giovedì 5 dicembre 2013

Un doppio destino


Più passano gli anni e meglio si delinea la forma che ha il senso di un vivere sfuggente, quando si è distratti dal dover godere intensamente l'esistenza. La colpa del vedere questo senso sdoppiarsi non è del tempo che mortifica la capacità visiva, ma è in relazione alla doppiezza che deve avere ogni realtà esistente. C'è un significato del vivere individuale, che è diverso per ognuno e rappresenta la via da percorrere, composta dalle possibilità che sono implicite in ciò che ogni individuo è alla nascita, e un significato universale, identico per tutti come identica è la libertà da tutte le costrizioni che l'esistere impone.
Se una prigione esiste la sua esistenza ha la sua ragione d'essere nella libertà la quale, essendo stata perduta, deve essere riguadagnata; così è per gli obblighi che la vita infligge, nel dover dare alla libertà il solo e unico senso che ogni carcerato le assegna. L'esistenza si svolge e avvolge in modalità cicliche, capaci di trasformarsi una nell'altra attraverso l'inversione delle proprie polarità. In questo alternarsi i cicli si rinnovano, e con essi la vita che dalla ciclicità è regolata. Ogni prigioniero sa che dovrà lottare duramente, e sopportare angherie di ogni genere per vedere la luce, quella che non sta dietro alle sbarre dell'odio, e del desiderio di essere felici all'interno delle infelicità altrui. Ogni prigioniero ha il proprio piccolo attrezzo per scavarsi un passaggio verso la libertà. Ogni cella è posizionata diversamente dalle altre, e la distanza da percorrere dipenderà da quella diversità, ma tutte possono essere abbandonate alla solitudine che ogni prigione ha inscritta nel proprio destino.

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