mercoledì 3 luglio 2013

Il credere o il non credere degli scienziati ha meno valore di quello degli ignoranti.


Margherita Hack: "Penso che il cervello sia l'anima, non credo alla vita dopo la morte e tanto meno a un paradiso in versione condominiale, dove reincontrare amici, nemici, parenti, conoscenti"

Chiunque si accorge che uno scienziato è scienziato perché ha orientato la propria esistenza al conoscere attraverso la sperimentazione scientifica, e non dando fiducia al credere o al non credere. Margherita dà, all'annosa questione del che cosa ci aspetta dopo la morte, una risposta che non è scientifica né è giustificabile: "Non credo alla vita dopo la morte", come se dopo morti si potesse essere ancora vivi e umani, cosa del tutto inconcepibile perché la vita pulsa nei corpi e si è umani solo se il proprio essere corrisponde alle caratteristiche date dalla completezza di un corpo umano. Quella del dopo morte non è una questione risolvibile col credere o il non credere, ed è problematica che alla scienza sfugge, come le sfuggono altre miriadi di cose che non appartengono alla sfera di realtà nella quale la scienza può riprodurre i suoi esperimenti. Che scienziata può essere una persona che arrivata a novanta e passa anni di età... ancora si rifugia nel credere o nel non credere? Uno scienziato dovrebbe astenersi dal fare considerazioni da bassa creduloneria, e limitarsi a comprovare sperimentalmente. Morendo la Hack si è data alla sperimentazione attorno al morire, e siamo qui tutti in attesa che torni coi risultati del suo sperimentare... Non è dato sapere cosa diventerà un essere che è stato umano, ed è un bene, perché già sono una moltitudine quelli che vivono di ipocrisia per andare in paradiso, figurarsi quanti sarebbero se tutti sapessero che il paradiso c'è davvero e che l'abbonamento va rinnovato settimanalmente salvando la vita a qualcuno... Aprirebbero un sacco di agenzie che offrirebbero pacchetti a contratto, e a tasso agevolato, di aspiranti suicidi da salvare.
Resta solo questo da dire: il credere o il non credere di uno scienziato ha lo stesso valore di quelli degli ignoranti i quali, però, hanno il buon gusto di non vantarsene... e dunque conoscono di più della vita e pure della morte.

1 commento:

  1. Perfettamente d'accordo. Che poi, sarò ignorante io a riguardo, ma la Hack l'ho sentita parlare solo di questo fin'ora, pubblicamente: del fatto che dio non esiste.
    Da un'intervista a una scienziata smi aspetterei che si parli di scienza, o soprattutto di quello, non di "credenze"

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