venerdì 19 febbraio 2016

Come fosse un morto vivente

Accade spesso che alcune persone, invecchiando, acuiscano i difetti che avevano anche da giovani, e lo fanno attraverso l’esaltazione della propria cattiveria.
È un peggioramento inevitabile dovuto alla negazione, protratta per molti anni, della possibilità di riconoscere la propria responsabilità nei confronti delle sofferenze che la vita ha loro inflitto. Chi dà sempre ad altri le colpe della propria difficoltà di vita, escludendo il proprio coinvolgimento nelle cause di quel soffrire, si trova nella stessa condizione di chi, negando a priori una verità, perde l’accesso alla comprensione di quella verità.
Così, senza neppure accorgersi, chi si ritiene sempre innocente perché giustificato dalle circostanze avverse, sviluppa col passare del tempo una acuta sofferenza psichica data dall’aver oscurato, velo sopra velo, la propria coscienza.
L’allontanamento dalla verità innalza un muro di energia psichica edificato, mattone su mattone, dai pensieri positivi su se stessi e negativi sulle altre persone.
In questa prigione costruita da sé, senza poter prevedere che essa avrebbe sottratto l’aria necessaria alla vita, la persona soffoca senza sapere il perché, e si arrabbia ancora di più in ragione del non potersi spiegare le cause di quella pena.
Rinchiuso in se stesso l’individuo si allontana gradualmente dagli altri, che vedono in lui solo la follia dell’essere pieno di sé, senza alcuna capacità di comprendere le ragioni altrui.
Agendo in questo modo l’individuo emana l’energia dei propri pensieri, e delle azioni conseguenti, che determinano un’aura negativa attorno a sé.
L’organismo si intristisce e si ammala di conseguenza, in questo precipitare nel buio psichico dell’incoscienza voluto dalla falsa idea positiva avuta di sé, inconsapevolezza mantenuta in vita come fosse un morto vivente.


domenica 7 febbraio 2016

Non più umano

— Mamma! Mamma!— gridava la sua voce interiore, ché la sua bocca era rimasta nella bara, prigioniera di due labbra incollate col cianoacrilato dal giovanotto delle pompe funebri.
— Mamma mamma!— insistette, non potendo accettare che la sua mamma non fosse lì ad accoglierlo nell'abbraccio tiepido che gli avrebbe ricordato la vita.
— Mamma dove sei?— ripeté flebile un'ultima volta, sperando che la solitudine gli tenesse compagnia.
Intanto la bruma dell'anima si disperdeva a cercare il corpo che aveva lasciato al buio, e restava il suo spirito, figlio del Mistero, che non lo avrebbe mai abbandonato.

Il sole pare saperlo

— Non tutti i fiori sono interessati al conoscere il ramo dell'albero che abbelliscono, mentre per il tepore del sole si aprono al mondo. Alcuni di essi sono rivolti al Cielo e altri guardano l'erba, ma in ognuno c'è lo stesso embrione dell'albero che potranno diventare trasformandosi in frutto—. 
Così rifletteva un delicato fiore di pesco, di un bel colore rosa tanto amato dalle api alle quali offriva il suo dolce nettare.
Non tutto, però, scivolava via come il Cielo avrebbe certamente consentito, se non avesse dovuto lasciare libero il vento di essere, e per il suo soffio l'ape con la quale il fiore stava amoreggiando fu spinta via verso un altro fiore.
Il delicato fiore di pesco desiderò che il vento si trasformasse in una leggera brezza primaverile, e ondeggiò i suoi stami per consegnare al vento la sua preghiera.
Nel farlo il suo polline seguì il desiderio, e attraverso il soffio fecondò altri fiori.
Molte albe e tramonti si rincorsero, insieme alla voglia di vivere del mondo, e anche l'istante che osservava la bellezza maturare si sorprese di quanti fiori diventarono frutti, nelle tante difficoltà che l'esistenza tenta di accordare.
Il gelo e le tempeste di grandine avevano fatto del loro meglio per avvisare che il mondo è difficile, e che la vita può essere strappata da cause che dicono il loro nome solo quando muoiono, ma ogni giorno il giorno si insinuava tra gioie e dolori per portare la legge del cambiamento che genera le diversità.

Non tutti i frutti sono interessati al conoscere il ramo dell'albero che affaticano, mentre il calore del sole li indora. Alcuni di essi sono grandi e altri piccoli, ma tutti hanno nei loro semi lo stesso embrione dell'albero che li ha generati, e il sole pare saperlo.