giovedì 11 ottobre 2012

La gente dello sballo

Tra la gente dello sballo c'è di tutto, e non potrebbe essere diversamente, perché quasi tutti gli umani, in un modo o nell'altro, sballano.
Non sarebbe mia intenzione, ora, analizzare le forme di sballo più severe e perverse, quelle che si assumono in non modica quantità sulla poltrona di casa, davanti alla telenovela, o quelle che devastano la stessa anima che tenta di reggersi in piedi facendo la morale all'altra anima, quella della propria figlia che è tornata a casa tardi, con gli occhi arrossati per aver fumato una canna, ridendo con gli amici. Non mi va nemmeno di tirare in ballo la droga virulenta assunta da tutti quelli che stanno a lavorare fino a tardi, per potersi pagare le puttane e i sedili in pelle d'agnello che fanno da contraltare a un volante in radica. Mi parrebbe anche fuori luogo tirare in mezzo i salotti bene, dove attempate puritane si giocano a ramino la pensione di reversibilità del marito, inciuccandosi di fernet. Perché se ne parlassi dovrei poi nominare anche le casalinghe, che hanno ancora in bocca il sapore dell'ostia, e che sniffano ammoniaca spostando la polvere da un soprammobile all'altro. Naturalmente non voglio coinvolgere il ciclista che lascia la famiglia muta mentre esce, con qualsiasi tempo, sulla sua bicicletta per pedalare pensando a quanto sarebbe stato bello non essersi fatto una famiglia, che lo ha costretto a stare sotto i cinquemila euro per l'acquisto di un telaio in carbonio che non gli impedisce di fare a piedi la salita del Ghisallo. Vorrei dire, invece, di un dipendente Enel Gas che una mattina si è presentato a casa mia, per effettuare un controllo sulla sicurezza del mio impianto in cucina. Entrò con una borsa di finta-pelle nera che non ha mai aperto, dietro a un'aria così professionale che mi intimorì. Si diresse verso i fornelli e li aprì, uno dopo l'altro in sequenza, sniffando da vicino il gas che ne usciva, con lunghe e profonde inalazioni. Dopo un paio di minuti che avrebbero inginocchiato un bisonte, mi guardò con occhi intasati di sangue tossico, dicendo che la pressione era okkey. Io, esterrefatto, gli chiesi come mai non usasse il captatore elettronico, e lui rispose che la macchinetta non era affidabile come la sua sensibilità, affinata da trenta anni di appassionata dedizione alla causa. Se ne andò sbandando come un drogato appena dimesso dalla sala rianimazione, e andò a suonare, appendendosi al campanello della porta della mia vicina di casa. Tra la gente dello sballo c'è di tutto, ma qualcuno tra questi è riuscito a super specializzarsi facendo, dello stravolgersi, una professione eroica...

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