domenica 19 febbraio 2012

Scrittori precari


Una generazione, anzi no, due generazioni di imbecilli cronici mi stanno davanti agli occhi. È sicuro che anche la mia di generazione non era poi tanto dotata, considerato che è genitrice di queste due che mi stanno sui coglioni, ma a tutto c'è un limite. E questo non dimenticando che a loro la mia pazienza è dovuta, se non altro perché io stesso sono stato oggetto della stessa pazienza, quando sventolavo, anche se con meno energia ed enfasi di quanto si gongolino a fare questi imbecilli, ai quali dedico queste mie brevi considerazioni.
Non si tratta di essere degli scrittori che si sentono offesi da altri scrittori deficienti, no no, qui è questione di intelligenze ridotte ai minimi termini dai vizi molli e dalle pappine sintetiche che i fricchettoni, ex sessantottini perduti, hanno rifilato loro. Freak che oggi propinano alle menti deboli, incantate dalla pubblicità dei riccastri, le ricette per essere infelici senza saperlo. Ma che gentaglia è questa che anela al successo e alla visibilità che spinge al trionfo dell'idiozia? Scrivono cose insulse per minorenni arrapati che si toccano di nascosto, illudendosi che la coscienza sia il risultato delle idee, e così annaffiano il loro pensato di ipocrisia, sentendosi avanguardie del diritto e della conoscenza. Ho provato, contro ogni consiglio dato dagli antichi infelici, a sondare la loro capacità di discernimento; ho parlato di princìpi, di cause e di effetti, di attenzione agli infinitesimali movimenti dell'animo e alle ragioni infime che si vestono di allori, ma niente. Avevano ragione coloro che sapevano aspettare nel silenzio che la vita muovesse i suoi pesanti passi che fanno tremare le illusioni.
Sono quasi incazzato con questi cretini che si compiacciono di essere diversi, orientati, come sono, verso il basso delle loro possibilità. Sono appartenuto anch'io alla follia, ma non ho mai perduto una sola e piccola occasione per riflettere sui miei errori e per cercare di mettere a fuoco un orizzonte più lontano di quello che mi si sgretolava tra le dita. Sapevo che doveva esserci, perché è nella natura di ogni orizzonte allontanarsi per essere cercato. Questi stronzetti letterati del cazzo, laureati col master, sparlano a vanvera di valori che non hanno, scrivono a casaccio per stupire con una creatività supina che distrugge, ingabbiando la libertà interiore col luccichio del desiderio dei sensi. Sono piccoli umani che camminano sulla punta delle loro scarpette da ballo, in raso e ossa, regalate da genitori delusi che conoscono i loro polli, ben sapendo che non è conveniente spiumarli perché stanno in piedi su un'ossatura tenuta insieme dalle piume. Scrivete pure, ragazzini adulti, e non chiedetevi mai chi siete in realtà, perché per saperlo bisognerà essere forti di stomaco.

Nessun commento:

Posta un commento