giovedì 3 ottobre 2013

La validità del raccontare


La validità del raccontare non è misurabile attraverso il punto di vista di chi racconta. Ovviamente quest'ultimo, se dovesse esserci, dovrà essere portato, nel migliore dei modi possibili, alle sue estreme conseguenze, ma un romanzo non può ruotare esclusivamente attorno a una sola visuale, a meno che esso non sia un manuale tecnico su come non sia il caso di smontare un computer portatile quando non si hanno gli attrezzi opportuni. I punti di vista ai quali un racconto deve il proprio svolgersi sono tanti quanti sono gli attori che lo inscenano, cani randagi, vento e batteri compresi, e all'autore è riservata la responsabilità di farli collidere tra loro, in dinamiche che spetta alla sua fantasia creare, altrimenti si tratterebbe di una narrazione monocorde tesa ad affermare le ragioni dello scrittore, in una sorta di auto affermazione che risulterebbe noiosa nella misura in cui è noioso lo scrittore. L'arte del saper raccontare non è riducibile a uno schema prestabilito, come non lo è la vita. In realtà chi scrive deve evitare come la peste il punto di vista, perché esso è, per sua natura, esclusivo e limitante nel suo voler prevalere su tutto. L'autore dovrebbe, ma occorrerebbe intelligenza per farlo, adottare la visuale che si ha dal centro della circonferenza nella quale è inscritta la storia, perché quella è l'unica posizione che consente di valutare e confrontare, in una chiara visione totalizzante, tutti i punti di vista che stanno su quella stessa circonferenza. Quello centrale non è, propriamente, definibile come punto di vista, perché per definizione ogni visuale specifica ne deve avere un'altra che le è correlativa, dunque opposta, mentre il centro non ha opposizione neppure nella circonferenza, perché è lo stesso centro a determinarne la possibilità e, essendo essa contenuta in principio in quanto estensione irradiata dal punto privo di estensione e di limiti, essa non può opporvisi. La vista centrale ha, invece, una natura universale, e non parteggia per gli interessi dell'uno o dell'altro dei punti di vista, perché il suo unico partito preso è rivolto al guadagno che la consapevolezza contiene in sé, guadagno centrale che è a favore dell'intera circonferenza, e cos'altro deve essere il raccontare se non l'illustrazione della creatività la quale è consapevole della verità di ciò che sta narrando?


Per essere ancora più preciso farò un esempio attraverso i numeri: il numero 1 è centrale a tutti gli altri perché rappresenta l'unità che si divide, moltiplicandosi nella molteplicità composta dalle indefinite diversità che sono uniche. Ogni nuovo numero è composto dalla stessa unità, dunque dall'uno che si replica in modi sempre diversi, perché la differenziazione è legge universale. Il centro, allo stesso modo dell'unità principiale (del principio quindi), si posiziona sulla circonferenza composta da tutti i punti  che determinano la circonferenza stessa attraverso la somma dei segmenti che sono definiti dalle distanze infinitesimali che separano un punto dal successivo. Il punto non ha forma né dimensione, non è esteso e costituisce il mistero della manifestazione della realtà, perché dalla distanza tra due punti che non hanno forma nasce il segmento formale che dà origine al piano, delimitandolo dall'esteriorità che lo circonda, e che è costituito a sua volta dallo spazio compreso tra i segmenti, piani che poi compongono il solido attraverso la loro somma. Così è per tutti i componenti la realtà, intesa tanto nella particolarità che nella sua generalità. Tutte le forme devono il loro esserci al punto che non c'è. Analogamente, nello scorrere della durata temporale è l'istante immobile che svolge la stessa funzione che ha il punto nei confronti dell'estensione. Come non dovrebbe essere difficile da vedere in questo si ripropone l'analogia che lega il microcosmo contenuto nell'istante al macrocosmo dei cicli cosmici. La dimensione, ottimale perché sferica, nella quale uno scrittore deve mettersi non può essere unilaterale e aderente al proprio punto di vista, ma dovrebbe essere distaccata e lucidamente consapevole della creazione che sta plasmando, analogamente a quanto è stato fatto dall'Intelligenza universale nei confronti della sua grande opera... ;)

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