lunedì 17 marzo 2014

Il talismano rosso

Sarebbe conveniente definire cosa si debba intendere per superstizione, perché i legami che uniscono tra loro gli accadimenti della vita a volte sono così misteriosi che suscitano paure, le quali ostacolano la fluidità del vivere quotidiano. Per contrastare quelle paure si preferisce adottare accorgimenti superficiali, che nulla condividono con l'intelligenza che dovrebbe indagare le ragioni d'essere di quei legami, rivelati dagli effetti, a volte indesiderabili, che sovrastano la nostra capacità di comprensione. 
Il superstizioso, in definitiva, è colui che si ripara da una frana, aprendo l'ombrello costruito dalla propria pigrizia intellettuale.
C'è, bisogna dirlo, anche una difesa consapevole del valore che possono avere quelle che sembrerebbero essere delle singolari coincidenze quando, in realtà, sono i segni premonitori che anticipano disgrazie imminenti.
Non è facile leggere i messaggi inviati da un Cielo che ripone, nella crudeltà, le sue ultime speranze di riuscire a instradarci sulla giusta via.
Diciamocelo senza tentennamenti: mica sempre la volontà misteriosa, quella che ci ha lasciati liberi di sbagliare, sorride ai nostri errori…
Chi è consapevole di aver sbagliato, o sa riconoscere che non ha sbagliato ancora per diversi e immeritati colpi di culo avuti nella vita, deve aspettarsi dei segnali, inviati dall'ordine nel quale la verità si compiace di sputtanare la menzogna, segnali che avvisano dell'imminente catastrofe capace di rovesciarsi all'improvviso… perché innervosita dal fatto che i segnali non sono stati bene interpretati.
Io non sono superstizioso, non ho talismani anche se, in passato, uno l'ho avuto. 
La bellissima ragazzina che oggi è mia moglie restò colpita, quasi catturata, da quel talismano. 
Ero appena tornato dall'India, dove ero stato in giro un anno senza soldi, andato e tornato (fortunosamente) via terra in camion-stop, e stavo magnificando l'aiuto ricevuto dal mio magico e potente porta fortuna. 
Mi chiese di farglielo vedere, e io le mostrai l'aeroplanino rosso, di plastica vuota sotto, che aveva un'ala spezzata riattaccata da me con del nastro adesivo appiccicato di traverso. Lei, che si attendeva un monile d'argento e oro tempestato di pietre preziose, a quella inaspettata vista si innamorò della mia follia (a quel tempo non ero molto diverso da oggi) e agli inizi di novembre il nostro amore, ingraziato da quel talismano, compirà quaranta anni di età.

L'aeroplanino lo persi in fretta, perché ero sempre stravolto dall'ottimo hascisc che mi ero portato, nascosto in posti che senza il talismano avrebbero scoperto subito, ma devo dire che da allora la mia fortuna non è mai diminuita, quindi sospetto di non averlo proprio perso; sarà imboscato da qualche parte e me lo porto dietro perché io non butto via niente…

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