giovedì 16 febbraio 2012

Un dover morire anticipato


L'attività perenne dell'universo l'aveva spaventato fin dall'inizio. La sua era stata una nascita dolorosa, ma alla fine ce l'aveva fatta a guardare, anche se solo per uno spicchio d'istante, il sole, il quale gli aveva mostrato quanto fosse impegnativa la competizione con la luce che risveglia un'esistenza amante del sonno. Molte volte i suoi pensieri erano stati attratti dalla possibilità di una morte anticipata. Una fine prematura gli era sembrata attraente nel suo poterlo liberare dai pesi che l'essere vivo portava con sé. Ora, che era certo di dover morire in un modo diverso da quelli che aveva pensato auspicabili, si chiedeva se dopo la morte altri pesi si sarebbero presentati per chiedere di esser sollevati dal suo coraggio. L'illusione rappresentata da ogni evento che corre era lì, davanti alla sua intelligenza, e solo una forza interiore poteva aiutarlo a vincerla. Una forza che trae il proprio potente equilibrio dal modo in cui la verità è stata amata e onorata anche quando non era stata conveniente. Non aveva altra scelta che morire con dignità, perché intuiva che quello sarebbe stato il modo per rendere più trasportabili i pesi futuri e per migliorare il ricordo che lasciava di sé.
Moltitudini di esseri si erano rassegnati prima di lui e adesso, che era giunto il suo momento, non doveva sprecarlo.
Alzò gli occhi al Cielo, dove le nuvole morivano di continuo per far posto allo splendore del sole, ma non pianse, né per loro e neppure per sé.

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