lunedì 2 dicembre 2013

Un sotterraneo pulsare

Si voltò indietro, perché quel poco che aveva davanti a sé gliel'aveva chiesto, e vide la sua vita scorrere, ma senza la rapidità che ha quando si sta con un piede al di sopra del tempo perché si sta morendo. Lui non sapeva quando gli sarebbe accaduto di dover lasciare quel corpo ormai vecchio, che faticava a contenere la sua disperazione. Non lo sapeva, ma immaginava che sarebbe potuto succedere appena avesse rimesso in ordine i suoi ricordi dimenticati. Non che fossero stati del tutto dimenticati, no no, piuttosto erano stati messi provvisoriamente da parte, in attesa di un momento più adatto a un inventario. 
Ci vuole coraggio per dare un giusto prezzo alle vicende passate, un prezzo che preveda di non essere stato completamente pagato prima di essere dimenticato nel sotterraneo pulsante delle proprie paure.
Scese, con la memoria, le scale che sprofondavano all'interno di sé, dove i frutti malsani maturati dal vivere stavano esalando miasmi che toglievano il fiato al suo poter gioire, e si vide guardandosi dall'interno, con gli occhi disincantati di chi non ha da perdere che ciò che è stato già perduto.
Ora si sentiva pronto alla morte, che lo avrebbe liberato dall'incubo nel quale era riuscito a trasformarsi per aver rinunciato a guardare la verità di ciò in cui egli si era trasformato.
Dal canto suo la morte non lo giudicava, perché essa non era la pena finale che deve scontare chi ha vissuto senza dignità. 
Per questo non giunse a liberarlo, ma lui, che non credeva a nulla tranne che alla fine di quel nulla la aspettava da sempre, nella speranza che la morte potesse rivelare alla sua intelligenza quello che essa non riusciva a capire vivendo.


Molto tempo dopo morì nel sonno, quasi senza accorgersene, allo stesso modo nel quale era vissuto, e la sua intelligenza ancora non capì perché le immagini della sua vita stessero correndo, veloci e mute, come accade nei sogni.

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