giovedì 17 gennaio 2013

Il mio pensiero attorno al diritto di secessione


In linea di principio la possibilità data dalla secessione è un diritto indiscutibile, sia per un individuo che per una comunità, ma contiene un terribile aspetto che merita di essere considerato: l'equilibrio che gli stati instaurano tra loro è, almeno fino a oggi, fondato su rapporti di forza, e la secessione determinerebbe una parcellizzazione in piccole comunità che metterebbe in serio pericolo l'equilibrio tra queste forze. Il non voler vedere una probabile tragedia, nascosta dietro alla secessione, conduce a un disastro internazionale.
Risulta evidente che il sacrosanto diritto alla secessione, di un individuo o di una collettività, può essere pienamente esercitato soltanto quando gli stati staranno tra loro in rapporti di un ordine diverso da quello basato sulla forza, e per ottenere equilibri tanto diversi due sono le strade possibili: la forza o la cultura.
Con la forza si otterrebbero una moltitudine di piccole comunità perennemente in lotta tra loro, mentre attraverso la cultura del diritto individuale e collettivo si esaurirebbe la necessità di avere confini. Diverso è il discorso che riguarda l'Indipendenza di una nazione che è stata occupata, ma il pacifismo di Gandhi su questo argomento ha detto quasi tutto. Quello che non ha previsto Gandhi è stato preso in seria considerazione dalla lotta partigiana per la libertà.

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