giovedì 3 marzo 2016

La stessa, identica, cosa

Era vissuto ridendo al pensiero che potesse esserci l'inferno, e gli era sembrata giusta l'interpretazione dei preti che dicevano dovesse essere vuoto, perché così vuole la misericordia divina.
Dunque non si preoccupò del peccato, né del suo essere egoista.
La morte lo colse nel sonno, e gli sembrò la prova che non ci fosse un castigo postumo, tanto superfluo per chi non può più far del male.
Il morire gli aveva sottratto il corpo insieme ai ricordi e gli affetti provati nella vita, ma non l'intelletto che al centro di sé reclamava giustizia.
Non era un luogo quello dove si trovava ora, e non c'erano fiamme a bruciare quello che si era incendiato da sé.
La morte non gli parlava d'altro, e lui comprese quale fosse il compito che l'Amore di Dio gli aveva assegnato: era diventato un angelo custode, e soffriva ogni volta che aiutava qualcuno, patendo le stesse sofferenze che risparmiava agli altri.

Ora era finalmente felice, perché sapeva che l'inferno e il paradiso sono la stessa, identica, cosa.


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