sabato 8 febbraio 2014

Parente e libretto di circolazione, prego...



Parente e libretto di circolazione, prego...

Si risvegliò per colpa di una mano che gli stava strattonando il gomito, attaccata al braccio in divisa di un carabiniere che stava sventolando la sua patente dicendo:— Ma le pare sia il caso di addormentarsi proprio mentre le sto dicendo che lei, a causa della patente di guida scaduta, dovrà tornarsene a casa a piedi?
— Scenda immediatamente dall'auto, per favore…—
Lui scese senza ribellarsi, gli ingranaggi che da una vita regolava non glielo avrebbero permesso
— Si metta sulla linea bianca, quella al bordo della strada ché altrimenti qualche disgraziato come è lei potrebbe investirla e ci saltelli sopra, con una sola gamba, toccandosi la punta del naso con un dito— gli ordinò l'agente, piuttosto indispettito
— Mi perdoni, ma purtroppo sono stato escluso, anche se di poco, dalla finale di ginnastica acrobatica alle ultime olimpiadi, proprio perché il salto mortale in tripla capriata mi viene male, quando tengo il dito appoggiato alla punta del naso, ma in compenso posso farle, al suo posto, il passo dell'oca in uso alle SS naziste, che sono certo le farà piacere…—
Il carabiniere non credette alle sue orecchie, e una vampata di furore diede una piega ai suoi capelli simile a quella che darebbe un paracadute che non voglia aprirsi. Impugnò il teaser con entrambe le mani, e puntandolo intimò all'orologiaio di sdraiarsi a bocconi sull'asfalto oleoso. L'orologiaio era praticamente in estasi, perché gli pareva che la vita gli stesse dando, tutto d'un colpo, l'avventura che gli era mancata, nel suo aver dedicato il tempo al ripristino di meccanismi gelidi, che nulla condividono col calore di cui sono capaci le relazioni umane, quando sono improntate alla schiettezza d'intenti.
Finalmente l'aspetto nobile della vita, quello che irrompe a gamba tesa per fermare il meccanico incedere della noia, gli si mostrava in tutta la sua gratitudine. Il carabiniere urlava invasato:
— Ho a che fare ogni giorno con ubriaconi drogati e bastardi come te, ma altrettanto stupidi non ne ho mai incontrati, è proprio vero che in questo mestiere non si finisce mai d'imparare— 
Intanto l'immaginazione dell'orologiaio non era più lì ad ascoltare le farneticazioni di un uomo in preda alla rabbia incontrollata, e stava già seduta scomoda in una cella, a ricamare dialoghi probabili con malfattori pericolosi. L'altro carabiniere, un allievo molto più giovane di quello che aveva ammanettato lo strano individuo che pareva divertirsi a provocare guai, stava congelato all'interno della vettura, con un occhio sul folle sdraiato a terra sotto alle ginocchia del suo collega, e l'altro intento a rileggere un promemoria che sarebbe servito a stendere il rapporto dell'arresto, ed era indeciso sui termini più appropriati da usare per descrivere una situazione decisamente imbarazzante: "L'uomo fermato e poi sottoposto ad arresto preventivo... ad arresto forzato... ad arresto, ha mostrato di deridere... ha oltraggiato le forze dell'ordine nell'esplicazione delle loro funzioni opponendosi vivacemente... assalendole violentemente... gettandosi a denti digrignati sul mio collega... sul mio sopraposto... - l'esistenza di questo ultimo termine l'avrebbe verificata in caserma, perché forse si sarebbe dovuto scrivere "Appuntato" - costringendolo a difendersi con il dissuasore elettrico in dotazione" Non era il massimo, ma se avesse saputo scrivere non avrebbe fatto domanda per entrare nell'Arma... 
L'appuntato che aveva appena ammanettato il fermato allentò la pressione delle sue ginocchia sulla schiena dell'uomo sdraiato a terra, il quale pareva divertito dallo stare in quella scomoda posizione; si alzò e con il piede girò l'uomo a terra in una posizione supina, in modo che potesse guardare il cielo che, secondo i suoi calcoli, non avrebbe rivisto per un bel po'. L'orologiaio non dava segni di essersi reso conto di quanto il suo futuro fosse compromesso così, giusto per comunicarglielo con maggiore incisività, gli rifilò un calcio nel ventre che l'orologiaio ricambiò con un colpo di tosse soffocato, accompagnato subito da un sorriso smagliante. Il carabiniere, appuntato scelto di prima categoria, sentì la vampata emotiva salirgli dalla gola fino alle tempie per poi disperdersi, ma senza diminuire d'intensità, in ognuno dei suoi radi e corti capelli e, per ripristinare l'equilibrio che stava andando a farsi fottere, gli assestò un secondo calcio ai polmoni che fece svenire la vittima sotto arresto. L'appuntato si rese conto di aver forse esagerato, e si chinò spaventato sull'uomo, schiaffeggiandolo per fargli riprendere i sensi. L'altro carabiniere, ancora intento a scrivere il pro memoria del rapporto, si trovò costretto ad aggiungervi delle modifiche piuttosto importanti: "L'arrestato si è violentemente dibattuto finendo a terra e picchiando violentemente la testa fino alla perdita dei sensi". Poi, attraverso il finestrino abbassato, rilesse la frase all'appuntato per avere una conferma della forma usata per illustrare la situazione e l'altro, allo scopo di avvalorarla con prove inconfutabili, afferrò la testa dell'orologiaio per i capelli e la picchiò un paio di volte contro l'asfalto, in modo da lasciare segni evidenti che le cose erano andate proprio come il giovane collega aveva tanto precisamente raccontato.
Nel frattempo, davanti alla pattuglia che aveva intravisto nell'orologiaio la possibilità di una facile promozione, transitavano criminali di ogni genere che, lanciata una rapida occhiata ai due uomini che parevano artefici di una zuffa, tifavano per l'uomo ammanettato e svenuto a terra, ringraziando il cielo per la provvidenziale distrazione dei tutori che dire della legge in quella occasione avrebbe avuto un senso esclusivamente ironico.
Si sa che persino le tempeste, almeno così dicono in Cina, non durano più di tre giorni, così l'arrestato fu caricato sul sedile posteriore dai due militi, tutto pesto e sanguinante come mai aveva sperato, passeggiando stancamente nella vasta prateria della sua noia, di poter essere.
L'auto sgommò lanciando dietro a sé una spruzzata di terra e sassi e incidendo il segno degli pneumatici nella chiazza di sangue a terra che ancora non si era rappresa.
— Non accendiamo la sirena?— disse il giovane che non guidava
— Attaccala sì, che abbiamo fretta, se questo stronzo ci muore addio promozione— rispose l'appuntato scelto, non si sa da chi…

Al suono fastidioso della fretta l'orologiaio riprese i sensi, tossendo sangue sul sedile anteriore e sulla divisa dell'allievo carabiniere che prese a sacramentargli contro, mentre scriveva sull'anteprima del rapporto che il fermato aveva messo in atto una manovra autolesionista, picchiando la faccia contro lo spigolo del sedile davanti, poi si girò e lo colpi sull'occhio con un poderoso diretto che riportò l'uomo nel rassicurante mondo dove i sogni servono ad abbellire una realtà che rifiuta di essere sdolcinata.

Nessun commento:

Posta un commento