotterreranno i maledetti, ma dovranno seppellire una salma ben messa mentre loro saranno conciati malissimo...

L'intelligenza sta al di sopra del bello e del brutto

C'è una bellezza del brutto così come c'è una bruttezza nel bello: quella del brutto è la personalità data dall'intelligenza, quella del bello è la stupidità data dall'intelligenza.


venerdì 13 dicembre 2013

Più veloce della luce, ma dal sapore insopportabile...

L'intuizione è più veloce della luce, perché si intuisce attraverso la nostra centralità che sta in un non luogo al di sopra del tempo, ma poi l'intuizione deve passare attraverso la nostra mente, e da totale e immediata deve trasformarsi in frammenti mediati, corrompendosi. La mente maneggia il risultato dell'intuizione miscelandolo con le dita dei nostri difetti, e l'impasto così ottenuto lo cuoce nel forno del nostro agire. A cottura avvenuta estrae il prodotto dal forno, gli gratta via le bruciature e lo lascia raffreddare, quindi ne assaggia un pezzetto, non nutrendo dubbi che sia la vita a fare schifo...

giovedì 12 dicembre 2013

Il realismo

Tutto è a misura di ciò che si è e ognuno, a propria volta, costituisce la misura per il tutto che lo riguarda. Se sei un essere strisciante avrai mille ostacoli da superare, o evitare, consumandoti a sangue le scaglie. Se sai volare perderai le piume sbattendo contro i rami degli alberi e i fili della luce. Se ti sposti saltando bene che ti vada resterai con una sola zampa e salterai in circolo, ma se sei un umano tutte queste cose le avrai in sovrappiù, e la tua intelligenza vorrà vivere per sempre...

Sono persone rare, ma ci sono, solo che o sono morte o si nascondono bene...

Ci si immagini quale drammatica situazione si sarebbe costretti a vivere, in un mondo dedito alla menzogna, quando si conoscesse la verità. Immediatamente si sarebbe accusati di essere dei chiacchieroni che hanno, tra i loro obiettivi, il potere dato dalla ricchezza, e questo nonostante le verità dette mostrino che la Verità mira al sacrificio dell'egoismo e all'amore universale tra gli esseri. Questo avviene perché tutti i mentitori che abitano il mondo che vive di menzogne sono sicuri che tutti mentono, verità comprese. Ma nel mondo ci sono anche persone oneste che non mentono, sono rare perché chi è disposto a sacrificare se stesso in onore della verità campa poco... 

lunedì 9 dicembre 2013

La Réclame

Siamo in tanti a questo mondo, tutti presi a sopravvivere o a supervivere sull'impoverimento di altri. La pubblicità mostra quale riesce a essere il pessimo livello delle intelligenze che non sanno arrestare i propri impulsi a sopraffare, perché l'insistenza tende a sconfinare se stessa nel ridicolo trascinando con sé chi vorrebbe con quell'insistere guadagnare la fiducia delle persone. Nonostante tutti sappiano che la pubblicità mente alla fine ne soddisfano gli obiettivi, perché se così non fosse la pubblicità sarebbe scomparsa da tempo. L'unica cosa che non ha bisogno che le sia fatta pubblicità è la stupidità, perché avendola già tutti, nessuno sentirebbe il bisogno di doverne acquistare altra.

Le qualità che piacciono al Vero


La prima qualità che una persona deve avere, per potersi avvicinare alla possibilità di vedere la verità, è una curiosità forte che accenda il bisogno di capire cosa si nasconda dietro le apparenze esteriori, utilizzate dalla realtà per non accecare occhi che non sono pronti a sopportare la luce dell'Intelligenza universale, la stessa che fa brillare le stelle. Questo bisogno deve possedere una forza tale da consentire all'individuo di relegare il proprio orgoglio intellettuale dietro di sé, così da non avere ostacoli stupidi che impediscano alla verità di mostrarsi nei suoi princìpi costituenti. Non è il ricercatore a trovare il vero, ma è sempre il vero che si rivela al ricercatore in conseguenza delle sue qualificazioni interiori, che non dipendono dai meriti che l'agire di questa persona ha ottenuto. Chi vede la verità per ciò che essa è ha il solo merito di non aver chiuso gli occhi alla propria intelligenza, a vantaggio di quello che avrebbe voluto essere il proprio bruto interesse personale. Non ci può essere merito nella vista del vero, perché il vero è sempre stato lì, a causa del suo precedere qualsiasi altra concezione o interpretazione ipotetica, che lo hanno sdraiato svenuto davanti alle perverse attenzioni umane. Infine l'onestà intellettuale piace al vero tanto quanto il vero piace a chi è onesto. Senza una forza interiore che renda desiderabile e sopportabile il sacrificio delle proprie ombre, nessuna luce verrà a farle svanire.

domenica 8 dicembre 2013

Sull'antica bellezza dei dialetti

Tutti i dialetti sono belli, perché hanno in sé il caldo abbraccio materno attraverso il quale l'antica anima di un luogo ci ospita. È un calore che non si disperde nel cercare la bellezza esteriore del linguaggio colto, ma si concentra sull'essenziale che rifiuta l'ipocrisia che ogni esteriorità porta con sé. Il dialetto non si occupa del bene e del male perché esprime entrambi allo stesso modo della vita, solo che lo sa fare con l'ironia data dal disincanto. Di una sola cosa il dialetto si vergogna: di essere utilizzato come una medaglia esibita dal petto dagli individui razzisti.

sabato 7 dicembre 2013

Attorno alla felicità

Che cosa strana è la felicità... quando ci si pensa si è tentati di attribuirle caratteristiche che spesso non ha, perché si può essere felici di essere riusciti a sacrificare il proprio interesse per aiutare gli altri. Tanti sono i tipi di felicità possibili, ma quello più duraturo è anche il più raro a incontrarsi, perché descrive la felicità di chi non l'ha cercata per egoismo.

Il fatto che i partiti siano necessari li rende ancora più biasimevoli

La destra politica assimilabile al ku klux klan dei fascisti berlusconiani e dei leghisti ha dato del terrorista a Mandela perché stanno dalla parte della razza bianca che deve sottomettere tutte le altre razze, mentre Mandela ha combattuto anche contro l'emergente potere nero perché lottava conto ogni dominazione razziale. Mi fanno schifo e pena le persone di destra anche se, devo dirlo, molto spesso anche quelle che si proclamano di sinistra mi suscitano disgusto e rabbia per la loro ipocrisia. Del centro politico non dico nulla perché sulla mafia ammantata di religione è già stato detto tutto. Maledico tutti coloro che sono dediti al male nella convinzione che tutti lo siano. Io so che ci sono persone buone a questo mondo, e la loro qualità compensa la quantità in cui sono rabbiosamente ammassate quelle malvagie.

@ Madiba

La tua forza è la stessa forza che devono avere tutti gli oppressi per i quali hai sacrificato la tua libertà senza mai arrenderti per un solo istante. Questa è l'eredità che la tua presenza ha regalato al mondo, ed è l'unica ricchezza che non può essere sperperata. Non ti dico di riposare in pace, perché tu la pace l'hai guadagnata combattendo, ed è una pace che deve lottare per mantenersi pura, perché non ti è stata regalata.
Addio Madiba e grazie

venerdì 6 dicembre 2013

La natura del male


Il male è il servitore del bene; come la notte serve il giorno per dargli il tempo di accorgersi che alla verità il nascondersi serve per poter illudere la falsità di essere sola al mondo. Il male ha bisogno di complicità, perché da solo non può fare del male a nessuno, ma poco prima della fine abbandona i suoi complici nelle grinfie della verità, perché quella complicità è funzionale solo a se stesso, non agli altri. Il male è egoista e quando pare essere altruista in realtà sta facendo esclusivamente quello che crede essere il proprio interesse. In realtà anche il male è imbrogliato, ma lo è dal rifiuto di essergli complice. Il male è sempre relativo al bene, come il bene lo è al male, ma la Verità è superiore a entrambi, perché cerca il Bene della perfezione che non può avere il male dentro di sé, perché il male è l'imperfezione.

giovedì 5 dicembre 2013

Perché è il silenzio a dover vestire la conoscenza del Vero.

Chi conoscesse la Verità dei princìpi universali dovrebbe astenersi dal dichiararlo, perché essendo una conoscenza incomunicabile non sarebbe comunque creduto. Inoltre, chi conoscesse questa Verità, saprebbe che il credere e il non credere, non essendo il conoscere, non sarebbero dimensioni auspicabili, così, se anche si dovesse essere creduti, si avrebbe il dovere di evitare che ciò possa accadere. Io me ne sbatto, e dichiaro quello che sarebbe opportuno tacere, ma lo faccio solo perché, essendo una persona non credibile, non corro rischi che qualcuno possa credermi, e quando mi dovesse capitare di incontrarne uno tanto fesso non dovrei faticare a convincerlo che il credere ha il solo vantaggio di essere preferibile alla malvagità, quando non sia un credere alle forze del male.
A qualcuno potrebbe venire in mente di chiedermi perché parlo di realtà che non suscitano interesse alcuno, e devo dire che me lo sono chiesto anch'io, dandomi l'unica risposta per me possibile: perché quando ero cieco desideravo ci fosse qualcuno capace di stimolare il mio nervo ottico moribondo...

La delusione

Come una belva assetata di verità la delusione tende agguati alle intelligenze che pascolano nei prati dove ogni filo d'erba è nato nel dubbio di non essere un filo d'erba. A vagare, brucando ansiose, sono le intelligenze certe che la Certezza della Verità non esista.

Un doppio destino


Più passano gli anni e meglio si delinea la forma che ha il senso di un vivere sfuggente, quando si è distratti dal dover godere intensamente l'esistenza. La colpa del vedere questo senso sdoppiarsi non è del tempo che mortifica la capacità visiva, ma è in relazione alla doppiezza che deve avere ogni realtà esistente. C'è un significato del vivere individuale, che è diverso per ognuno e rappresenta la via da percorrere, composta dalle possibilità che sono implicite in ciò che ogni individuo è alla nascita, e un significato universale, identico per tutti come identica è la libertà da tutte le costrizioni che l'esistere impone.
Se una prigione esiste la sua esistenza ha la sua ragione d'essere nella libertà la quale, essendo stata perduta, deve essere riguadagnata; così è per gli obblighi che la vita infligge, nel dover dare alla libertà il solo e unico senso che ogni carcerato le assegna. L'esistenza si svolge e avvolge in modalità cicliche, capaci di trasformarsi una nell'altra attraverso l'inversione delle proprie polarità. In questo alternarsi i cicli si rinnovano, e con essi la vita che dalla ciclicità è regolata. Ogni prigioniero sa che dovrà lottare duramente, e sopportare angherie di ogni genere per vedere la luce, quella che non sta dietro alle sbarre dell'odio, e del desiderio di essere felici all'interno delle infelicità altrui. Ogni prigioniero ha il proprio piccolo attrezzo per scavarsi un passaggio verso la libertà. Ogni cella è posizionata diversamente dalle altre, e la distanza da percorrere dipenderà da quella diversità, ma tutte possono essere abbandonate alla solitudine che ogni prigione ha inscritta nel proprio destino.

mercoledì 4 dicembre 2013

Incomprensioni spesso insanabili

Un figlio può non piacere ai propri genitori per diversi motivi, alcuni anche molto validi, ma tra quelli possibili il peggiore è legato al fatto che il figlio abbia aspirazioni diverse e lontane da quelle che chi lo ha messo al mondo ha sognato, impegnandosi in modo che egli fosse costretto ad amare le loro e non le proprie…

L'insoddisfazione della rilettura

Purtroppo per chi scrive c'è sempre un modo più efficace e migliore per illustrare i risultati della propria creatività. L'unica cosa che non è migliorabile è la verità, ma le parole usate per descriverla sono quasi sempre corrotte dall'interesse personale. Ogni invenzione è una "vera" invenzione, ma questo suo essere vera è sempre reclusa all'interno della creazione individuale o collettiva, non della verità che coinvolge tutto. In fondo persino il Padreterno ogni tanto, non soddisfatto della rilettura della sua opera, cancella tutto e ricomincia dall'unica parola che non si è lasciata corrompere.

martedì 3 dicembre 2013

Produttività femminile


Non è dato sapere cosa spinga le donne a darsi tanto da fare, ma nei cunicoli attorno agli inferi si vocifera sia dovuto alla loro speranza che nel giorno del Giudizio il Padreterno chieda loro che cosa hanno combinato nella loro vita... Al contrario i maschi sono certi che chiederà loro con quanta precisione lo hanno fatto…

La Magia più grande

La magia più grande è quella che si nasconde meglio allo sguardo dei curiosi, quella che fa sembrare il tumulto dei pericoli in agguato nell'ignoto una auspicabile sorpresa. La stessa che ruota col pianeta, sotto ai nostri piedi, a centinaia di metri al secondo (escluso ai poli, dove fa un freddo cane forse perché si sta fermi...) e che ci illude ogni mattina facendoci sperare in un colpo di culo inaspettato, che cambierà il nostro vivere nell'euforia che ha chi non merita di essere felice e che, per quella stessa ragione, presto o tardi ricadrà nella peggiore infelicità che affligge chi è egoista: quella di chi ha perso tutto. Infine, questa grandiosa magia che chiamiamo esistenza, riesce persino a convincere che il miracolo non esista, e se esistesse si dovrebbe chiamare "normalità".

Confronti tanto ingiustificati quanto convenienti

La grossezza di un organo è commisurata a quella dell'organismo al quale esso appartiene, e non determina il grado della sua intelligenza, ma in una certa misura quantifica quello della sua forza. Dico "in una certa misura" perché se una formica fosse grande quanto un essere umano una sua chela avrebbe una forza analoga a quella di una decina di braccia. Se ci si spostasse un po' più in alto, nella gerarchia della costituzione del corpo, le cose da dire subirebbero una moltiplicazione imbarazzante non appena si coinvolgesse l'organo chiamato cervello, perché è di un'esagerata evidenza, per chi ne fosse dotato, che quello di un insetto non ha niente da invidiare a quello umano. L'uomo lo sa e, per consolarsene, si getta a corpo morto nel formulare paragoni tra qualità umane e l'assenza di queste ultime negli animali. La scarsa intelligenza dell'uomo non gli consente di sapere che se si confronta una pera con una mela ci si pone sul piano esclusivo del "mi piace" e del "non mi piace", ma non su quello delle qualità che i due frutti non hanno in comune. Nonostante queste inezie che l'essere umano definisce "sofismi", all'uomo quei confronti paiono sufficienti a sancire la sua superiorità intellettuale sul mondo animale, e addirittura su quello vegetale. Che gli frega all'uomo di non saper tessere una tela appiccicosa senza rimanerci invischiato? Lui mica si confronta sulle cose che non sa fare...
Qualsiasi insetto capisce, in pochi secondi, se l'uomo che sta considerando la sua presenza può costituire un pericolo, oppure no, per la propria incolumità, mentre se si mette un umano nella giungla questi, nella quasi totalità dei casi, prima se la fa sotto dalla paura e subito dopo annega nel tentativo di lavar via i segni del disonore.
Ecco un'altra prerogativa che è esclusivamente umana: l'onore. 
Gli insetti hanno un esilissimo concetto dell'onore, che ricorda quello che ha l'uomo solo quando essi chiudono i loro molteplici occhietti... un attimo prima di essere schiacciati.
Queste cose le so perché io comunico spesso con gli esseri non umani che mi svolazzano attorno, e anche con altri privi di ali che hanno imparato a tollerare la mia presenza. Un giorno devo avere esagerato perché una mosca mi ha seguito, dal campo che coltivo fino a quasi dentro casa, ma mia moglie si dice convinta sia dovuto al fatto che non mi lavo spesso. Un vero peccato non averlo potuto chiedere alla mosca...

lunedì 2 dicembre 2013

Declinazione della felicità

La felicità è una realtà declinata al femminile, a significare che per un uomo sarà difficile farsela, e per una donna quasi impossibile...

Destra, sinistra e centro della politica italiana

Il cristiano intuire che la perfezione sieda alla destra del Padre ha indotto il male all'organizzazione di partiti politici criminali che si richiamano alla destra e l'opposizione, che non crede al Padre, ha creduto fosse il caso di organizzare partiti che si rifanno alla sinistra. Al centro, invece, si sono piazzati quelli, e sono tanti, che hanno voluto arrogarsi il diritto di sedersi sul trono dello stesso Padre che hanno esiliato perché deprecava, punendoli, i mafiosi. Infine c'è lo Stato del Vaticano, che sta sopra tutti e tutto e dà ordini che sembrano consigli a chiunque comandi. Il Padreterno, invece, sorride alla follia umana e sembra che aspetti a deciderne le sorti. Sembra...

Un sotterraneo pulsare

Si voltò indietro, perché quel poco che aveva davanti a sé gliel'aveva chiesto, e vide la sua vita scorrere, ma senza la rapidità che ha quando si sta con un piede al di sopra del tempo perché si sta morendo. Lui non sapeva quando gli sarebbe accaduto di dover lasciare quel corpo ormai vecchio, che faticava a contenere la sua disperazione. Non lo sapeva, ma immaginava che sarebbe potuto succedere appena avesse rimesso in ordine i suoi ricordi dimenticati. Non che fossero stati del tutto dimenticati, no no, piuttosto erano stati messi provvisoriamente da parte, in attesa di un momento più adatto a un inventario. 
Ci vuole coraggio per dare un giusto prezzo alle vicende passate, un prezzo che preveda di non essere stato completamente pagato prima di essere dimenticato nel sotterraneo pulsante delle proprie paure.
Scese, con la memoria, le scale che sprofondavano all'interno di sé, dove i frutti malsani maturati dal vivere stavano esalando miasmi che toglievano il fiato al suo poter gioire, e si vide guardandosi dall'interno, con gli occhi disincantati di chi non ha da perdere che ciò che è stato già perduto.
Ora si sentiva pronto alla morte, che lo avrebbe liberato dall'incubo nel quale era riuscito a trasformarsi per aver rinunciato a guardare la verità di ciò in cui egli si era trasformato.
Dal canto suo la morte non lo giudicava, perché essa non era la pena finale che deve scontare chi ha vissuto senza dignità. 
Per questo non giunse a liberarlo, ma lui, che non credeva a nulla tranne che alla fine di quel nulla la aspettava da sempre, nella speranza che la morte potesse rivelare alla sua intelligenza quello che essa non riusciva a capire vivendo.


Molto tempo dopo morì nel sonno, quasi senza accorgersene, allo stesso modo nel quale era vissuto, e la sua intelligenza ancora non capì perché le immagini della sua vita stessero correndo, veloci e mute, come accade nei sogni.

domenica 1 dicembre 2013

Vuoto e pieno

— Nella realtà relativa tutto è relativo, quindi lo è anche il vuoto
— Relativo indica una relazione tra due aspetti che condividono una stessa natura, e questa si esprime in due modi diversi tra loro ognuno dei quali limita l'altro, lo definisce, ed è contenuto nell'altro in principio
— Vuoto e pieno sono una di queste opposizioni, e come nel pieno c'è il germe del vuoto che è stato riempito, nel vuoto c'è il germe del pieno che è stato svuotato
— Ma se il vuoto ha un germe dentro significa che non è proprio vuoto e, in più, ha una opposizione (il pieno) che lo definisce
— Se un vuoto non è assoluto non è veramente un vuoto
— Se il pieno non è assoluto non è veramente un pieno 
— D'altra parte un vuoto pieno di vuoto è un pieno e un pieno vuoto di vuoto è ancora un pieno
— Significa che il vuoto, come è inteso dalla scienza, è pieno di Mistero...
— L'universo è luogo di relazioni e non c'è una sua piccolissima parte che non dipenda da altre parti
— Ogni realtà comunica con altre realtà con le quali è in un rapporto di interdipendenza, e questo significa che se un vuoto si formasse sarebbe immediatamente riempito dalla realtà accanto per via omeostatica
— In definitiva il vuoto non esiste che in forma incompleta perché relativa
— Non potrebbe sussistere neppure se fosse oltre la stessa esistenza, perché in questo caso non esisterebbe—

Finito che ebbe di parlare il professore scansionò, con una rapida e furtiva occhiata, la platea di studenti che non lo stava ascoltando, e notò una ragazza con la quale si sarebbe volentieri accoppiato, allo scopo di svuotare la tensione testicolare che lo stava opprimendo, in modo da riempire il vuoto di lei, quello che stava giusto sotto all'ombelico di quella graziosa giovinetta. Un vuoto tanto bisognoso, secondo il suo considerare scientifico, di una relazione di un ordine omeostatico…

La nascita della scrittura

Come sovente accade alle frane, dove tutto ha inizio da una piccola pietra schizzata di lato, dopo esser stata calpestata dagli zoccoli di un innocente camoscio, la scrittura ancora dormiva all'interno di un carboncino, rifiutato da un fuoco che l'aveva sparato lontano dallo scoppiettio creativo che non lascia il tempo di riflettere al legno che stava bruciando.
Una donna vicino al fuoco stava asciugando la pelle di un leopardo appena ucciso cercando di controllare, al suo solito, la proverbiale impazienza che distingue il mondo femminile da quello maschile; raccolse quel pezzetto di carbone con noncuranza e lo strinse tra le esili dita, sporcandosele. Le femmine detestano avere le mani sporche, perché per pulire le cose maschili devono sporcarsele di continuo così, per punirlo, lanciò il carboncino nel fuoco, mancandolo. 
Le donne hanno spesso una cattiva mira, che ha il suo lato positivo nel fatto di allungare la vita agli uomini.
Dall'altro lato del fuoco il compagno della conciatrice e lavandaia, che stava esercitando la pazienza indolente che distingue il mondo maschile da quello femminile, raccolse il pezzetto di carbone buttato dalla compagna, stringendoselo tra le nerborute dita, che si sporcarono. 
Gli uomini temono di sporcarsi, ma poiché sono coraggiosi sopportano quella pena volentieri, piuttosto che doversi lavare di continuo.
La donna vicino alla pelle di leopardo grugnì un rigurgito gutturale, che avrebbe avuto bisogno di qualche migliaio di anni per avvicinarsi al lamentoso stridio di disappunto che oggi conosciamo, e allontanò dal calore bruciante del fuoco la pelle maculata, in modo che non si seccasse troppo al suo interno.
L'uomo le si avvicinò stancamente, e quasi amorevolmente le sfiorò l'occhio per dirle, nel linguaggio dei cavernicoli, di dare un occhio a quella pelliccia ché lui, quel leopardo, mica l'aveva ucciso per far sfilare lei con la sua morbida pelle…
Poi, nell'esigenza di non rendere totalmente disgustosa la propria presenza, le accarezzò il viso facendole intendere che poteva considerarsi perdonata, ma la donna interpretò che il nero sopra all'occhio le donava e si sporcò anche l'altro.
Lui, non capendo le ragioni che l'avevano motivata a sporcarsi anche l'altro lato del viso raccolse il carboncino, e di stizza abbozzò sulla parete della loro grotta qualche segno che tentennando tentava di simulare un paio di corna, a significare che sua moglie era una vacca. Nello stesso giorno era nato il trucco femminile, il disegno e la scrittura, anche se, non sarà inutile ricordarlo, nessuna delle tre cose aiutò l'umanità a vivere onorevolmente...

sabato 30 novembre 2013

Aforisma sugli aforismi

Il modo peggiore per dare corpo a un aforisma è dato dall'imporsi la scrittura di un aforisma, e quello che ho appena scritto qui lo dimostra... :D

La disgrazia del dover nascere femmina

Vorrei vedere voi donne al nostro posto... Nei primi due anni non si notano differenze importanti, non che non ci siano, solo che non risaltano in mezzo ai tanti capricci. Di seguito le femmine sviluppano doti delle quali i maschi non si accorgono a causa del rallentamento cognitivo di cui sono vittime. Doti che con l'avanzare degli anni si fanno notare mettendo il maschio in cattiva luce sul piano intellettivo. Appena l'apparato muscolare maschile si accorge di aver avuto il compito di sostituire le carenze intellettive... ecco che davanti alla povera coscienza mascolina prende forma un orizzonte che affida alla sopraffazione fisica il dominio di genere. Qui le cose acquistano il senso che il maschio non poteva intravedere quando il confronto era solo dialettico. In fondo la specie umana occupa, nell'economia dell'universo, lo spazio luminoso che lascia la scintilla di un fuoco che si è ridotto a brace, e non c'è un sistema planetario, che varia anche solo di un grado, il proprio ruotare per colpa della prepotenza maschile... :D Mioddio che discorsone, mi sa che mi è mancato poco alla disgrazia del dover nascere femmina :D

mercoledì 27 novembre 2013

Successo editoriale

Quando si scrive ciò che i lettori vogliono leggere si deve scegliere una categoria di persone delle quali si possono prevedere i gusti. Per avere successo editoriale occorrerà che quella categoria includa un gran numero di individui che abbiano le stesse aspettative. Più quelle aspettative saranno di qualità elevata e minore sarà il numero di lettori, dunque il successo è legato ad aspettative basse e può raggiungerlo soltanto chi le soddisfa, snaturando valori elevati, in una riduzione che bene si adatta alle menti infantili. Accidentalmente il successo tocca anche scrittori di qualità, ma solo perché chi acquista le loro opere lo fa per darsi delle arie e dopo che questi ultimi sono morti, mai per leggere il loro contenuto.

martedì 26 novembre 2013

Il valore

La cosa più bella del sognare è accorgersi che è stato un sogno, perché sempre la consapevolezza della verità supera il desiderio.


Riflessioni di cui si può fare a meno

Riflettevo sul fatto che si usi dire "Quella ragazza è uno schianto!", ma non "La vita è uno schianto!". Quelle che sembrano essere associazioni buttate lì, giusto per dire qualcosa di ritrito, spesso sono state meditate a lungo da chissà chi. Mi viene in mente, per esempio, che se ho letto o sentito dire "Alla fine dei tempi" non mi è mai capitato di incontrare "Alla fine degli spazi". 
Chissà cosa potrebbe restare dell'estensione, dopo che la durata ha cessato di durare?
Ecco, quando lascio la mia mente a briglia sciolta vien da chiedersi: chissà da dove vengono questi pensieri, e dove mi porteranno? 
Chi sono io per dire che li ha prodotti la mia intelligenza e non siano, come parrebbe più probabile, frammenti eterici presi al volo dalla mia mente, scarti di considerazioni fatte da altri e a mia insaputa?
L'esser costretti al pensare di continuo mi sta privando della soddisfazione di star sdraiato su una spiaggia a pensare ai cavoli miei. Ahem...

Un piccolissimo problema da risolvere

Sapeva di trovarsi immerso in un sogno, ed era evidente che fosse il sogno che nello stato di veglia aveva sempre desiderato potesse divenire realtà. 
Tutto era immerso nel più totale candore, la luce aveva cancellato tutte le ombre penetrando nei più celati anfratti del sotterraneo mondo, quello dove il male si annida. Solo la purezza di intenti splendeva, nel suo essere libera per aver rinunciato alla malvagità. I demoni del desiderio sfrenato si erano arresi all'evidenza, e tutto l'esistente non cercava altro che la propria perfezione. Il male aveva finalmente capito di non avere altra scelta che quella di redimersi. Una redenzione scritta nel destino di tutte le ribellioni che affidavano, alla propria cieca volontà, la realizzazione di una libertà che, per essere, aveva bisogno di piegare tutte le possibili libertà degli altri individui ai propri desideri.
Si guardò intorno senza alcun timore, nel compiacimento dato dal vedere che tutte le persone camminavano con calma, come faceva lui, sorridendo nello sfiorarsi di quell'identica libertà che ognuno portava dentro di sé. 
Ondate di piacere percorrevano un sentire comune che si era aperto ai voleri di un Cielo libero che era diventato di tutti. 
Mai più il dolore avrebbe trafitto una natura umana che aveva cessato di essere piagnucolante nell'autocommiserarsi.

Gli era rimasto solo un piccolissimo problema da risolvere, perché quell'andare tutti quanti nella stessa unica direzione, col sorriso stampato sulle labbra, gli ricordava il film sugli zombie che aveva visto, non senza qualche inquietudine, prima di essersi addormentato.

lunedì 25 novembre 2013

Sulla decisione di essere felici



La felicità non può essere nemmeno una decisione, perché essa è uno stato d'animo, e nessuno stato dell'animo può essere deciso a priori. Ma da quali ragioni la felicità prende consistenza e forma? Quale è la condizione indispensabile perché essa sia la sua conseguenza emotiva? Che cosa può far sentire un essere felice? Forse l'aver deciso di essere felice? Potrebbe essere, la felicità, un oggetto di conquista appeso a un ben oliato albero della cuccagna? O forse è il frutto della ricchezza conseguita a testa bassa, perché scelta come fine della propria esistenza? Potrebbe essere la logica conseguenza di aver deciso di avere la tavernetta piena di puttanelle pronte a tutto per farti felice? C'è solo una condizione indispensabile per essere davvero felici, e non è certo quella che causa l'infelicità altrui. Quando si decidesse di essere felici occorrerebbe farlo nel rispetto delle felicità altrui, perché la felicità non può limitarsi a essere individuale. Che felicità sarebbe quella di chi gioisce in mezzo alle sofferenze delle altre persone? Si potrebbe esserlo in seguito alla decisione di fregarsene, e di pensare esclusivamente a sé? Per essere felicità non deve avere ombre che ne oscurino le intenzioni, né deve procurarne ad altri. Quale è quella realtà di un essere che dà la felicità interiore capace di esprimersi non nel salterellare gioiosi, come si fosse dei pazzi insensibili al dolore altrui? Quella realtà è la perfetta consapevolezza di cosa sia la verità che motiva l'esistenza, e delle sue ragioni che sono motivo di tanta sofferenza inflitta alle persone che vedono, nella possibilità di raggiungere la libertà, l'unico obiettivo per il quale abbia senso il dover soffrire. Ma cosa rende liberi dalle costrizioni che la vita impone? Rende liberi la decisione di dedicare la propria vita alla consapevolezza di sé e dei bisogni altrui, perché non si può essere felici in mezzo alla sofferenza… se non curando quella sofferenza. Solo in questo si può decidere di essere felici, ma deciderlo non basta, perché la consapevolezza non si può decidere di averla, né è possibile acquistarla. 
Ma cosa può dare consapevolezza? 
Essa è la conseguenza della fatica di vivere le verità che si conoscono in modo certo, ma quale certezza può esserci nel perseguire i propri interessi, diversa dalla certezza di fare solo il proprio interesse? 
Questa certezza è pregiata e aderente alle verità superiori solo quando il proprio interesse è quello di agire per l'interesse altrui. Questa è la chiave d'oro che apre le serrature di tutte le porte chiuse che ostacolano la realizzazione della libertà. 
È attraverso il sacrificio di sé, operato dall'unità dell'Assoluto che si è capovolto nella riflessione di Sé, irradiandosi nella molteplicità, che l'universo ha preso forma, ed è nella replica di quello stesso sacrificio che sta l'unica possibilità di dare felicità a tutto ciò che appartiene al regno dell'ombra e del dolore causati dall'essere. 
Si è perché il buio si è sacrificato lasciandosi illuminare dalla luce che ha, nella sua possibilità di essere, anche la conseguenza di dar forma alle ombre dove è nascosto il male dato dalla non comprensione della Verità, che è rifiuto della luce. 
È questo male che occorre vincere per essere felici, e lo si può vincere solo attraverso la conoscenza perfetta della Verità. 
L'intelligenza che ambisce al conoscere ha la stessa natura della luce, e la stessa generosità che ha il buio primigenio che si è sacrificato per favorire l'ordine e l'armonia dati dalla consapevolezza delle ragioni dell'esistenza e di Ciò che all'esistenza è superiore. 
È nell'ordine e nell'armonia di quest'ordine che non esclude nessuno, che attende la vera felicità. 
La felicità è la conseguenza di una decisione soltanto quando questa decisione scaturisce dal coraggio di un volere sacrificare la propria felicità per il bene di tutti. 

Ecco quale è l'unica decisione che conduce a essere felici.

domenica 24 novembre 2013

Impietoso e paziente

Un'altra giornata è andata a rannicchiarsi nella mia memoria, accumulando pensieri e sensazioni sulla catasta che brucerà con me, alla fine del mio tempo. Non ci sarà un'arpa ad attendermi, nel non luogo dove l'embrione, che è stato un essere umano, sognerà nell'istante eterno al di sopra del tempo. Lì tutto accade in un attimo, e ciò che è possibile si attuerà, perché nel Mistero non c'è un prima e un dopo. Il perenne ruotare dei cicli cosmici non sentirà la mia mancanza, perché il Centro che è in me, come io sono in lui è assoluto, e non aspetta tempi migliori. Non so se nascerò ancora, come un nuovo individuo piangente di qualche specie sconosciuta, che pullula su una sfera che corteggia la sua stella senza annoiarsi. Non so nulla di cosa potrà accadere al centro del quale sono una delle sue tante forme che devono imparare cosa si guadagna perdendo, ma sono certo che questo sentirmi individuo mi accompagnerà ancora a lungo, nella ricerca della mia perfezione. Non sarò più quello che sono ora, perché nulla nell'universo si ripete, ma il nuovo non mi spaventa più del vecchio, perché il vecchio, allo stesso modo del nuovo, è una conseguenza dell'amore col quale il Mistero ci circonda, impietoso e severo come un padre, paziente e tenace come una madre. Giusto come è la Verità, vasto come la Libertà.

Prese per il culo raffinate


Niente sa prendere per il culo, in modi tanto fantasiosamente diversificati, quanto riesce a fare la vita con l'essere umano. Ha messo davanti ai nostri occhi una realtà solidificata, nata dal mistero costituito da un puntino che è centro invisibile, il quale ci fa correre impazziti sulla circonferenza che ha generato, senza che noi possiamo accorgerci di quanto quell'agitarci non faccia altro che impedirci di considerare l'inganno nel quale ci dibattiamo, al solo scopo di morire pieni di rammarico per non aver capito il trucco ordito da un Mistero che, alla fine, ci ha donato soltanto i fili che ci hanno ridotto a essere delle marionette che ridono di tutto ciò che non hanno capito.

Misurazioni pericolose

Una delle attitudini più incredibili e pericolose, che costituisce la specializzazione degli individui poco intelligenti, è quella di volersi confrontare con le persone intelligenti, allo scopo di riuscire a misurare quella che credono sia la propria intelligenza.

Una importante qualità dell'intelligenza

Una delle qualità pregiate dell'intelligenza è la curiosità che la spinge all'indagine di ciò che ancora non conosce, perché ciò che è misterioso l'attrae più del conosciuto. Una intelligenza viva sospetta sempre che il conosciuto possa essere intriso di errori, mentre ciò che è misterioso contiene soltanto gli errori fatti da chi quel mistero non riesce a comprendere.

sabato 23 novembre 2013

Amicizie indiscutibili

Ci sono dei pregi, nella solitudine, impareggiabili. Si fa quel che si vuole senza dover rendere conto a nessuno, a parte la propria coscienza. Per questo nessuno è veramente solo; ognuno ha il miglior amico stronzo che avrebbe mai potuto sognare di avere. 
Stronzo per la parte cattiva di ognuno, s'intende...

L'umorismo degli animali

Gli animali non hanno il senso dell'umorismo, ma lo sviluppano senza fatica al primo contatto che hanno con l'uomo...

La paura della solitudine

La solitudine suscita paure, ma chi non le avrebbe sapendo di essere un puntino al centro di un universo che ha tutte le apparenze di essere ostile? Eppure l'universo intero nasce da un puntino, lo stesso per il quale è nato ogni essere e ogni realtà, che si manifestano circondati da un'oscurità temuta e associata alla malvagità, sempre in agguato nello stesso buio di cui è parte attiva. Il primo e unico vero Buio, però, non è un nemico della luce, perché la contiene in principio e dalla luce si è lasciato generosamente illuminare, al fine di trovare il proprio ordine armonico anche nelle sue possibilità di manifestazione, perché la Perfezione dell'invisibile, per essere Perfetta, ha bisogno che anche la perfezione del visibile sia attuata.

L'Assoluto è oltre il buio e la luce, al di là dell'invisibile e del visibile, perché non è duale, ed è per merito della sua assoluta Perfezione che la Verità deve portare a termine ciò che è possibile compiere.


Ognuno di noi è un puntino che si sente solo perché lo è, ma è una solitudine condivisa da tutti che deve trasformarsi nell'amore che essa è in principio, allo stesso modo di un buio che accetta di essere illuminato.

giovedì 21 novembre 2013

Tatac tic

— Ti tic… tac tic… Tic ti tic tac tic…— la meraviglia che una tecnica tanto avanzata dispiegava davanti ai suoi occhi non smetteva di rallegrarlo, mentre illustrava al resto degli umani le verità dello spirito che era sceso in lui
— Ti tic… tac…— le sue dita correvano sui tasti come non avessero mai fatto altro nella loro pur breve esistenza. Pareva benedicessero il mondo intero, nel loro descrivere la grandiosa magnificenza di una vita fatta per essere sacrificata al Dio del sacrificio
— Tac titic… tic tic tata tic…— un Dio che si era sacrificato per primo, allo scopo di mostrare la via che conduce a essere liberi per sempre
— Tatac tic…—  un Dio che aveva rifiutato di possedere il destino dell'universo, per non contraddire la Libertà che Lui stesso era
— Titic tratatac! Troc! Patatrac!… 
— Porca puttana!— pensò il Profeta, guardando storto il portatile che si era impiantato nel gelido silenzio che ha l'immobilità tipica dei muli, quando sono esausti di trascinare cannoni sui ripidi pendii delle montagne
— Porca puttana!— si disse ancora, questa volta ad alta voce
— È mai possibile che ci sia sempre qualcuno o qualcosa pronti a tradirti quando decidi di dire la Verità?—  

mercoledì 20 novembre 2013

È sempre stata lì

Nessuna soddisfazione è paragonabile a quella data dall'essere generosi. La generosità corre più rischi di essere al centro dell'attenzione degli atti vandalici di quanti ne corra una fuoriserie sfavillante parcheggiata nel vicolo cieco di un quartiere povero; per questo il continuare a essere generosi, nonostante ci siano i mattoni al posto delle ruote, conduce verso una felicità che è sempre stata lì, ad aspettarci...

Quella umana, almeno...

Il coraggio di vivere è giustamente da tutti apprezzato, ma questo non deve dar motivo di disprezzare coloro che decidono di non vivere più e, attraverso il coraggio della disperazione, si tolgono la vita. Solo questi disperati conoscono le ragioni del loro gesto, e se sono stati in grado di compierlo significa che ognuno è libero di assumersi le conseguenti responsabilità date dall'avere messo in atto quell'estremo gesto. Altrettanto non possiamo dire riguardo al nascere, perché nessuno può decidere se venire al mondo oppure no. Vita e morte si guardano allo specchio dell'esistenza, e il riflettersi di ognuna costituisce il capovolgimento dell'immagine dell'altra. È per questa inversione che se non si può decidere di nascere lo si può fare per morire. Pur ritenendo il togliersi la vita un errore nei confronti del proprio destino, per le ragioni sopra esposte io mi astengo dal giudicare, sia nel bene che nel male, le persone che pongono termine alla propria vita. Quella umana, almeno...

martedì 19 novembre 2013

Epitaffi

Io amo gli epitaffi perché racchiudono in sé una vita vissuta senza dare importanza a come sia stata vissuta. Sono il biglietto del tram che conduce al Mistero senza che un controllore ne certifichi la validità.

Voglia di spavento

Nessuno entrerebbe nel cunicolo dell'orrore di un parco divertimenti se fosse immune alla paura, così come nessuno nascerebbe a questo mondo se non ne avesse bisogno.

lunedì 18 novembre 2013

Il danzare della stupidità

Il primo fatto che un'intelligenza è costretta a prendere in seria considerazione è la propria inadeguatezza a comprendere il senso profondo delle cose che accadono. Il secondo fatto è dato dalla necessità che ha l'intelligenza di capire quale possa essere il senso che qualifica l'esistenza, e il terzo le impone di trovare una via d'uscita alla sofferenza che le due prime incomprensioni le causano. Questo implica esser costretti ad aumentare l'ampiezza dell'orizzonte che l'intelligenza è in grado di considerare. 
Il problema è che per crescere l'intelligenza deve essere capace di mortificare il proprio sentirsi orgogliosa di aver capito poco della vita, ed è difficile riuscirci, perché ogni volta che un'intelligenza fa un passo avanti nella comprensione di ciò che è esterno o interno a sé… ne fa due indietro nel giudicarsi intelligente, perché l'orgoglio del volersi sentire pieno toglie l'appetito persino a uno stomaco vuoto.

Una strana ricchezza

Chi si comporta bene deve aspettarsi di dover incontrare un grande numero di difficoltà che gli renderanno la vita difficile, perché l'esistenza è fatta per trasformare i bruti in santi, e il saper vincere le difficoltà è la ricchezza di un santo.


Due realtà identiche per tutti

Due cose sono identiche per tutti gli individui: la centralità spirituale che ci dice essere tutti figli di una stessa e unica Realtà assoluta, e l'egoismo che da questa centralità ci tiene lontani, perché teme che il diventare altruisti sia la vera finalità dell'esistenza.

Piove, Governo ladro!

Invettiva, concepita da chi sta al governo di una Nazione, allo scopo di sottolineare la propria innocenza rendendo evidente che un sistema di governo non deve essere incolpato di cose che esulano dalla sua competenza. Infatti quale potrebbe essere il grado di responsabilità che ha un governo che consente, a scopo di lucro, di inquinare il pianeta così da modificare gravemente gli equilibri naturali che regolano le condizioni atmosferiche?

La cultura rende buoni?

È opinione comune, certamente proveniente da idee che sono state inculcate dalla scuola, che la cultura renda buone le persone che erano originariamente cattive. Non è spiegato, però, cosa si debba intendere per cultura, ed è una cosa strana perché la cultura nazista è molto diversa da quella, per esempio, taoista. La scuola non può dire che ci sono culture buone e culture malvagie, definendo accuratamente le loro differenze qualitative, perché la stessa scuola oggi è fascista e domani sarà comunista oppure falsamente cristiana, e non le conviene sputare anticipatamente nei piatti dove un domani si abbufferà guadagnando su delle bugie interessate...

domenica 17 novembre 2013

Autodeterminazione?

Mi avessero avvisato che il mondo è un luogo dove tutto si muove, cambiando continuamente le carte in tavola, anche dopo aver faticato come una bestia a trovare una decente armonia, non so se avrei acconsentito a una mia eventuale nascita.
Fossi stato avvertito delle difficoltà date dall'essere un umano convinto di essere al centro dell'universo, mi sarebbe sorto il dubbio di poter nascere, come poi è stato, in estrema periferia.
Sapendo con largo anticipo che avrei potuto scegliere di nascere uomo o donna, con tutti i pro e i contro legati alle due diverse condizioni esistenziali, avrei di sicuro scelto di essere un uomo, e mi sta venendo pure il sospetto che questa sia stata l'unica possibilità di scegliere che mi è stata concessa... :D

Sistemi di governo

Il sistema democratico è vantaggioso soltanto in una nazione dove la maggioranza delle persone è intelligente, buona e altruista. Cioè quasi in nessun posto...
Una dittatura è adatta a tutti i luoghi perché i vantaggi dati dal mal governo sono tutti per chi governa, mentre il popolo è carne da macello.
La monarchia è conveniente solo se il re o la regina, oppure entrambi, sono persone spirituali che regnano secondo i principi altruistici indicati dalle religioni.
Le religioni sono buone solo se i loro rappresentanti sono persone intelligenti, buone e altruiste... dunque anche le religioni corrotte sono da scartare, cioè quasi tutte...

L'anarchia è adatta a ogni persona che la pratica, ed è un vero dramma che le persone siano tra loro quasi sempre in disaccordo.

Il "buon senso comune"

Espressione utilizzata spesso da coloro che, in mancanza di argomentazioni sensate, si rifugiano nell'attribuire un valore qualitativamente pregiato alle opinioni condivise da una massa di individui, come se la qualità potesse essere la conseguenza della quantità di accordi che una collettività di persone ha ritenuto conveniente stipulare... per evitare di massacrarsi vicendevolmente.

sabato 16 novembre 2013

Ce la fareste?

Ci si immagini di conoscere tutta la verità di ogni cosa, compresa quella che dice di tenersela per sé, quella verità, perché non conviene dirla nemmeno a chi è pronto a conoscerla, figurarsi a chi non lo è. Ora che ve lo siete immaginati pensate a quale sarebbe il vostro comportamento ogni volta che sentite qualcuno spacciare bugie come fossero delle verità. 
Ce la fareste davvero a tacere? 
Forse sì, se la cosa si arrestasse alle parole, ma se da quelle la persona passasse ai fatti? 
Avreste la forza di astenervi dall'ostacolarne l'azione?
Forse sì, ma se quella azione avesse fatto del male a qualcuno? 
Forse ce la fareste, ma se quel qualcuno fosse vostra moglie?

Ce la fareste senz'altro...

L'arte di stare sul cazzo

Negli anni ho faticosamente sviluppato l'arte di stare sul cazzo alle persone. Mica è stato facile perché ho dovuto ricorrere anche a qualità che non appartenevano alla dote che il Padreterno aveva caricato sulle mie esili spallucce di neonato. Che strano termine è "neonato", non sarebbe bastato dire "nato"? Neonato sta forse a significare che si nasce più volte ogni volta di nuovo? Mah... lasciamo questa indagine ai posteri ché non vorrei creare le condizioni per star sui coglioni anche al Padreterno. Quello è capace, alla prossima non auspicabile nascita, di darmi in dote, al posto dell'intelligenza che in questa vita mi tortura, una batteria di pentole insieme a un paio di occhi storti che faranno da cornice a una personalità autistica, risultato logico del come ho vissuto in questa esistenza...

Tenera carne

L'immigrazione attira su di sé l'attenzione del popolo italiano che, guarda un po', prende di mira la povera gente, gli sfollati delle guerre che affliggono i loro paesi d'origine, e il razzismo conseguente arriva a desiderare di far affondare le imbarcazioni di donne ragazzi e bambini, per renderli all'abbraccio del mare, talmente impietoso da far sospettare che voti Lega Nord. Nessuno dice nulla dei mafiosi straricchi russi che si stanno comprando l'Italia, così come c'è silenzio verso gli immigrati di religione cristiana. In realtà è una guerra di religione quella che sta mietendo vittime innocenti. Una guerra silenziosa e crudele che da un lato del fronte vede soccombere dei disperati, che chiedono aiuto perché nei loro paesi per cultura religiosa sono sempre stati disposti a darlo quell'aiuto che chiedono, e io lo so perché in quei paesi ho viaggiato per anni, e sull'altro fronte, quello occidentale, occhi iniettati di sangue e denti che stridono di rabbia sono in agguato, pronti a mordere la morbida carne scura che arriva piena di speranze che generano sogni anche se, bisogna dirlo, in qualche ancor più deplorevole caso quella carne la sdraieranno accanto a sé, nello stesso letto dove i sogni affogano nella crudele realtà.

L'Inconscio collettivo archetipico...

La Psicologia è una scienza che si occupa di indagare la sfera psichica delle persone, e le patologie che le sono annesse. Sfera psichica che comprende la dimensione emotiva e quella mentale che serve a decodificare le intuizioni che ha l'intelligenza di una persona. Come spesso accade, da una scienza che è più o meno esatta, la massa delle persone estrae esclusivamente il meno, per farlo proprio, così ci si può riempire la bocca di termini che non sono capiti dalla Psicologia esatta, figurarsi da quella approssimativa. Un esempio di questa riduzione di significato è dato dall'uso che è stato fatto del termine "Inconscio". In realtà ciò che è inconscio dovrebbe essere inconoscibile, almeno fino a quando esso non si trasferisca sul piano subcosciente prima, e cosciente poi. Le persone che di psicologia usano riempirsi la bocca e le tasche, addirittura utilizzano questa parola associandole un'altra particolare caratterizzazione, quella di "collettivo". Si ha, di conseguenza, l'inconscio collettivo, che in sé rappresenterebbe soltanto il fatto che una collettività non sa di cosa sta parlando. Se a "inconscio collettivo" si aggiunge "archetipico", si ottiene "Inconscio collettivo archetipico" che sta a significare che l'umanità è incapace, da quando essa esiste, di comprendere la simbologia che suggerisce all'umanità di essere una specie che non solo non capisce un cazzo, ma che di quel non comprendere intende anche essere maestra.

venerdì 15 novembre 2013

Una questione di rispetto reciproco dovuto

Il credente non deve biasimare chi non crede, né il non credente può deprecare chi ha fede, e questo perché entrambi non sanno cosa sia il conoscere.

C'è sempre una prima volta, e mai si può dire con certezza che sia anche l'ultima.

Oggi, e per la prima volta, ho fatto un esperimento che tenevo nascosto nel cassetto delle cose da evitare: ho guardato una foto della mia persona con gli occhi disincantati che avrebbe uno a cui sto sul cazzo. Esperimento da sconsigliare nel modo più assoluto, perché per riabilitare l'immagine che uno si è fatto di sé con questo metodo occorre diventare santi, gli unici che riescono a vivere pur disprezzandosi.

giovedì 14 novembre 2013

Gustibus

Mi piace il silenzio attraverso il quale chi sa parla con gli occhi, chi non sa tace con la bocca e chi sa poco chiede con le orecchie