sabato 18 febbraio 2012

Il "Disegno di Dio"


Doveva ripartire d'accapo, riprendere la sperimentazione dall'inizio, perché lì era stato commesso l'errore che l'aveva portato a non comprendere il Disegno di Dio. Prese il contenitore di rame, lo svuotò con cura, lo rese lucido e ci pisciò dentro come aveva fatto in cinquanta anni di ricerca. Poi diede un colpetto al rame con una bacchetta d'oro zecchino. Le vibrazioni si trasmisero al liquido con lievi ondeggiamenti concentrici e superficiali, che mutarono forma assumendo l'aspetto di piccole onde rotanti verso il centro del paiolo. Colpì ancora il bordo sul lato opposto e le onde divennero spruzzi, perdendo la loro concentricità. La meraviglia gli si mostrava nella bellezza di un disegno caotico eseguito da gocce che parevano rugiada dorata, disposta secondo uno schema misteriosamente affascinante. Posò una lastra di rame a coprire quel piccolo mare agitato, e sopra stese una velatura leggera e uniforme di ammonio bicarbonato.
Quello che era sembrato essere un infrangersi di flutti caotici, nel bacile sottostante, indusse vibrazioni umide che provocarono i cristalli d'ammonio, orientandone la disposizione in magnifici arabeschi i quali, a contatto col solfato di rame della lastra, lasciarono impressa quella che il ricercatore aveva ritenuto dover chiamare "Il Disegno divino". Terminato il processo afferrò la lastra, la guardò stupito e la mise insieme alle altre in quella che aveva chiamato Biblioteca dell'Impronta. Erano arabeschi bellissimi e tutti diversi tra loro, nel mostrare i motivi che stavano ordinatamente nascosti dietro all'apparenza caotica dell'esistenza.
Doveva ripartire d'accapo, riprendere la sperimentazione dall'inizio, perché lì era stato commesso l'errore che l'aveva portato a non comprendere Il misterioso Disegno di Dio.

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