mercoledì 18 giugno 2014

Il Palcoscenico

Non passa molto tempo, da quando si nasce, per scoprire come gira il mondo, palcoscenico di stupefacente bellezza con un solo difetto: gli attori.
Sembra proprio che tanta bellezza sia lì, a rimproverare chi bello non è e lo dovrà diventare.
L'Intelligenza che ha generato tutto questo è maledetta a ogni respiro da chi avrebbe voluto essere perfetto senza avere alcun merito, infischiandosene che è dal merito che la gioia nasce.
L'umanità, che recita sul palco sconnesso della vita, è stata impegnata per millenni nel tentativo di scovare quale fosse il difetto di questa Intelligenza universale, perché chi, come l'uomo, è il risultato di una somma di disarmonie, è certo che il tutto gli somigli e, di conseguenza, un difetto, anche piccolo, ma nell'intelletto che questo tutto ha voluto avrebbe dovuto pur esserci, una sottile fessura dalla quale l'infelicità che decora la bellezza non abbia modo di uscire, per inseguire la felicità che l'uomo è riuscito a sottrarre all'intelligenza che lo voleva sofferente, e perennemente dedito alla preghiera.
Nessuno potrebbe ricordare il momento preciso nel quale la specie umana seppe riconoscere quel difetto, perché le cose accadono in una continuità che non è facile sezionare, ma quella scoperta si sa essere stata la conseguenza dell'avvento dell'era informatica.
Nessuno prima di allora avrebbe potuto immaginare la forma della chiave che avrebbe socchiuso la porta della cassaforte del Mistero, perché quella forma è quella del comune accordo tra gli umani. Le nuove frontiere della comunicazione globale quell'accordo avevano lentamente preparato, e la diffusione capillare dei computer aveva portato in ogni cuore il canto che si sarebbe elevato, verso il Cielo dei contrasti infiniti, per spezzarne l'intento. 
Finalmente la Perfezione non sarebbe più stata una meta irraggiungibile, perché sarebbe bastato volerla tutti insieme.
Nessuno avrebbe più potuto essere infelice, all'interno del nuovo accordo mondiale, e la felicità sarebbe stata generale, occorreva solo mettersi a cantare, ognuno intonando la propria nota celestiale, guardando dritto negli occhi il Cielo pretenzioso.
Le prime cellule di questo progetto iniziarono presto a costituirsi, aggregandosi nei siti organizzati al fine di preparare gli animi all'esigenza che ha l'armonia di essere totale.
Gruppi di donne e uomini furono costituiti attorno all'unica armonia che a tutti piaceva: quella poetica.
Il segreto di questa iniziale armonia stava chiuso e protetto nel bisogno di complimentarsi l'uno con l'altro, in una tensione disposta al sacrificio di ciò che si pensava veramente dell'altro, così da intrecciare un ordito stabile, poco importava che fosse convenzionale, dentro e fuori dal quale le sensibilità poetiche individuali avrebbero ricamato la veste che il grande Canto finale avrebbe indossato per accedere al Cielo che, una volta per tutte, si sarebbe inginocchiato di fronte alla Perfezione delle perfezioni, quella intrecciata dall'amore umano.
La Verità, intanto, messa in un angolo dalla Convenzione generale, osservava attenta, cercando in quella Convenzione un difetto, una sottile fessura nella quale introdursi, per riprendersi ciò che le era stato sottratto.
Le bastava soltanto che una sola persona smettesse di fingere.

Dentro di sé qualcosa le diceva che non avrebbe dovuto attendere molto...

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