giovedì 13 giugno 2013

Alla prova dei fatti

È certo che il mistero della morte è a tenuta stagna, non si fa penetrare dalle nostre lacrime e vien da credere che debba avere le sue buone ragioni per non cedere, nell'emozione della pena che tentiamo di suscitare con i nostri discorsi, per dirci, finalmente, cosa ci aspetta nell'aldilà. Poiché la morte è la stessa vita che guarda se stessa allo specchio, si dovrebbe pensare che la morte è la vita capovolta, nell'inversione che caratterizza ogni immagine speculare, così che ci si può immaginare che si morirà in una specie di ribaltamento che vedrà il nostro dipartire come un ritorno al contrario del percorso che ci ha portato in vita. Si è nati dalla centralità spirituale, la quale ha formato l'essenza psichica che si è rivestita di un corpo, e si morirà al contrario, con il corpo che se ne va per primo seguito dalla sfera psichica, costituita da pensiero ed emozioni, e resterà la centralità che è immortale perché a immagine di Dio. Resterà il Centro di noi stessi, quello che origina l'Intelletto universale, immutabile, attorno al quale si raggrumano i desideri e i doveri, l'egoismo e l'altruismo personali. Centro uguale per tutti i diversi. Centro dal quale le intenzioni sacre saranno contaminate da ciò che noi desideriamo essere e divenire. Io una fregatura più grande di questa non riuscirei a immaginarla, e sono certo sia opportuno definirla come "Perfezione dello spirito"... il quale utilizza la materia per tirarci la fregatura del sottoporci alla prova dei fatti. Mah, speriamo bene... ma sono poco convinto, e sarei meno in ansia se fossero sufficienti le parole...

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