domenica 13 maggio 2012

Padre... perché mi hai abbandonato?


Erano ore che stava inchiodato a quella croce ficcata sulla cima del Golgota, ultima spiaggia dopo le inenarrabili torture subite, ma lui aveva tenuto duro senza neppure cacciare un lamento. Roba da far sembrare le sevizie, comminate ai dissidenti accampati alla scuola Diaz di Genova, semplici procedure standard di schedatura. Davanti ai suoi occhi il panorama di Gerusalemme non era cambiato e l'umanità che la popolava, la stessa che l'aveva condannato, era ancora meritevole d'indulgenza tanto da fargli dire:— Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno—
Il dolore alle articolazioni si era fatto insopportabile e pareva aumentare senza mostrare dei limiti, fu forse per questo che gli scappò la frase, oggi storica:— Padre, perché mi hai abbandonato?—
Subito dopo aver pronunciato quel dubbio un pensiero gli attraversò la mente, insinuandosi nelle ferite che, allo stesso modo delle sue certezze, non riuscivano a rimarginarsi.
Pensò che l'unico modo per sapere se era davvero stato abbandonato dal Padre celeste sarebbe stato quello di mettere alla prova un suo, eventuale quanto anelato, aiuto.
In quello stesso momento un soldato romano, giù in basso gli sorrise, e deridendo la sua impotenza lo sfidò:— Se sei veramente il figlio di Dio scendi da questa croce e salvati!—
Gesù non se lo fece ripetere due volte e con uno scatto deciso forzò sulla mano destra strappando il chiodo che la fissava impietoso al legno. Il ferro appuntito si conficcò nell'occhio del soldato che cadde in ginocchio gridando:— Trovate quel maledetto che ha piantato così male i chiodi!—
A un altro strappo pure il secondo chiodo lasciò la croce andando a centrare l'occhio di fianco a quello ciecato.
— Ahh!!!— urlò, sempre più nel panico il romano, cercando di contenere gli schizzi di sangue arterioso che fuoriuscivano, pompati da un cuore il quale, nella sua durezza, non voleva saperne di fermarsi
— Ahh... accorrete, il bastardo si sta liberando!—
Gesù, intanto, penzolava a testa in giù attaccato ancora alla croce dall'ultimo grosso chiodo che gli era stato conficcato nei piedi. Arrancando con le mani nella terra si liberò anche di quello e la croce, cedendo alla potenza trascendente di quell'ultimo strattone, si abbattè sull'elmo di un militare che s'accasciò a terra col rumore che fa uno straccio intriso di sangue.
Gesù, ormai rassicurato dall'aiuto soprannaturale concessogli da suo Padre, anche se offerto con quel discutibile stile pomposo, si alzò, e senza tentennare fece un ampio gesto col braccio sanguinolento che apparì come un gesticolare vuoto che scagliò sei soldati romani lontano con un'energia che non poteva essere di questa terra.
La gente intorno cominciò a dileguarsi dallo spavento e pure i due ladroni, crocifissi ai lati di Gesù tentarono, anche se inutilmente, di scrollarsi da quella scomoda posizione per darsela a gambe.
Gesù, ormai liberatosi, nel frattempo si era lasciato prendere la mano e menava botte da orbi a tutti quelli che avevano la sventura di capitargli a tiro di schiaffi.
Su questi ultimi fatti i vangeli perdono di credibilità, divagando sulla conta, mai precisata a fondo, del numero di feriti lasciati sul terreno e sulla loro incerta appartenenza alla centuria romana.
Quello che si sa di sicuro è che se Gesù non avesse messo alla prova la volontà d'aiuto del Padreterno oggi non saremmo tutti ebrei o musulmani e, con qualche probabilità, ci ameremmo tutti, incondizionatamente...

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